“Una forma di interazione molto pericolosa”
di Donato Cassano *
L’era del digitale, oltre alle grandissime e utilissime innovazioni tecnologiche, ha creato pericolose tendenze soprattutto tra gli adolescenti, spesso vittime di loro coetanei più spregiudicati.
Il fenomeno è conosciuto con il nome di sexting e consiste nell’invio o nella ricezione di messaggi – immagini – video o e-mail di spiccato riferimento e contenuto sessuale prodotte tra minori mediante l’utilizzo delle fotocamere dei cellulari, magari poi scaricati in rete.
Le indagini condotte in Italia nel 2011 (fonti: Eurispes e Telefono Azzurro) su un campione di 1496 adolescenti tra i 12 e i 18 anni, hanno permesso di appurare che:
– il 6,7 % dei ragazzi intervistati ha dichiarato di aver inviato sms – mms o video a sfondo sessuale;
– il 10,2 % ha dichiarato di averli ricevuti.
Questa statistica conferma quanto i luoghi di socializzazione virtuali, accessibili tramite internet, rappresentino per gli adolescenti un terreno molto pericoloso, soprattutto nel caso in cui questo materiale pornografico o pedo-pornografico vada a finire nelle mani sbagliate di soggetti dediti al bullismo che potrebbero utilizzarlo con la volontà di ferire il protagonista delle immagini, molto spesso ingenue ragazze, con gravi conseguenze sempre più annoverate dalle cronache quotidiane degli ultimi tempi.
In questo mondo virtuale i giovani adolescenti si ritrovano ad esprimere i tipici temi della loro età legati alla centralità del proprio corpo, alla scoperta della sessualità, alla necessità di apparire per definire ed affermare la propria identità personale attraverso il riconoscimento da parte dei loro coetanei.
Nel sexting tutti questi aspetti coesistono: la nostra società vive nel mito della bellezza da esternare in tutti i modi, che valorizza più l’apparire che l’essere. Un incrocio tra due tendenze: una naturale e l’altra culturale, che favorisce l’abbattimento di quelle barriere ideologiche che separano la parte più intima di ciascuno di noi da quella più esposta alla volontà di apparire attraverso la pubblicizzazione.
Gli adolescenti sperimentano questa fase della loro crescita e usano gli strumenti che la tecnologia e internet mette a loro disposizione; le cronache recenti ci fanno capire quanto questo fenomeno sia dilagante (anche tra adulti e tra adulti e adolescenti) e, soprattutto, quanto sia pericoloso.
Internet rappresenta una vetrina virtuale nella quale i ragazzi imitano molto spesso i comportamenti degli adulti, atteggiandosi, seppur inconsciamente, a divi e assumendo pose provocanti, anche mediante l’utilizzo di abbigliamento equivoco, seppur con tono scherzoso.
Questo mondo è, purtroppo, sconosciuto ai genitori che, ignari della realtà, immaginano i loro figli ancora tra le pappe e le ninna nanne, senza sapere che i loro cellulari – MAI o POCO CONTROLLATI – possono nascondere, sempre più, realtà diverse da quelle immaginate.
I reati più diffusamente legati al sexting riguardano: la violazione della privacy – il bullismo – la diffusione e l’utilizzo delle immagini o video nella pedo-pornografia – senza dimenticare il loro probabile e futuro utilizzo da parte di ipotetici datori di lavoro o futuri partner, diventando la possibile causa di spiacevoli epiloghi.
Esistono Organismi ministeriali (Cncpo) che lavorano con enti non governativi nazionali per monitorare il fenomeno, valutare i possibili rischi ed elaborare idonee misure di prevenzione per la tutela dei minori.
Qual è il modo migliore per i genitori di aiutare i figli a correre meno rischi??
Naturalmente, il parere diffuso degli esperti, che reputano i genitori degli adolescenti “nativi digitali” POCO CONSAPEVOLI dei rischi della rete a cui i loro figli sono esposti nonché poco padroni dei mezzi elettronici e informatici utilizzati dai loro figli. Alla scarsa e per lo più distratta alfabetizzazione informatica dei genitori si accompagna anche una reticenza al dialogo sul tema della sessualità che, in questa fase della loro crescita, rappresenta una componente importante per la costruzione della loro identità, dell’autostima, del rapporto con il proprio corpo e per le relazioni con i coetanei.
E’ sbagliato proibire o limitare i propri figli all’utilizzo di questi mezzi di socializzazione/comunicazione poiché ciò si rivelerebbe del tutto inefficace per diminuire un ipotetico rischio ma è necessario avvicinarsi al loro “mondo” e alle loro logiche di pensiero per prevenire e, se possibile, gestire in modo più efficace le situazioni problematiche legate al mondo digitale in cui i nostri figli si potrebbero trovare.
(fonti e consultazioni: Personali e “Polizia Moderna”)
* Ispettore Capo della Polizia di Stato, in servizio presso la Sezione Polstrada di Foggia