Primo appuntamento con LibriAmo, a cura di Renata Grifa
La Redazione di SanGiovanniRotondoNET.it inaugura oggi una nuova rubrica culturale. Significativo il titolo che abbiamo voluto dare a questo nuovo spazio: LibriAmo, un mix che vuole sottolineare l’amore verso la buona lettura e la cultura più in generale.
Ad occuparsi della nuova rubrica sarà una nostra nuova collaboratrice, Renata Grifa.
Appassionata di tutto ciò che è cultura, Renata si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso la facoltà di Pescara.
Cercando di trasmettere ai suoi “allievi” tutta la bellezza delle lingue straniere, fa dell’inglese un suo quasi lavoro e della lettura una vera passione. Ama lo sport, ma non tutto, ama la musica, quella buona, ma i libri sono il suo mondo, con loro non sfugge dalla realtà, ma in essa vi entra da un ingresso preferenziale.
Periodicamente Renata proporrà, attraverso le sue recensioni, i libri e gli scrittori del momento senza tralasciare i grandi classici della narrativa italiana e mondiale.
Il primo libro che Renata propone ai nostri lettori è “Ogni mattina a Jenin” (ed. Feltrinelli), della scrittrice americana, ma di origini palestinesi, Susan Abulhawa.
Buona lettura!
Ogni mattina a Jenin
Io ho cercato di usare la mente e il cuore per tenere
il nostro popolo legato alla propria storia,
perché non diventassimo creature senza memoria
che vivono arbitrariamente in balia dell’ingiustizia.
Ogni mattina a Jenin – Susan Abulhawa
Ogni mattina a Jeninè il racconto di una guerra senza fine, è il racconto di due popoli che la storia ha messo contro. Ma forse è anche qualcosa di più, è un racconto di amore e fiducia; fiducia a cui Amal, voce narrante del viaggio, si aggrappa senza mai perdere la speranza.
È il 1948, scoppia il conflitto Israelo – Palestinese, sono gli anni della devastazione, gli anni in cui assistiamo al peregrinare di intere generazioni di uomini e donne che si ritrovano in un sol colpo ad essere quel popolo “senza patria” che la storia ci ha fatto conoscere.
Sarà Amal figlia, nipote e donna, a condurci nel viaggio d’esilio verso Jenin, sarà la sua voce che ci racconterà di come la guerra costringerà i suoi due fratelli a combattere l’un contro l’altro armato, saranno i suoi occhi a descriverci di come un essere umano possa dimenticare di essere tale “erano dappertutto, per strada, nei vicoli, nei cortili e dentro le stanze diroccate, sotto ai calcinacci e sopra ai mucchi di spazzatura. Quando arrivammo a cento cadaveri, smettemmo di contare”.
Eppure l’amore resta il filo conduttore di tutto il racconto. La guerra non spazza via l’amore per la propria terra, l’amore di una figlia per il padre, il dolce ricordo dei libri letti alle prime luci dell’alba, di una famiglia felice, distrutta suo malgrado. La guerra, nella sua atrocità, cambia l’uomo ma non i suoi sentimenti, non le sue ambizioni.
Amore e tragedia, un equilibrio che si tiene costante per quasi tutto il racconto, fino a quel punto di rottura che Amal sanerà con il gesto d’amore più grande.
Ogni mattina a Jenin è un libro che ti porta a sorridere e commuoverti allo stesso tempo, un libro che ti rende partecipe della commozione e della tragedia di un intero popolo, un racconto che ti fa sentire parte di una realtà che troppo spesso crediamo lontana, un libro che non mira a cercare il colpevole, è un libro che ti lascia l’amaro in bocca, con quell’unica domanda: “Perché? Qual è il senso di tutto questo dolore?”.
antonio maria
Due brevi commenti, entrambi positivi: per la nuova rubrica e per la recensione. Ogni iniziativa culturale non può non suscitare apprezzamento ed incoraggiamento. E poi la recensione: asciutta, piana, scorrevole e precisa. Ed intrigante. Renata appare lettrice attenta ed esperta. Auguri!
Antonio Maria Del Giudice