Spazi di affissione vuoti. Il consenso viaggia sui social
Ricordate i comizi di piazza annunciati al megafono dalle utilitarie tappezzate di poster del candidato di turno? Storie di campagne elettorali del passato dove si andava casa per casa a consegnare il famoso santino alla ricerca del voto.
Mai come quest’anno la propaganda viaggia sui social: video-(auto)interviste che sostituiscono i vecchi spot a pagamento che venivano mandati random sulle tv perlopiù locali; foto, ashtag, like e chi più ne ha più ne metta.
E i tabelloni per affiggere i manifesti elettorali? Desolatamente vuoti a parte qualche sparuto volto di vecchia conoscenza alla ricerca del seggio romano.
Nella nostra città gli spazi affissione sono addirittura aumentati: metri di pannelli metallici coprono mezza villa comunale, Corso Roma e gran parte del marciapiede antistante la scuola Melchionda, senza che ci siano manifesti attaccati. E per installare quei pannelli il comune paga fior di quattrini senza contare la rottura sistematica dei marciapiedi e della pavimentazione. Per poi risultare pressoché inutilizzati.
Infreddoliti dalle temperature pungenti di questi giorni, circondati da alberi spelacchiati, quei pochi manifesti in giro si rivolgono a un elettorato che fu, che non usa Facebook, Twitter o Instagram.
I moderni Antonio La Trippa viaggiano sempre connessi allo smartphone, magari accompagnati da un addetto stampa senza titoli e sottopagato al quale sarà promesso il posto da portaborse in caso di elezione. Perché alcune vecchie abitudini dei nostri politici, a differenza del modo di fare campagna elettorale, non cambieranno mai.