Molte le preoccupazioni e le perplessità
Ammiro tutte le persone che fanno volontariato, per il tempo e forze che dedicano alla comunità, come i volontari della croce rossa e quelli della protezione civile.
Da diverso tempo si verifica una consuetudine distorta che si sta consolidando, in merito all’impiego dei volontari della Protezione Civile in azioni diverse rispetto a quelle originali proprie. Per sopperire alle carenze di personale, i comuni utilizzano la protezione civile per altri scopi rispetto a quello per cui è instituita.
Capita sempre più spesso di vedere volontari presidiare o gestire punti di attraversamento o d’intersezione per manifestazioni ciclistiche, podistiche o a carattere enogastronomico.
Mi verrebbe da dire “chapeau”, fino a quando non succede nulla, ma nel caso in cui ci fosse un problema durante queste operazioni?
L’art. 12 del Codice della Strada prevede al comma 1 che: “L’espletamento dei servizi di polizia stradale previsti dal presente codice spetta: a) in via principale alla specialità Polizia Stradale della Polizia di Stato; b) alla Polizia di Stato; c) all’Arma dei carabinieri; d) al Corpo della Guardia di Finanza; d-bis) ai servizi di polizia municipale, nell’ambito del territorio di competenza; f) ai funzionari del Ministero dell’interno addetti al servizio di polizia stradale; f-bis) al Corpo di polizia penitenziaria e al Corpo forestale dello Stato in relazione ai compiti di istituto.
Alcune preoccupazioni e perplessità espresse direttamente dai cittadini coinvolti, chiedono come sia ammissibile che per sopperire alla mancanza di personale e in molti casi ai danni causati da alcune manovre finanziarie, si finisca per sfruttare i volontari delle associazioni di protezione civile, chiamandoli a svolgere mansioni analoghe ai vigili urbani in materia di sicurezza e ordine pubblico.
Lo statuto della protezione civile vieta in nome suo, qualsiasi attività che non sia giustificata da calamità o emergenza (le manifestazioni non lo sono), il codice della strada non riconosce alcun potere a nessuno che non sia una forza dell’ordine (quindi un volontario non è una forza dell’ordine), detto questo, chi ha da perdere è solo il volontario perché non coperto da nessuna tutela.
Ai volontari di protezione civile che probabilmente sono ignari della loro situazione, vanno i più sentiti ringraziamenti per il loro contributo che offrono quotidianamente, ed è proprio per tutelare loro ed i loro diritti che evidenziamo questo uso improprio e chiediamo chiarimenti su una consuetudine distorta che si sta consolidando anche nella nostra città.
È necessario, che le mansioni e le funzioni delle forze dell’ordine e dei volontari della Protezione Civile restino ben distinte, così come previsto dalla legge.
Berto Dragano