L’opinione
dell’UDC di San Giovanni Rotondo
Molte
volte sentiamo raccontare dai nostri nonni che nei tempi di siccità si era
soliti scrutare il cielo sperando che qualche nuvola, facendo capolino
all’orizzonte, portasse la pioggia o comunque un po’ di refrigerio nelle
assolate giornate estive. Peccato
che oggi questa simpatica scenetta – così doveva essere a quei tempi – si sia
trasformata in un gesto da evitare, presagio di sventura e distruzioni, in
alcuni casi di morte.
Qualcuno
si domanda come può una giornata molto nuvolosa, che necessiterebbe come unica
precauzione la chiusura delle porte di casa, lasciare in eredità morti annegati
o, forse, ammazzati dalla furia omicida di un nubifragio.
I
genovesi e, in generale, gli abitanti della Liguria sono tormentati da questo
dubbio che merita di essere risolto ancor prima della logica ricostruzione di
ciò che la natura ha portato via.
Le
decine di morti e feriti, questo il computo della tragedia per di più non
definitivo, sono il campanello d’allarme per tutto il Paese: il dissesto
idrogeologico che sta investendo l’Italia merita di essere considerato al pari
della più famosa crisi economica che per una volta ha lasciato la prima pagina
della notorietà per far posto alla strage causata dall’argomento di un
trafiletto.
Come
si può parlare di lavoro sicuro, di interessi economici e di crisi governative
se la popolazione non è al sicuro nemmeno nelle proprie case? Come possiamo
parlare di rispetto della vita umana e dei suoi valori se la prevenzione viene
tirata fuori solo a stragi fatte?
Il
duro colpo ligure ci lascia una riflessione: da nord a sud nessuno è al sicuro.
Da Genova a Giampilieri tutti scrutano il cielo sperando che il sole ci resti a
lungo.
Alla
luce dei fatti l’UdC di San Giovanni Rotondo non può non riportare la mente dei
cittadini al 12 settembre 2009 allorquando un violento nubifragio si abbatté
sulla nostra città, provocando un morto nella vicina San Marco in Lamis e seri
danni a molte abitazioni.
Polemiche
a non finire che però non sono servite a risolvere la situazione che
puntualmente ad ogni temporale si ripresenta ormai a scadenza fissa: case e
strade allagate, anni di sacrifici cancellati e annegati nell’acqua sporca e
maleodorante.
L’Amministrazione
comunale, fissando un Consiglio monotematico su questo tema, non è però giunta
ad una conclusione: c’è il progetto ma mancano i soldi (per Leone di Lernia
no!), monologhi, appelli e cartelli vari, insomma niente di fatto.
Oggi
vogliamo chiedere, una volta per tutte, di non pensare alle beghe politiche o
alla nomina di inutili staff sindacali, ma di risolvere una situazione che sta
aspettando solamente di esplodere: prima che ci scappino i morti, prima che
venga distrutta la nostra bella ma malcurata città.
Iniziamo
col prevedere delle azioni tampone, in attesa di una soluzione definitiva.
Iniziamo a renderci conto di persona di ciò che accade nelle abitazioni ogni
qualvolta cade acqua dal cielo. Se non ci si rende
conto che siamo sull’orlo di un burrone, ad ogni pioggia può succedere di tutto.
Non
c’è tempo da perdere: la bravura e la capacità di un’Amministrazione comunale «si misurano anche dalla capacità di tenere
in ordine il proprio territorio: c’è poco da fare davanti a uno tsunami, ma il
peggio, ci dice questo terribile autunno, non è mai alle spalle».
Pietro Fania, consigliere comunale, capogruppo UDC
Coordinamento cittadino UDC