“Critiche” le condizioni di salute del Premio Nobel per la Pace.
Mandiba (così come viene chiamato dal suo clan), è ricoverato dall’8 giugno in una clinica di Pretoria per una grave infezione polmonare. Tutto il mondo è con il fiato sospeso per l’uomo che, sacrificando la sua vita, ha sconfitto l’apartheid.
Istituito come una vera e propria legge nel 1948, dopo la vittoria del Partito Nazionale, l’apartheid decretò la superiorità della razza bianca su quella nera. In casa loro, nella loro terra, i neri vennero ghettizzati, emarginati, privati dei loro diritti e della loro dignità; il nazismo fece il resto.
La polizia di Stato sopprimeva con la violenza qualsiasi forma di protesta verso la dittatura e in tanti vennero arrestati con accuse pretestuose. Mandela, dopo aver aderito all’African National Congress nella causa anti-apartheid e dopo la laurea in giurisprudenza, aprì uno studio legale dove offriva assistenza gratuita a chi non poteva permettersi un avvocato.
Il 21 marzo 1960, durante una protesta pacifica, la polizia aprì il fuoco sulla folla, massacrando 69 persone, tra cui 10 bambini. Dopo questa strage, Mandela sacrificò la sua vita privata e professionale per dedicarsi totalmente all’insurrezione armata. Venne arrestato con l’accusa di sabotaggio e condannato a 5 anni, pena commutata poi in eragastolo da scontare a Robben Island il luogo più duro dell’apartheid. Rimase in carcere per 27 anni, continuando a combattere sia per i diritti dei detenuti che per quelli del popolo sudafricano, lanciando appelli affinchè non si arrendesse.
Uscì di prigione all’età di 71 anni, accolto da una folla immensa di bianchi e neri insieme. La sua vittoria più grande.
“Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. Ho nutrito l’ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia… Questo è un ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma se è necessario, è un’ideale per il quale sono pronto a morire”.
Nessuno avrebbe potuto più ridargli indietro i suoi 27 anni di vita persi, i famigliari di cui non sapeva più nulla, l’infanzia dei suoi figli, nonostante tutto, però, Mandiba fece del perdono la sua bandiera. Dopo la sua elezione a Presidente del Sud Africa, abolì definitivamente l’apatheid e guidò la sua nazione, fatta di neri e bianchi, senza distinzione di diritti e doveri, verso una nuova era economica e sociale.
Nel 1993, ricevette il Premio Nobel per la Pace.
L’uomo simbolo della convivenza pacifica tra i popoli, a quasi 95 anni, si sta spegnendo serenemante, circondato dalla sua famiglia e dall’affetto di tutto il suo popolo:
“Una persona che viaggia attraverso il nostro paese si ferma in un villaggio, e qui non ha bisogno di chiedere cibo o acqua. Appena arrivata la gente le offre il cibo, la intrattiene. Questo è solo un lato di Ubuntu ma Ubuntu ha anche altri aspetti. Ubuntu non significa che le persone non debbano dedicarsi a sé stesse. La questione piuttosto è: vuoi farlo per aiutare la comunità che ti circonda a migliorare?”
Meditiamo.
MPC