Verdi estromessi, Rifondazione in allarme
San Giovanni Rotondo. C’è aria di schiarita in seno alla maggioranza di centro-sinistra guidata dal diessino Salvatore Mangiacotti. E’ di queste ore, infatti, la notizia che, sia pur non completamente, sarebbe rientrata la crisi aperta da più di un mese. Il condizionale, purtroppo, in questi casi è d’obbligo, perlomeno fin quando non ci saranno da parte del sindaco i nuovi decreti di incarico; se si considera poi che non tutte le aspettative dei singoli partiti potrebbero non aver trovato piena soddisfazione, ogni certezza ed accordo potrebbe venir meno in qualsiasi momento. Comunque, come già emerso nei giorni scorsi negli ambienti di partito, la giunta dovrebbe essere ridotta ed operativa, per il momento, a cinque assessori rispetto ai sette della precedente.
Nessuna novità in ordine agli uomini che dovrebbero ricoprire gli incarichi assessorili. Si parla di Matteo Cappucci (SDI) al bilancio e carica di vice-sindaco, Giuseppe Siena (DS) alle attività produttive, traffico, personale, contenzioso e viabilità, Antonio Urbano (DS) ai lavori pubblici ed arredo urbano, Gaetano Cusenza (Margherita) all’urbanistica e Michele Crisetti (Margherita) alle politiche sociali.
Resterebbero temporaneamente senza assegnazione le due cariche spettanti, nel rispetto degli accordi pre-elettorali, al terzo assessore della Margherita e a quello di Rifondazione Comunista.
La novità sostanziale della nuova giunta, al momento, rispetto a quella iniziale dovrebbe essere rappresentata dalla perdita del proprio assessorato da parte dei Verdi (Gianfranco Pazienza al turismo) a tutto vantaggio dei DS che, con questa operazione, rafforzerebbero la propria presenza in giunta con due assessori ed il sindaco.
Il documento finale che avrebbe approvato la nuova giunta pare non abbia trovato la sottoscrizione oltre che dei Verdi anche di rifondazione comunista, decisa più che mai a non voler sostituire Nicola Capuano dalla sua carica di assessore; decisione così forte che, stando alle indiscrezioni, potrebbe portare il partito ad uscire addirittura dalla maggioranza.
Una situazione, quindi, che se ufficializzata, da un lato darebbe all’amministrazione comunale ed alla città un organo di governo costituito da esponenti di decennale esperienza politica, dall’altro farebbe emergere la prosecuzione di un progetto amministrativo non pienamente coeso e condiviso che, a poco più di sedici mesi si ritrova alquanto ridimensionato ed indebolito.