Il ricordo di Berto Dragano
Capita a tutti noi di passare per Piazza Pasquale Dragano. Ogni passo un pensiero, ogni passo una sofferenza, ogni passo un ricordo.
Il ricordo di quando da bambini ci si arrampicava sulla Fiat 500 rossa di mio padre per rendere il gioco pericoloso ed emozionante. Le corse dietro al pallone imitando i campioni del calcio. La caccia con suo padre, senza mai tornare a mani vuote.
Il giovane Pasquale nell’estate del 1999 ha 21 anni. È un bersagliere volontario e si trova nell’automezzo verde parcheggiato nel cortile del distaccamento italiano di Djakovica, in missione di pace nel Kosovo occidentale. In autunno si congederà, dopo quasi tre anni in divisa.
La sera del 24 giugno di 25 anni fa, intorno alle ore 20:00, mentre nella sua San Giovanni Rotondo si celebrava la festa patronale, moriva il giovane caporalmaggiore Pasquale Dragano durante il servizio di pattugliamento, a causa di un incidente.
Il colore grigioverde del blindato targato EI AH 226, sulla fiancata sinistra, vicino al serbatoio, si mescola al rosso cupo. Dentro, altro rosso, sparso dappertutto: sono le tragiche tracce di una vita finita brutalmente, in un giovedì sera, con tre colpi di mitragliatore Beretta, che hanno trapassato il braccio del giovane caporal maggiore Pasquale Dragano e gli sono penetrati in testa.
È la prima vittima italiana in Kosovo a cadere in una missione di pace.
Le lacrime, la sofferenza, il ricordo, la ferita di quel maledetto 24 giugno restano impressi in ognuno di noi e per tutti noi.
A venticinque anni dalla scomparsa, non resta che continuare a ricordare il sorriso e la speranza di un futuro migliore che il giovane volontario sognava; un giovane che per la Pace ha donato la vita.
Pasquale vive!