La storia ci insegna che spesso le grandi conquiste sociali e culturali
sono seguite da periodi di stasi, in cui le menti e l’operosità si fermano,
generando un ritorno a situazioni che si pensavano superate e non più
presentabili. Queste fasi di regresso hanno durata variabile e si placano
quando si raggiungono livelli di degrado talmente alti da risvegliare le sensibilità e le coscienze di parte della
popolazione.
Il decadimento socio-culturale ha colpito anche la politica e i suoi
attori. La politica ha modificato il proprio fine: i progetti di miglioramento
della società sono stati surclassati da interessi particolari. L’involuzione ha colpito anche chi apparteneva a
culture che si ritenevano inattaccabili, e che invece si è fatto ingoiare da
questo imbarbarimento. In questo percorso è stata prima disincentivata la
partecipazione e ora si sta cercando di eliminare o chiudere i luoghi stessi
della partecipazione e della discussione. Non è concepibile che il più grande
partito di centro-sinistra della nostra città, il Partito Democratico, non
abbia una sezione agibile, in cui viene a mancare dapprima la corrente
elettrica e subito dopo il servizio di acqua potabile, entrambi per il mancato
pagamento delle rispettive bollette. Non è possibile che il Partito Democratico
locale non abbia fondi; ed è vergognoso che un segretario non se ne preoccupi,
che non si curi del mancato versamento di parte delle indennità ricevute dagli
eletti nelle fila del partito democratico, e che non si preoccupi di
organizzare un serio tesseramento per rimpinguare le esauste casse del partito.
Che non provveda ad instaurare la normalità gestionale e funzionale del
partito. Che osserva inerme alle dimissioni del capogruppo consigliare del PD
senza avviare una riflessione all’interno del partito sull’avvenuto. Che
osserva questo disgregamento in maniera imperturbabile, senza chiedersi e senza
capire che sta portando il partito in un “tunnel” oscuro in cui non si riesce a
vedere l’uscita e che sta sfiancando gli ultimi strenui sostenitori del PD. Basta
alla politica degli “eletti” che fanno e disfano a loro piacimento, dando conto
solo a loro stessi o ai loro capibastone. E’ necessario che la politica torni
ad essere partecipata, che gli eletti tornino a rendere conto periodicamente agli
elettori e agli iscritti, che tra gli stessi eletti torni sintonia, accordo e
unione, lasciando da parte sospetti ed egoismi.
E’ così che deve essere il nostro partito! Noi abbiamo bisogno di far
sentire la nostra voce, le nostre passioni e le nostre idee. Le culture da cui
proveniamo ci hanno insegnato questo.
Quello che vogliamo in fondo è solo un po’ di maturità, responsabilità e
soprattutto normalità, per riemergere da questo limbo.
Francesco Cipriano
Giuseppe Marcucci
Salvatore Dragano