“Andate a giocare altrove”
…abbiamo 8, 10, 13, 15 anni. Scendiamo in strada e giochiamo a pallone ma gli adulti ci sgridano e ci fanno smettere perchè facciamo rumore. “Andate a giocare altrove !!!” – ci dicono – allora andiamo a giocare a Piazza Dragano ma appena cominciato, i nonni vigili ci fanno smettere – facciamo troppo baccano – e ci dicono di andare a giocare altrove. Alcuni di noi giocano al Real, al Sant’Onofrio o alla Trasfigurazione, ma non tutti i giorni, i campi non sono mai liberi e non tutti sono iscritti. Rinunciamo al pallone e giochiamo a nascondino ma le nostre grida e il “trimbone” danno fastidio a qualcuno che si affaccia al balcone e ci fa smettere. Ci fermiamo sul muretto sotto casa a giocare con i cellulari ed a chiacchierare ma il nostro chiacchiericcio infastidisce il sonno di qualcuno che incavolato ci caccia via. Ci viene un idea. Lasciamo la strada e armati di attrezzi decidiamo di costruire una casetta in legno in un prato (abbiamo ancora la fortuna di vedere qualche prato dalle parti nostre) – un gioco innocente. Quando abbiamo quasi finito un energumeno adulto armato di martello ci minaccia urlandoci addosso e abbatte la casetta. Spaventati e in lacrime andiamo via e raccontiamo tutto ai nostri genitori che chiamano i carabinieri ed i vigili senza ricevere alcuna risposta. Così chiediamo al nostro vicino se ci fa costruire una casetta nel suo cortile appena alla periferia del paese, così… tanto per divertirci… in questi tre giorni che non andiamo a scuola. Il vicino ci autorizza e trasportiamo le pedane in legno cominciando a costruire la nostra casetta ma… arriva la Polizia Municipale e ci intima di abbattere. Qualcuno ha chiamato. Ci hanno denunciato per abusivismo edilizio. Intervengono i nostri genitori, il proprietario del terreno, il presidente del consorzio e colui che ci ha denunciati… Dopo una lunga diatriba tutto finisce, noi ci rintaniamo a casa ciascuno a giocare con il computer, la xbox o guardare la televisione. I grandi ci vogliono così: silenziosi rincoglioniti.
Questo è quanto accade a mio figlio un giorno si e l’altro pure. Questo è quello che accade tutti i giorni ai nostri ragazzi. Tolleriamo i drogati sotto casa, le prostitute, il tizio che rompe con il martello pneumatico. Tolleriamo i 500 bar nel nostro paese che distribuiscono cicchettini di superalcolici a minori e tolleriamo i resti dei bagordi notturni disseminati per il paese. Ci scandalizziamo se il nostro vicino non va in chiesa, tolleriamo i parcheggi ad capocchiam e la guida anarchica, i marciapiedi dissestati e l’immondizia per le strade. Tolleriamo le scosse e le veline seminude in tv all’ora della merenda, il martellare delle pubblicità che rincoglionisce i nostri ragazzi. Ci piace vederli chiusi nei circoli a giocare alle slot machine con la loro birretta in mano… L’importante è che non rompano per strada. La strada appartiene ai criminali, ai drogati, agli anziani, alle prostitute, agli ubriaconi. Gente che non si può denunciare… pericolo di ritorsioni. In strada si spara, non si gioca!!! La strada è una cosa seria, è per adulti.
Questo è il nostro modello di società civile. Una società che sfugge ai propri doveri e alle proprie responsabilità, che se la prende con i ragazzi come una sorta di sfogo represso. Un paese che non guarda ai giovani è un paese senza futuro. Stiamo trasmettendo un modello culturale sbagliato, siamo una società morta e non lo sappiamo. Fin troppo facile la tolleranza zero con i bambini. Andate a giocare altrove!!! Anch’io avrei voglia di andare a vivere altrove, ma è troppo lontano il mio altrove.
Antonio Marino