Erri De Luca in “Pianoterra”
recensione di Giulia Siena
"E’ spunto di marciapiede, sbirciata non panoramica sul mondo. Dall’angolo stretto di chi sta in una folla proviene la scrittura di queste pagine.” Erri De Luca in “Pianoterra” ci regala la sua visione dei fatti dalla prospettiva di un osservatore curioso, attento e spietato.
Pubblicato nel 2009 dalla Nottetempo, “Pianoterra” è un libro nuovo nato dal lavorìo sugli scritti dalla Bosnia nei primi anni Novanta. Passano dieci anni da quella guerra e i luoghi cambiano: sono le due di notte di venerdì sette maggio 1999 quando i bombardamenti su Belgrado si fanno intensi. ”Lei è una pentola e noi siamo la carne”, la citazione presa dal libro di Ezechiele viene usata da De Luca per descrivere la città in quelle notti. Di questi fuochi ci racconta l’autore, in questi luoghi nei quali sembra non esistere la calma, lo scrittore partenopeo cerca la quiete per il suo spirito di errante solitario.
“Belgrado è in mano ai pompieri e ai fiumi che corrono negli idranti ad affogare il fuoco. Le ultime ondate arrivano verso le quattro. Il cielo sopra Belgrado smette di esplodere all’alba, alla buonora Europa”.
La scrittura va a indagare gli stati d’animo difronte alla disillusione che regala una realtà sconvolta dalle guerre:
gli uomini sono come alberi poiché “vanno presi a verso, secondo fibra, allora non si torcono, spaccano, ma durano e sono buoni all’uso”, gli stranieri li “teniamo rinchiusinel recinto del tempo perduto”. De Luca esplora il mondo dei comportamenti umani in questo piccolo vocabolario frutto della dura esperienza e regala al lettore delle strazianti riflessioni sulle immagini che scorrono veloci negli occhi di chi osseva.
“Scoprivo in letteratura l’infinita precisione dell’esperienza, mi stupivo della potenza definitiva di una frase. Leggere mi allargava il campo dei sensi, insegnandomi a salvare dal macero i dettagli. Mi faceva vivere, solo sulla pagina, più in profondità. Poi la scrittura sacra mi ha insegnato a correggere la vanità dei libri, collocandoli all’altezza del suolo, tra i piedi, le scarpe e le scope”.
Erri De Luca, “Pianoterra”, edizioni Nottetempo, euro 12,00
Tre domande a Erri De Luca.
Esiste un legame tra la sua scrittura e quella degli scrittori del Neorealismo napoletano?
No, sono scollegato da quella generazione di scrittori. La Napoli che ho letto, la Napoli letteraria che mi ha affascinato è quella di Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio ed Ernesto Muro. Sono rimasto colpito da quel napoletano perché mi piaceva, penso che quel napoletano di Salvatore Di Giacomo sia la più bella lingua che è circolata in Italia dopo Dante.
Nella sua scrittura quanto influisce il legame con le persone?
Le storie sono mie, capitate nei miei paraggi, sono ambientate dove abito io. Ho passato tanti anni della mia vita a Napoli: le mie storie abitano lì, hanno un loro perché, devono provenire da quel luogo. Napoli è impegnativa più di qualunque altra città d’Italia.
Come vede la situazione culturale nella sua città e il Italia?
A Napoli la situazione è eccellente, c’è una situazione di fermento strepitosa. Nel resto d’Italia credo sia sbagliata.
Giulia Siena