Realizzata dal giornalista Giuliano Foschini
RepubblicaTV la settimana scorsa è stata a San Giovanni Rotondo per realizzare un dossier dal titolo “Padre Pio, il flop del Santuario”. L’inchiesta è stata condotta dal giornalista, una delle prime firme di Repubblica-Bari, Giuliano Foschini.
Ringraziamo il collega Giuliano Foschini per averci concesso di linkare la sua inchiesta sul nostro portale.
Una grande, e santa, speculazione edilizia. Il vero miracolo del terzo millennio a San Giovanni Rotondo potrebbe essere quello del mattone: liberare gli alberghi dal vincolo 25ennale di uso concesso nel 2000 e trasformarli in case, negozi, centri commerciali. La proposta è da anni sul tavolo dell’amministrazione comunale, ma mai come in questo momento (la crisi, il calo delle presenze eccetera) potrebbe improvvisamente prendere piede.
L’illusione del Giubileo. Di cosa stiamo parlando lo spiega bene Franco Fini, presidente dell’associazione Albergatori di San Giovanni Rotondo. “Nel 2000”, racconta “sfruttando una norma speciale prevista per il Giubileo, si rese possibile a San Giovanni costruire in deroga al piano regolatore per realizzare strutture ricettive. Chiunque avesse un gruzzoletto da parte e una porzione di terreno, decise di diventare albergatore inseguendo il sogno del guadagno facile. San Giovanni era invasa da pellegrini e la prospettiva che Padre Pio potesse diventare Santo, come poi è accaduto anche se per noi rimarrà sempre il nostro frate, ha spinto in molti a lanciarsi nell’investimento”.
Qualcuno ha già chiuso. Significa che i vecchi duemila posti letto nel giro di pochi mesi sono diventai settemila soltanto in città. Il risultato? Le statistiche dicono che cinque giorni su sette le camere a San Giovanni sono vuote, nonostante – come ha testimoniato uno studio commissionato da un sito Internet specializzato – i 50-60 euro a notte che servono per dormire a due persone a San Giovanni siano il prezzo più basso d’Italia. “Molte strutture hanno già chiuso (per esempio il mastodontico Nicotel, per esempio, un’enorme struttura all’ingresso della città ndr), altre non sono state nemmeno completate. Tutti questi scheletri di cemento che ci sono oggi in paese sono di gente che ha cominciato a costruire e poi non aveva soldi per terminare”, dice ancora Fini. La situazione insomma è molto delicata. A maggior ragione per la contrazione di presenze che San Giovanni continua ad avere: gli otto milioni di pellegrini che si aspettavano sono diventati due, anzi gli operatori dicono anche meno, perché nel conto dei visitatori calcolano anche le migliaia di dipendenti che ogni giorno arrivano a San Giovanni per lavorare nella Casa divina provvidenza.
Visita mordi e fuggi. A questo deve aggiungersi che la permanenza media del pellegrino si è abbassata: non si fermano quasi mai più di una notte. E la grande chiesa di Renzo Piano – 36 milioni di euro il costo di lavori – ha creato più polemiche (da parte dei tradizionalisti) che nuove visite. Insomma, la situazione è complicata. “Lourdes è lontanissima come esempio di turismo religioso”, ammettono gli operatori. Ecco quindi la proposta: “Annullare quel vincolo di 25 anni e permettere agli alberghi di cambiare destinazione d’uso: abitazioni? Non solo, anche altro che possa aiutare il turismo e permettere agli alberghi di lavorare in una dimensione magari più piccola. Ma di lavorare”.
Per vedere il video-inchiesta con le interviste clicca qui.
alex marcucci
…perché nel conto dei visitatori calcolano anche le migliaia di dipendenti che ogni giorno arrivano a San Giovanni per lavorare nella Casa divina provvidenza…..divina provvidenza?…questa nuova struttura dove a san giovanni rotondo lavorano migliaia di dipendenti non la conoscevo ancora….alex marcucci