L’amicizia tra un uomo, un gatto e un topo
“Nonno, perchè ami tanto i tuoi amici?”
Questa domanda, rivolta al dolce nonno Sepúlveda, da uno dei suoi nipotini, in una giornata in cui la casa dello scrittore era piena di amici, ha lanciato l’imput per “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico”.
Un libro piccolo piccolo, si legge in mezz’ora, ma capace di commuovere.
“Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze”, è questa la sacralità dell’amicizia. Smettere di essere “io” ed iniziare ad essere “noi”, scoprire cosa ci fa simili e ancora di più cosa ci fa differenti.
Non a caso le amicizie dei libri di Sepúlveda nascono tra personaggi che dovrebbero addirittura essere nemici.
Max e Mix sono due cuccioli, uno é un bambino e l’altro è un micino. Sono amici, si vogliono bene.
Da veri amici condividono successi ed errori, come quando hanno scoperto che sapevano salire sugli ippocastani, ma non sapevano scendere ed è stato necessario l’intervento dei pompieri.
Crescendo, Max va a vivere per conto suo con Mix, e adatta la casa in modo che il suo micio dal profilo greco sia libero di muoversi, di vagabondare sui tetti anche in sua assenza, sopratutto quando a Mix cala una strana nebbiolina sugli occhi.
Costretto a stare in casa, il gatto fa amicizia con un topolino, Mex, e iniziano a prendersi cura l’uno dell’altro.
Mex diventa gli occhi di Mix, gli descrive tutto ciò che vede dalla finestra e gli fa riscoprire com’è bello vagabondare, e Mix protegge il topolino, gli fa mangiare i cereali ai frutti di bosco che ama tanto ma senza nascondere nulla a Max, perchè i veri amici non mentono mai.
Max, Mix e Mex condividono il meglio di ciò che hanno.
I bambini sono un pubblico esigente, non ammettono ambiguità, gli si deve parlare in modo diretto, e la magia di Sepúlveda è proprio questa: saper parlare ai bambini arrivando allo stesso tempo al cuore degli adulti.
MPC