Il testamento di Sami Modiano alle nuove generazioni
La storia di Samuel Modiano è come una coltellata che va dritta al cuore e raggela l’anima.
Sami, come tanti sopravvissuti allo sterminio, per molti anni è rimasto in silenzio: aveva evitato per quasi tutta la vita di raccontare la sua storia perché raccontare era come rivivere la sofferenza di quei giorni e poi oltre alla sofferenza del ricordo doveva scontrarsi e fare i conti con un veleno ancora più grande: l’incredulità espressa da molti di coloro che lo ascoltavano. «Guardandoli, sembrava mi volessero dire che non credevano alla mia storia. E questo, ancora una volta, mi feriva a morte». Tuttavia, dopo molte esitazioni, Sami Modiano ha deciso di lasciare ai giovani la testimonianza della più brutta pagina della storia moderna, il suo monito è racchiuso in sole due parole: MAI PIÙ!
Tutto comincia a scuola, quando il suo insegnante gli dice che è stato espulso dalla scuola e lo invita a tornare a casa dove suo padre potrà spiegargli il perché.
«Quella mattina, a Rodi, mi ero svegliato come un bambino. La sera mi addormentai come un ebreo». Così a tredici anni, si ritrova bollato come “diverso” e da lì a poco vedrà morire nell’inferno di Auschwitz-Birkenau familiari e amici, fino a rimanere solo al mondo a lottare per la sopravvivenza.
In questo Speciale Tg1 andato in onda ieri in tarda serata, Sami Modiano racconta la sua vita ad una scolaresca in visita ad Auschwitz-Birkenau dando voce al dolore di un’adolescenza bruciata, di una famiglia dissolta, di un’intera comunità spazzata via.
… … ricordare … … perché il mondo non dimentichi … …