“L’alternativa alle
trivellazioni è proprio la ricchezza del nostro mare. Per questo il 7 maggio
saremo a Termoli”
di Gianfranco Pazienza
Mai
visto un fronte sociale e politico così ampio mobilitato a tutela di quel poco
rimasto del bene ambientale più significativo: il nostro mare Adriatico. Una
mobilitazione spontanea che da oltre un anno cammina senza troppi
condizionamenti politici, libera da condizionamenti economici o di lobby
economiche o ambientaliste.
Per il Gargano soprattutto, questo ha significato un collante molto tenace, che
permette di rinsaldare i legami della comunità
del parco, quella sociale con quella istituzionale, nonostante la precarietà gestionale
in cui versa l’ente “commissariato” e senza organi direttivi da
tre anni con varie vicissitudini.
L’Onorevole Stefania Prestigiacomo, Ministra
per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare (appunto)
ha un suo Commissario per la gestione dell’Ente che tutela un Promontorio le
cui falesie bianche si tuffano in mare e riguarda la stessa Area Marina delle Isole tremiti,
un arcipelago punto forte delle risorse naturalistiche, ittiche e turistiche
del nostro Adriatico. Questa tutela istituzionale invece appare minima a
giudizio delle associazioni e istituzioni locali: ovvero di aumentare la
superficie di area tutelata, come se la marea nera si potesse arrestare,
spaventata da questi nuovi perimetri. Si perché l’obiettivo della Petroceltic
non è certo fare un regalo alla scienza approfondendo gli studi e le
conoscenze.
Nel corso di una intervista per la trasmissione di “file” di Teleradioerre
(qualche settimana fa), Pasquale Quattrone Amministratore Delegato della Petroceltic Italia
per sua stessa ammissione, candidamente annunciava: non ci sarebbe proprio la necessità di prospezioni petrolifere (una
delle tre fasi previste dalla legge: prospezione, autorizzazione alle ricerche
e coltivazione petrolifera). Questo poiché i dati di fonte ENI già assicurano
la presenza di giacimenti in quella zona.
Appare ovvio, dunque, come l’interesse principale sia quello di ottenere le autorizzazioni
successive fino alla coltivazione del giacimento. Ovvero la trivellazione in
Adriatico per l’estrazione del petrolio. Come pure si sa: questi giacimenti
sono poveri e di scarsa qualità per giunta. E per quattro sporchi barili di
petrolio si minacciano ecosistemi fragilissimi ed economie importanti. Inoltre
l’orizzonte mondiale è quello di sostituire progressivamente la componente
petrolio nell’autotrazione con l’introduzione di biocarburanti (nella mia
personale esperienza producibili con vincenti soluzioni sostenibili sia sul
piano sociale etico e ambientale, che economico).
Oltre all’introduzione di nuovi e moderni veicoli elettrici. Sempre dal punto
di vista energetico potrebbero essere approfonditi gli studi sulla corrente
marina profonda e fredda che scende lungo la costa italiana, dati forniti dal
CNR Istituto di Scienze Marine. Una corrente magari utile per generatori di
energia sottomarini. Questo già avviene in molte parti del mondo. Il giogo
delle correnti infine è quello che più di ogni altra considerazione dovrebbe
suggerire alla Ministra di desistere da trattative su misure di compensazioni
ambientali per giustificare l’estrazione di petrolio in Adriatico.
Secondo il principio di massima precauzione, vista la particolare ricchezza del
bacino Adriatico, meglio prevenire un ipotetico incidente alla piattaforma
piuttosto che doverlo subire in un mare chiuso su cui vivono ecosistemi
fragili, paesaggi incantevoli, pesca e turismo risorse quando curate e gestite
correttamente, danno prospettive di vita e di benessere a milioni di persone.
Il petrolio oramai è archeologia industriale ed è archeologia economica e
politica. Per questo il Gargano è mobilitato in prima fila, per la prima volta
ha compreso quanto sia importante la politica di tutela per suggerire nuovi
modelli sostenibili di economia e di gestione delle risorse. Può essere un
primo passo per comprendere come anche tutte le altre forme di cura del
territorio siano altrettanto importanti, per evitare di consumarlo con
l’edilizia, di riempirlo di rifiuti, di prevenirne il dissesto, di favorire la
ripresa biologica dei cicli di pesca, di convivere civilmente persone umane,
mondo animale e patrimonio vegetale.
Questo Gargano modellato nei millenni con la santità dei suoi monasteri e dei
suoi luoghi più suggestivi, può illuminare nuove politiche di vita sostenibile
per l’Adriatico. La sua comunità dimostra una nuova maturità e non si arrende
alla marea nera.
Per questo il 7 maggio saremo in tanti a
Termoli a manifestare contro le trivellazioni petrolifere in Adriatico.
Gianfranco Pazienza