di Gaetano Cusenza
“Oscar Luigi Scalfaro si è addormentato definitivamente questa mattina, sereno e in contemplazione, così come aveva vissuto”. Con queste parole la figlia Marianna ha annunciato la scomparsa del Presidente emerito.
Oscar Luigi Scalfaro è stato eletto Presidente della Repubblica Italiana il 25 maggio del 1992, giorno del compleanno di Padre Pio e per uno come lui, devotissimo del frate di Pietrelcina, il mandato presidenziale non poteva iniziare sotto una stella migliore.
Il Sindaco di San Giovanni Rotondo dell’epoca, invio al neo Presidente una lettera di auguri, di buon lavoro e mettendo in evidenza la meravigliosa coincidenza. Scalfaro rispose, ringraziando e facendo a sua volta gli auguri alla nostra Città.
Città che Scalfaro conosceva benissimo, in quanto si recava per pregare sulla tomba di San Pio. Personalmente l’ho ascoltato tre volte.
La prima volta nel 1985. Venne a tenere una conferenza nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, dal tema “Maria Madre di Dio” organizzato dal gruppo di Preghiera del Piemonte, guidato dal carismatico Franco Montini. N ella sua riflessione traspariva chiaramente la sua fede certa e profonda in Dio, ma soprattutto la sua devozione “mariana”. La sua vita era un continuo colloquio con Maria.
La seconda volta fu nel 1988. Fu invitato da Mons. Riccardo Ruotolo, suo personale amico, tenne la conferenza nella Casa Sollievo della Sofferenza. Il salone dell’Ospedale era gremito di ascoltatori attenti e interessati. Fu una lezione magistrale più che una conferenza. Mi rimase impresso chiaramente un ricordo che Scalfaro ci raccontò: “Ero Ministro dei Trasporti e tornai un giorno nella mia Novara.
Girando per il Centro Storico incontrai una nonnina che conoscevo da sempre, la quale affettuosamente mi invitò a prendere una tazza di caffè. Accettai di buon grado e quando me la offrì, per verificare che il caffè fosse bello caldo, intinse il mignolo della mano nella tazza e aggiunse: “ beva, beva carissimo e proprio caldo”. Era il gesto genuino di una mamma”…
Il terzo incontro avvenne nel 2006. Fu un incontro politico svoltosi a Roma, che Scalfaro tenne con gli Amministratori Comunali. Ci parlò della Costituzione Italiana, che lui stesso contribuì a scrivere. Parlava della Grande Carta in una maniera unica, mettendo in evidenza tutti i valori che essa contiene: la vita, la libertà, la pace, la solidarietà, la giustizia, la religione. Difese la Costituzione a denti stretti, reagendo duramente contro tutti coloro che la ritenevano superata.
Si notava palesemente che, nel suo settenario, aveva ancorato il Quirinale sulla roccia della Carta Costituzionale, soprattutto dagli attacchi che ad essa venivano da alcune forze politiche, come la Lega Nord. Perciò quei suoi “no” e quei “non ci sto”, sono apparsi subito come una nuova “gettata” di cemento costituzionale che ha reso più forti le fondamenta della nostra democrazia.
In Scalfaro e in altri costituenti come Dossetti, Lazzati e Moro, c’è una fermezza e una intransigenza dovuta proprio ad una sorta di investimento religioso sui principi della Costituzione, come se il valore della persona, della vita e del bene comune non possa essere scritto, che nell’unico modo, in cui è stato fatto, appunto, nella Costituzione. La quale, proprio perciò, è stata ed è vissuta come il punto di convergenza tra l’umanesimo cristiano e l’umanesimo laico. Infatti non è un caso che Scalfaro non sia mai riuscito a creare un feeling con l’On. Berlusconi, che considerava “estraneo” alla cultura e a gran parte della stessa architettura del nostro modello di democrazia costituzionale, non solo per ragioni anagrafiche, ma proprio per ragioni profondamente etiche e culturali.
Con Scalfaro se ne va un Padre della Costituzione, ma anche un Padre della Politica.