LibriAmo ricorda Philip Roth
Dopo la notizia dell’improvvisa scomparsa di uno dei più grandi scrittori della letteratura mondiale, anticipiamo ad oggi l’appuntamento con LibriAmo previsto per lunedì 28 maggio.
Ci lascia oggi, all’età di 85 anni, Philip Roth autore di alcuni dei più intensi romanzi che la letteratura americana abbia mai prodotto. Di origine ebraica, Philip Roth è stato un autore geniale nell’esplorare in maniera profonda e critica la società americana del secondo Novecento.
A proposito del suo lavoro di scrittore e del disfacimento della società americana in una delle sue ultime dichiarazioni aveva affermato che “raccontare storie per me era tutto. Ora semplicemente, non lo è più. È strano. Non avrei mai immaginato che potesse succedermi. Ma non avrei nemmeno immaginato tante delle cose che stanno accadendo”.
Riproponiamo di seguito la recensione del romanzo che nel 1997 gli è valso il Premio Pulitzer: Pastorale Americana.
“Cosa è successo ai nostri bravi ragazzi ebrei? Sono impazziti. Qualcosa li ha fatti impazzire.
Qualcosa li ha messi contro tutti. Qualcosa li sta portando al disastro.
Questi non sono i bravi ragazzi ebrei decisi a farsi strada facendo meglio di chiunque altro
ciò che gli dicono di fare.
Questi si sentono a loro agio solo facendo meglio di chiunque altro
ciò che non gli dicono di fare.
Sfiducia: ecco la follia alla quale hanno ceduto.”
Pastorale Americana è un romanzo che non spiega, racconta.
Nathan Zuckerman, alter ego dell’autore, narra del sogno americano di Seymour Levov, per tutti “lo Svedese”, ricco industriale di successo, alto biondo con gli occhi azzurri, con un glorioso passato sportivo alle spalle e marito orgoglioso della bellissima Dawn, ex Miss New Jersey 1949. Una vita perfetta quella dei Levov, cui nulla sembra poter scalfire la bolla di apparenza nella quale Seymour racchiude la sua intera esistenza “Ecco un uomo che non è stato programmato per avere sfortuna, e ancora meno per l’impossibile. Ma chi è pronto ad affrontare l’impossibile che sta per verificarsi? Chi è pronto ad affrontare la tragedia e l’incomprensibilità del dolore? Nessuno. La tragedia dell’uomo impreparato alla tragedia: cioè la tragedia di tutti”.
Un sogno americano che si infrange nel momento in cui la Storia irrompe nella famiglia del protagonista imponendogli di uscire fuori dai binari dello splendido e rassicurante conformismo su cui fin’ora la sua “vita pastorale”, apparentemente perfetta, aveva viaggiato. E’ l’America degli anni Sessanta, l’America del fanatismo ideologico, degli anni in cui a molti la scelta terroristica sembra la via più naturale per sovvertire le regole. Sarà proprio l’atto di terrore della deflagrazione di una bomba reale, ma allo stesso tempo simbolica, che spazzerà via l’universo idilliaco dello Svedese, “lo sbalza dalla tanto desiderata pastorale americana e lo proietta in tutto ciò che è la sua antitesi e il suo nemico, nel furore, nella violenza e nella disperazione della contropastorale: nell’innata rabbia cieca dell’America”.
Dal “Paradiso perduto” in poi saranno le contrastanti figure di Seymour e Merry a guidarci nel labirinto straziato dell’America, a mostrarci l’insanabile strappo tra ordine vecchio e nuovo disordine.
Mettendo di fronte padre e figlia, Roth da un lato condanna le ultime generazioni per aver ceduto alla sfiducia, dall’altro infligge uno sguardo severo all’America di Seymour il quale, impreparato alla tragedia, non è più stato in grado di ritrovare l’integrità della propria generazione. Così il fallimento di Seymour rispecchia quello di Merry ed entrambi rispecchieranno il fallimento dell’America.
Roth, in uno stile narrativo magistrale, scrive un racconto fortemente americano per la cornice storica in cui è inquadrato, ma assolutamente universale per i temi e i contenuti.
Pastorale Americana è la storia del sogno americano e del suo completo disfacimento, una storia che non dà risposte, ma che al contrario dopo quattrocento pagine di narrazione ci lascia con un solenne punto interrogativo. E’ proprio questo che ne fa un romanzo unico e geniale.