LibriAmo, a cura di Renata Grifa
Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna.
Braccia pazientemente conserte ad aspettare,
aspettare a chiedermi dentro chi sono,
dentro che guaio mi sto per cacciare.
Tra le lenzuola sento discorsi efferati
e mi agghiaccia il terrore di quel che mi aspetta,
di quel che potrebbe compromettermi.
Il guscio è il ventre materno, a testa in giù è il feto narrante.
Due elementi che da soli bastano a scatenare la curiosità di sapere qual è il punto di vista da lì dentro e soprattutto cosa avrà da narrare un bimbo non ancora nato? Certamente le gioie e le trepidazioni per il suo imminente arrivo, no?
Certo che no! Il nostro piccolo protagonista tiene a farci sapere innanzi tutto che lì dentro, al buio, in un minuscolo spazio vitale, non si sta poi così comodi e che ciò che fuori l’attende gli fa solo venir voglia di restare ancora un po’ a testa in giù.
“Oddio potrei anche essere confinato in un guscio di noce e sentirmi il re di uno spazio infinito – se non fosse la compagnia di brutti sogni” recita Amleto. Se per il principe di Danimarca il dubbio del tormento era l’essere o non essere, allo stesso modo il nostro frutto nel guscio si pone un dubbio ben più esistenziale: nascere o non nascere?
Lui, piccolo e ancora non nato si ritrova ad essere testimone unico e involontario del diabolico piano che vede coinvolti la bella madre Trudy, un po’ Gertrude un po’ Lady Macbeth, suo zio Claude, un po’ Iago un po’ Claudio, ai danni del fratello e padre del nascituro John Cairncross “mentre li pensavo entrambi addormentati, mia madre all’improvviso ruppe il buio dicendo: – Non lo possiamo fare. Senza indugio, Claude rispose pacato: -Possiamo invece, certo che possiamo”.
Riuscirà il piccolo-non-nato ad impedire dall’interno del grembo materno che tale nefandezza si abbatta su suo padre?
Al di là della risposta ad un racconto che assume sempre più i toni di un “noir ginecologico”, come definito dal Corriere.it, ciò che incanta di questo romanzo è la lettura da un punto di vista totalmente inusuale: quello di un nascituro. Nessuno può sentirlo, eppure lui dall’interno del guscio materno intuisce tutto ciò che gli sta intorno, dai bicchieri di vino alle mani sfiorate, ai discorsi origliati. Percepisce quella che sarà la sua realtà, ma soprattutto pensa a come evitarla.
Un colpo da maestro quello di Ian McEwan, che mascherandosi dietro la rivisitazione di un classico come Amleto tira fuori un romanzo che fa sorridere, divertire e allo stesso tempo riflettere su come un feto all’oscuro del mondo possa avere una percezione così nitida del mondo stesso e chi invece quel mondo lo vive ogni giorno riesca solo a banalizzarlo tanto da far venir la voglia di non essere mai nato.
Riuscirà il nostro piccolo a rispondere al dubbio che lo perseguita? Nascere o non nascere? That is the question.