Un nemico da combattere
La questione più grave è che oggi la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta si vedono e si sentono ancora. Esse vivono nella mafiosità, uno ‘stato d’essere’ radicato nella natura di chi vive da mafioso ed uno status accettato dai cittadini asserviti.
La mafiosità è la spavalderia becera di colui che ricopre un ruolo o pensa di possedere un potere tale da cercare di intimidire, pianificare la morte o la vita di una realtà economica, la tranquillità di una famiglia o di un individuo “perché bisogna farlo fuori”, “perché è scomodo”.
La gravità sta nel rendere la mafiosità un atteggiamento normale.
La mafiosità è un fenomeno che negli ultimi anni ha preso sempre più piede nel nostro Paese. Da Nord a Sud si è diffuso un modo di fare prepotente, clientelare, che onestamente assomiglia molto a quello delle cosche mafiose. Per fortuna esistono ancora tante persone che vogliono cambiare in positivo il proprio vivere e non chiudono gli occhi dinanzi alle ingiustizie.
Nella mia vita, in qualche occasione, mi è capitato di trovarmi dinanzi a persone che hanno avuto difficoltà a pronunciare la parola mafia.
Quando parliamo di mafiosità dobbiamo ricordarci che sono fatti, atteggiamenti, gesti, parole radicati nella quotidianità di ognuno di noi, molto più vecchi di quelli che vogliono far sembrare. Secondo me si può avere un atteggiamento mafioso anche se non si fa parte della mafia. Anche l’atteggiamento di chi è testimone e non dice nulla è mafioso, perché così facendo il “colpevole” non viene punito e si sente autorizzato a ripetere il suo comportamento con altri.
Purtroppo la lotta contro la mafia è molto dura, per le sue origini antiche e perché coinvolge molte persone “potenti”.
Nel Sud Italia tale realtà è diventata sempre più una “normalità”, perché la gente accetta il fatto che la mafia vinca su qualsiasi cosa, compreso lo stato, e non si faccia scrupoli a minacciare la gente.
Nel potere mafioso sembra essersi costituita una vera e propria struttura centrale di comando, che è criminale, finanziaria, ma anche politica.
Paolo Borsellino diceva; “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.”
E’ facile oggi affermare che “Paolo Borsellino lo aveva sempre detto”. E forse facile anche dire oggi che ci manca. Ci manca anche Falcone, Pasolini, ci manca Moravia, ci mancano tanti di quegli uomini, e ci manca anche Sandro Pertini, e Tina Anselmi e Norberto Bobbio.
Ci manca quel credere nella legalità, nella politica, quel pensare che non si debba seguire quel vento fetido del disincanto e del cinismo volgare, ma che si debba educare e dare l’esempio alla gente alla quale si chiede il voto.
A scapito di chi pensa che la mafia non esiste, penso che la mafia sarà sconfitta dal momento in cui verrà sconfitta la mafiosità.
Berto Dragano