Mancanza di strutture sportive in città: lo sfogo di un dirigente sportivo evidenzia rimpalli di responsabilità, burocrazia lenta e farraginosa
Da anni sulle pagine del nostro portale abbiamo denunciato lo stato di abbandono e degrado delle poche strutture sportive presenti sul nostro territorio. San Giovanni Rotondo, fiore all’occhiello del Gargano, città di pellegrinaggi, centro ospedaliero famoso in tutto il mondo, non ha un Palazzetto dello Sport, una piscina comunale, nonostante sia una delle poche realtà della provincia in costante aumento demografico.
Una cittadina dove le uniche strutture pubbliche sono all’aperto e sono lo stadio comunale “Massa” e il campo adiacente – dove si può giocare a calcio -, il Parco del Papa – dove è presente un campo da tennis, uno da volley, le attrezzature per allenamenti all’aperto e alcuni campi di bocce – infine c’è il campo da basket di piazza Madre Teresa di Calcutta. Ovviamente, tolto lo stadio comunale, tutti gli spazi non sono destinati allo sport agonistico e sono fruibili perlopiù per lo svago e il tempo libero e maggiormente in primavera e in estate. A sopperire alle mancanze di adeguati impianti sportivi, tante palestre private e alcune strutture coperte… sempre private.
Altro punto dolente è pure l’assenza di una pista di atletica, da tempo è stato promesso il rifacimento della pista dello stadio “Massa” ma gli atleti di San Giovanni Rotondo sono ancora in attesa. Certo, anche il parco del Papa ha una pista che però da anni è danneggiata a causa delle radici degli alberi che hanno sconnesso il terreno e i podisti sono costretti a correre nel perimetro esterno del Parco o nelle strade periferiche. Nonostante tutto i runner sangiovannesi conseguono risultati notevoli in tante manifestazioni. Pensate cosa si potrebbe fare con strutture adeguate per allenamenti e preparazione atletica.
Fin quando le attività sportive si possono svolgere all’aperto quindi ci si arrangia… ma per gli sport che richiedono allenamenti al coperto la situazione si complica.
Il volley e il basket sono tornati alla ribalta per i grandi successi delle nazionali a mondiali ed europei ma le società che promuovono questi sport nella nostra città devono, da sempre, elemosinare spazi alle varie scuole cittadine per poter usufruire delle palestre per gli allenamenti e del ‘palazzetto’ dell’IT “Di Maggio” per le gare. Ha fatto molto rumore lo sfogo social a firma di Paolo Cascavilla, dirigente e allenatore di basket della “Basket San Giovanni Rotondo” che ha denunciato con profonda amarezza la situazione di stallo in questo avvio della stagione agonistica dei settori giovanili.
“Abbiamo perso una partita importantissima”, inizia così lo sfogo del dirigente. “Abbiamo perso come società sportiva, come allenatori, come amministrazioni locali, come scuole e soprattutto come comunità. Comunità che in ogni palco scenico e ogni situazione che lo richieda è sempre pronta a dire ‘lo sport è un aspetto fondamentale per la crescita dei ragazzi’”.
“Ogni settembre di una nuova stagione – continua Cascavilla – ci ritroviamo a dover risolvere gli stessi problemi del settembre precedente. Cambiano le amministrazioni, i dirigenti, i regolamenti, gli uffici, ecc. ma la squallida partita di ping pong istituzionale per ‘scaricarsi’ responsabilità e rogne è sempre la stessa. Siamo a metà ottobre e per chi non lo sa e per chi fa finta di non sapere, una stagione sportiva di uno sport di squadra che fa attività agonistica inizia a agosto e a San Giovanni non possiamo ancora iniziare a fare sport perché non abbiamo le autorizzazioni per entrare in palestra”, ha accusato il dirigente sportivo il quale interpellato telefonicamente ci ha riferito di altri episodi sgradevoli successi nelle ultime settimane che hanno messo ancor di più i bastoni tra le ruote alle società.
“Attenzione: non ho detto che non abbiamo le strutture. Le strutture ci sono e passeggiandoci di fianco le vedi chiuse avvolte da quello squallido silenzio che mai dovrebbe esserci nei dintorni di una struttura destinata allo sport. “Ci vorrebbe un palazzetto dello sport”, “dobbiamo cambiare i regolamenti”, “è la scuola che deve autorizzare”, “è l’ente proprietario che deve prendersi le responsabilità”, “sono quelli che stavano prima che hanno fatto questo casino”, “tutta colpa della burocrazia italiana” e più altre mille frasi fatte che sanno di sconfitta. Ma noi non ci arrendiamo”, ha concluso il dirigente di basket sangiovannese.
Il duro sfogo di Paolo Cascavilla è stato ripreso da altre società e condiviso da tantissime persone: “Dal nostro post di denuncia del 26 settembre scorso nulla è cambiato – si legge sulla pagina della Volley Accademy. “Le istituzioni continuano a rimbalzarsi i compiti, le accuse, le disponibilità, come se il nostro fosse un capriccio e non un diritto per un ‘servizio’ che offriamo alla comunità intera. Ad oggi siamo, come gli amici del basket, senza una struttura in cui fare attività e tra meno di venti giorni iniziano due campionati federali in cui dovremmo portare alto il nome della nostra San Giovanni Rotondo. Forse però l’indifferenza di tutti ci fa capire che non stiamo percorrendo la strada giusta, forse la strada giusta è lasciare che i nostri ragazzi rimangano incollati ai loro cellulari, ai loro tablet e a bivaccare in strada, per finire la situazione già ampiamente disastrosa che la pandemia ha creato”.
Insomma una classica situazione all’italiana: rimpalli di responsabilità, burocrazia lenta e farraginosa. A danno dei ragazzi e degli allenatori/istruttori che vedono i loro sforzi vanificati per colpa dell’incapacità gestionale della classe dirigente.