Il curioso caso di Benjamin Button
Francis Scott Fitzgerald
di Valeria Lauriola
in collaborazione con la libreria Fahrenheit
“Il curioso caso di Benjamin Button” è un racconto racchiuso nella raccolta “Racconti dell’età del jazz” scritti dal grande Francis Scott Fitzgerald nel 1922, quando l’autore era già diventato famoso, grazie al suo romanzo d’esordio, “Di qua dal Paradiso”, ma prima di scrivere quello che è universalmente considerato il suo capolavoro, “Il Grande Gatsby”.
Il nome della raccolta, L’età del jazz, non è un caso; infatti con questo termine erano stati definiti gli anni 20, decade di gioia irrefrenabile e di esaltazione collettiva prima della depressione economica del 1929; anni in cui proprio lo scrittore e l’inquieta moglie facevano parlare di sé, come scrisse Fernanda Pivano “la leggenda della bellissima coppia, eroina, simbolo e interprete di tutte le prodezze sofisticate dell’età del jazz”.
Questo il contesto in cui fu scritto il libro, e la storia del racconto è legata indissolubilmente a quegli anni. La storia di Benjamin Button è il racconto di un uomo che nasce vecchio e muore bambino, incrociando al rovescio tutte le età e le tappe della vita. Fitzgerald, nella prefazione, spiegò che l’idea gli fu ispirata da una considerazione dello scrittore Mark Twain: “E’ una disdetta che la parte migliore della vita sia all’inizio e la peggiore alla fine.”
Per questo il racconto è legato a quegli anni: il valore della giovinezza, così apprezzato in quella decade spensierata, diviene il tema del racconto. Cosa succederebbe se si invertisse il tempo, si chiede lo scrittore, come si comporterebbe un vecchio con la testa di un bambino e come un giovane con l’esperienza di un vecchio. All’apparenza è il sogno perfetto, ma nella realtà lo scrittore dimostra che, in avanti o all’indietro, il tempo sembra comunque padrone del destino di ognuno.
La storia comincia a Baltimora, nel 1860, giorno in cui una coppia della buona borghesia dà alla luce il primo figlio, ma invece di essere un neonato, Benjamin nasce con la salute di un novantenne: artrite, stempiato, lunga barba grigia.
“In nome di Dio da dove vieni? Chi sei?” grida allarmato il padre. “Non posso dirti esattamente chi sono, dato che sono nato appena qualche ora fa. Ma il mio cognome è sicuramente Button” risponde impassibile Benjamin.
Ci sono momenti esilaranti nel racconto, ma affiorano anche alcuni dei grandi temi che lo scrittore ha distillato nei suoi romanzi, in primis la pressione dell’accettazione sociale, vista negli sforzi del padre di far somigliare il figlio a quello che dovrebbe essere, ma anche nell’ostracismo della società nei confronti di Benjamin. Esemplare in questo caso, il momento in cui il ragazzo riesce a iscriversi alla prestigiosa università di Yale ma, appena gli altri alunni e il corpo docente lo vede, con le fattezze di un cinquantenne, subisce una sorta di linciaggio pubblico e viene allontanato.
Si può leggere Il curioso caso di Benjamin Button quasi come Pinocchio: infatti, come il burattino di Collodi, il non esser nato bambino gli rende difficoltoso trovare un posto nel mondo. Tutti lo vogliono diverso. Anche il grande amore con Hildegarde si frantuma perché, mentre lei invecchia, lui ringiovanisce e i loro due mondi diventano sempre più distanti.
Questo racconto dimostra che anche non invecchiando, la felicità resta un momento fuggevole e ringiovanire può essere una triste condanna, esattamente come invecchiare.
Le pagine racchiudono uno strepitoso finale, quando Benjamin, finirà i suoi giorni neonato, senza più memoria, con la coscienza che scivola nel buio. Fino ad arrivare in una dimensione intrauterina, terminando in una dissolvenza in nero. Lo scrittore stesso definì il suo racconto “una cosa stramba”, e come ha scritto il giornalista Tommaso Pincio “Fitzgerald scrivendo la sua “cosa stramba” preconizzò il destino che lo attendeva. Negli ultimi anni, con la moglie Zelda ricoverata in una clinica psichiatrica, i debiti cui non poteva far fronte e la salute che se ne andava, pubblicò su “Esquire” una serie di articoli nei quali, con l’ingenuità di un bambino, gettava in pasto ai lettori la propria disperazione. Nessuno raccolse il suo grido se non per denigrarlo. Non gli restò che morire.” L’età del jazz era definitivamente tramontata.
Ultimamente David Fincher, il regista, tra gli altri, di “Seven”, ha girato un film tratto dal racconto. Pellicola elegante e ben diretta ma che, a mio parere, non rispecchia la profondità del racconto.
Il curioso caso di Benjamin Button – Francis Scott Fitzgerald – Guanda, 16 euro.
Valeria Lauriola
Classifica settimanale nazionale:
1- Il giorno prima della felicità – Erri De Luca – Feltrinelli
2- Uomini che odiano le donne – Stieg Larsson – Marsilio
3- Kay Scarpetta – Patricia Cornwell – Mondadori
4- La regina dei castelli di carta – Stieg Larsson – Marsilio
5- La ragazza che giocava con il fuoco – Stieg Larsson – Marsilio
6- Non vi lascerò orfani – Daria Bignardi – Mondadori
7- La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano – Mondadori
8- Un sabato, con gli amici – Andrea Camilleri – Mondadori
9- Vento scomposto – Simonetta Agnello Hornby – Feltrinelli
10- Eclipse – Stephenie Meyer – Fazi
Classifica settimanale libreria Fahrenheit:
1- La regina dei castelli di carta – Stieg Larsson – Marsilio
2- La strada di Smirne – Antonia Arslan – Rizzoli
3- Breaking Dawn – Stephenie Meyer – Fazi
4- Eclipse – Stephenie Meyer – Fazi
5- Il gioco dell’angelo – Carlos Ruiz Zafon – Mondadori
6- Il giorno prima della felicità – Erri De Luca – Feltrinelli
7- Una pace perfetta – Amos Oz – Feltrinelli
8- Uomini che odiano le donne – Stieg Larsson – Marsilio
9- Ne qui nè altrove – Gianrico Carofiglio – Laterza
10- Venuto al mondo – Margaret Mazzantini – Mondadori