di Giuseppe Pizzìcoli
Molti anni fa, troppi anni fa, era in voga l’espressione “Piove: Governo ladro!”; si trattava di un modo metaforico di dire con il quale si soleva intendere che l’autorità veniva paradossalmente incolpata di tutto ciò che andava storto, persino degli eventi naturali, come la pioggia, il cui verificarsi non dipende certamente dalla volontà umana.
Sul piano del costume politico si può pacificamente affermare che come nel passato, anche oggi, noi italiani spesso ci cimentiamo nel facile gioco dello scaricabarile, gioco che consiste nell’addossare (appunto scaricare) sugli altri le colpe di certi risultati che, al contrario, si producono forse anche per colpa nostra (mia, tua, nostra).
Soprattutto noi meridionali ci piangiamo spesso addosso e ce la prendiamo con le Autorità per le carenze, le negligenze ed i risultati non piacevoli, situazioni tutte che forse, o senza forse, sono causate anche con la nostra complicità, con le nostre omissioni.
In questi giorni, in San Giovanni Rotondo si parla spesso del nuovo servizio di ritiro della immondizia attraverso nuove modalità di raccolta: e si sono sentite voci critiche nei confronti del Comune che non fornirebbe le dovute informazioni sulle modalità dei nuovi servizi: probabilmente queste critiche possono anche essere pertinenti e puntuali; tuttavia, guardando al passato prossimo, il servizio di nettezza urbana è stato carente nel suo complesso anche per l’indisciplina di noi (io, noi, voi) cittadini che certamente non abbiamo rispettato le regole: collocando le buste negli orari non consentiti; lasciando le buste per terra, nei posti più impensati, e così via.
Ciascuno di noi si pone in un atteggiamento severo nei confronti degli altri quando qualcuno sbaglia (esempio, lascia la macchina in posti non consentiti) e pretende la giusta punizione per i trasgressori; se, però, a commettere qualche trasgressione sono io, allora si accampano tutte le più assurde giustificazioni!
Come dire, noi italiani siamo cultori della massima “dei due pesi e delle due misure”.
Questo atteggiamento furbesco lo stiamo sperimentando proprio in questi giorni dove, di fronte ai progetti governativi finalizzati a riportare il Paese fuori dalla crisi finanziaria e di fiducia, ciascuna categoria associativa scompostamente scalpita, sciopera senza rendersi conto che tutti dobbiamo ingurgitare l’amara medicina nella consapevolezza di salvare l’Italia: questa ricetta, tuttavia, può avere un’efficacia salvifica a condizione che i sacrifici richiesti vengano imposti secondo gradualità ed equità.
Se, da un lato, pretendiamo a gran voce, che lo Stato scovi gli evasori perché paghino le tasse, anche noi dobbiamo fare la nostra parte e pretendere che per gli acquisti fatti ci venga rilasciata fattura, anche a costo di dover pagare qualcosa in più a titolo di tassa!.
Soltanto se ciascuno di noi rispetta la legge potrà pretendere che anche gli altri vi si assoggettino; ma fino a quando sarà imperante il vezzo di ritenersi furbi allorquando si riesca ad aggirare le maglie della giustizia, non potremo cambiare in meglio il Paese Italia.
Ognuno è chiamato a fare la sua parte per il bene comune, né vale nascondersi dietro inutili alibi e gridare “Non piove: Governo ladro!”. Come pure, ricordarsi che la salvezza non è dei singoli, ma del Paese tutto intero.