di Emanuele Merla
Normalmente
quando l’olio di frittura diventa esausto è consuetudine sversarlo nello
scarico del lavello.
Tale pratica causa principalmente danni all’ambiente e alle infrastrutture che
permettono di depurare l’acqua.
Alcuni studi hanno accertato che mezzo litro di olio può rendere inutilizzabile
fino a 500.000 litri di acqua (consumo medio di una persona nell’arco di 8
anni).
In Italia tutte le attività che producono residui di frittura sono soggette per
legge al recupero degli oli esausti (nel caso contrario le multe vanno da
250 a 1500 Euro).
La raccolta viene effettuata dal CONOE (Consorzio obbligatorio nazionale di
raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti) che
tramite una rete capillare raggiunge tutte le zone della penisola.
La lavorazione che viene effettuata sugli scarti è talmente efficace che gran
parte di questi rifiuti si trasformano in Biodiesel.
Sono tanti i comuni che si stanno organizzando per il recupero degli oli
consegnando, ad esempio, una tanica per famiglia con il relativo ritiro porta a
porta.
Oltre a limitare i danni ambientali il recupero permette una riduzione dei
costi di gestione dei depuratori.
Dato che viviamo in un comune con un elevato tasso di attività ristorative, con
un po’ di buona volontà anche a San Giovanni Rotondo potremmo raccogliere e
successivamente portare il nostro olio esausto in un qualsiasi ristorante e
versarlo nei loro contenitori; pur se contenuta una tale soluzione potrebbe
dare il via ad una sensibilizzazione dei cittadini che aprirebbe la strada ad
una futura raccolta porta a porta.