LibriAmo, a cura di Renata Grifa
E poi, dalle nebulose spirali della memoria
riaffiorano due versi, l’ode d’addio di Babi a Kabul
Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti,
né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri.
Mariam e Laila, nomi che vi entreranno dentro in una storia che non lascerete più andare.
“Tu sei niente”, questa la lezione di vita che una madre afghana dà a sua figlia. Mariam è un’harami, una figlia illegittima, per questo educata fin da subito ad essere una nullità e a far bene a considerarsi tale. Mariam non ha nulla con sè se non i suoi sogni e i racconti che il padre le offre nel loro incontro settimanale, incontri che termineranno quando rimasta orfana verrà offerta in sposa al vecchio Rashid.
Laila è invece amata e istruita, conduce un’esistenza apparentemente più felice, ma quando il suo mondo viene spazzato via dalle bombe di Herat anche per lei l’unica soluzione per sfuggire alla miseria è Rashid.
In un’Afghanistan devastata dalla guerra Mariam e Laila sono l’altra faccia della donna, quella che non ha diritti, quella cui le viene tolto anche la dignità, quella per cui l’unico avvertimento da tener sempre presente è “Imparalo adesso e imparalo bene, figlia. Come l’ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell’uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre. Ricordalo, Mariam”
Due donne differenti accomunate da un destino che ha un solo nome, un solo viso ed una sola crudeltà: quella del padre-padrone, uomini che rubano loro sogni ed innocenza in una società in cui il concetto del “nang e namus”, dell’onore e orgoglio, vale al di sopra della singola vita.
Dapprima ostili e piene di rancore Mariam e Laila saranno la dimostrazione di quanta forza può celarsi in una donna anche quando cedere sarebbe più facile che resistere. Davanti alla violenza dell’uomo l’iniziale odio dell’una verso l’altra diventerà alleanza e complicità.
Pagina dopo pagina non solo Mariam e Laila, ma saremo noi a sentire il cemento delle strade di Herat sotto i piedi, a sentire il dolore delle cinghie sulla pelle, saremo noi che fisseremo i mulinelli di neve che turbinano fuori dalla finestra e saremo noi ad immedesimarci in quelle donne alle quali viene negata la vita ma che nonostante questo continuano a non voltarle le spalle, continuano a trovare in se stesse e in nessun altro la forza di andare avanti.
Un libro che è un viaggio che vale il prezzo del biglietto. Tristezza, rabbia, commozione ma anche la speranza che nessun Rashid, nessuna religione, nessuno mai possa spegnere la luce di quei mille splendidi soli che continuano a illuminare il volto di tutte quelle donne che guardano il mondo attraverso una grata. Un libro “a ricordo di come soffrono le donne come noi” aveva detto Nana. “Di come sopportiamo in silenzio tutto ciò che ci cade addosso”.