di
Giuseppe Miglionico, Marco Lalla e
Michele Crisetti
Al Segretario nazionale del Partito
Democratico
On. Pierluigi Bersani
Al Segretario regionale del Partito
Democratico Puglia
Sergio Blasi
Al Segretario provinciale del
Partito Democratico Foggia
Paolo Campo
Da qualche settimana il Comune di San Giovanni Rotondo non ha più un’amministrazione
perché il 23/12/2010 undici consiglieri
comunali rassegnando contemporaneamente le loro dimissioni hanno provocato lo
scioglimento del consiglio comunale.
Tra gli undici ci siamo anche noi,
rappresentanti del Partito Democratico.
Ci rendiamo conto che è stato un atto dal
forte impatto politico e di grande peso
in termini di responsabilità, frutto di una valutazione molto sofferta ma
meditata, avvenuta solo dopo aver accertato l’impossibilità di qualsiasi strada
alternativa utile a porre rimedio ad una
situazione politico-amministrativa ormai ingovernabile. E ciò per le ragioni
che di seguito vogliamo rappresentare.
1) Il PD cittadino, in
quanto luogo di discussione, analisi e proposta, semplicemente non è mai esistito, nessuna riunione degna di questo
nome da quasi 2 anni. E si badi non è semplice trascuratezza ma un modo di
agire ormai consolidato che ha un unico obiettivo: circoscrivere il più
possibile il potere decisionale a poche persone, le stesse da anni.
2) Grande confusione
amministrativa. Non si è mai capito bene chi faceva cosa. Le nostre ripetute
richieste di trasparenza nell’elaborazione degli atti erano derubricate come
fastidiose perdite di tempo, salvo poi scoprire che fuori dai canali
istituzionali venivano prese importanti decisioni dalle solite persone di cui
al punto 1. Quindi grande confusione voluta di proposito.
3) Palesi situazioni
di conflitto di interessi di esponenti istituzionali. Solo a titolo di esempio,
ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo. Si può ricoprire
contemporaneamente la carica di Presidente del consiglio comunale (o di assessore) e di rappresentante
sindacale di lavoratori di imprese aggiudicatrici di appalto per conto del
comune? E partecipare attivamente alle trattative?
4) Si può deliberare
con convinzione senza che le relative proposte siano complete o quantomeno
accessibili almeno un giorno prima della convocazione del consiglio?
5) Il sindaco (PD) e
l’assessore ai lavori pubblici (PD) possono fare riunioni con esponenti politici
della minoranza aventi ad oggetto l’allargamento della coalizione senza nessun
coinvolgimento degli organi statutari del partito?
6) E tali riunioni
possono essere finalizzate alla “sostituzione” di consiglieri del PD con
l’avallo, perché presente, del segretario provinciale?
7) Si possono tenere
iniziative pubbliche in cui si annuncia l’inizio dei lavori di importanti opere pubbliche senza
l’approvazione del relativo progetto?
8) E, al contrario, si
può fare ostruzionismo, senza dare una plausibile spiegazione, alla
realizzazione di opere fondamentali per lo sviluppo della città come quella
relativa alla rifunzionalizzazione dell’ospedale “Casa Sollievo della
Sofferenza”?
9) Si possono sempre
ignorare le idee circa la risoluzione di alcuni importanti problemi della città
solo perché provenienti da alcuni consiglieri per cosi dire un po’ “scomodi”? E
si può classificare questo impegno come ricatto?
10) E’ possibile procedere al tesseramento
con modalità poco trasparenti atte ad assicurare ad un gruppo ristretto di
detenere in ogni caso la maggioranza?
Noi sappiamo come rispondere a queste
domande, ma le nostre risposte non coincidono con quelle di chi, da tempo, ha
di fatto in mano il partito, ormai ridotto a contenitore senza progettualità e
asfissiato da comportamenti che sono la negazione stessa dei suoi principi
fondanti.
Questo stato di forte disagio, perciò, non
è frutto di un capriccio repentino ma il risultato, frustrante, di continui
appelli all’esercizio della democrazia interna e all’osservanza di regole a cui
attenersi per garantire il corretto funzionamento sia del partito che
dell’amministrazione comunale.
D’altronde basta verificare lo spaventoso
crollo degli iscritti nell’ultimo anno per rendersi conto del fallimento
dell’attuale gestione.
Noi pensiamo che una riflessione seria su
una così grave situazione andava fatta da tempo, purtroppo la miopia
autoreferenziale dei maggiori responsabili locali del partito gli ha fatto
scegliere la strada della stupida contrapposizione, espressa attraverso ragionamenti
del tipo “tanto si devono piegare e allineare o mangiano questa minestra o li
facciamo saltare dalla finestra”.
Abbiamo preferito uscire dalla porta
principale.
E’ di tutta evidenza che in un Partito
Democratico così ridotto, in cui i principi e i valori valgono solo nei
discorsi ufficiali mentre la prassi fa sperimentare ben altri comportamenti,
non possiamo più restare, perciò togliamo il disturbo e restituiamo la tessera
di iscrizione.
Per
la verità ci aspettiamo che, con la stessa solerzia con la quale è stata
chiesta la nostra espulsione, per aver tradito il mandato elettorale per fini
“personali” (sic), si proceda nella stessa direzione anche nei confronti di chi, tutti i giorni,
“tradisce” i valori essenziali del PD, di chi non si fa scrupolo di utilizzare le
cariche istituzionali per continuare ad ingannare un’intera città con false promesse
solo per fini elettorali, nonostante la
sua storia politica sia costellata da una serie di insuccessi (candidato alla
provincia non eletto, sindaco defenestrato,
candidato alla regione non eletto ecc.
ecc.).
Naturalmente non diminuirà il nostro
impegno politico, nella speranza di essere all’altezza di sapere interpretare i
bisogni veri di una società complessa come quella odierna che è l’unica vera sfida
su cui investire con passione il nostro impegno.
Miglionico
Giuseppe
Lalla
Marco
Crisetti
Michele