di Alessandro Rendina
Le elezioni del 14 ottobre hanno visto a San Giovanni Rotondo un confronto serrato in parte inquinato dalle diverse esigenze di espressione locale e dal bisogno di esprimere i diversi punti di vista.
Il fallimento dell’amministrazione Mangiacotti, oltre a generare dinamiche che minano alla base il progetto del Partito democratico, ha soprattutto messo in evidenza l’incapacità degli amministratori locali di lavorare in gruppo e di creare una valida cinghia di trasmissione tra gli aderenti, il Partito, i consiglieri comunali, la giunta e il sindaco.
E’ infatti in questo meccanismo che và cercata la causa prima delle incomprensioni che hanno portato allo sfascio di questa amministrazione.
Se si osserva con attenzione e si tenta di mettere per un attimo da parte le rivalità, si nota una assenza di progetto da parte della precedente amministrazione o, nel caso c’è ne fosse stato uno, una chiara incapacità di esprimerlo.
In realtà l’impressione che si ha è che l’amministrazione in questi anni abbia completato cose già in cantiere e navigato a vista. Chiunque abbia fatto attività politica negli ultimi due anni sa perfettamente che i consiglieri raramente sapevano cosa veniva deciso in giunta e chi assisteva ai consigli comunali non può non essersi accorto che spesso erano impreparati sugli argomenti da discutere e malamente informati dai loro vertici. Sui segretariati c’è poco da dire salvo prendere atto che erano completamente assenti dal dibattito politico.
Questo porta a concludere ciò che già sappiamo, non esiste un vero contatto tra le strutture sopra citate.
Per questo motivo spero che questo documento diventi un primo timido passo verso la creazione di un punto di vista collettivo e di un progetto che possa diventare il punto di vista del Partito Democratico di San Giovanni Rotondo. Spero che questo documento venga letto, contestato, modificato dove non piace e integrato dove è mancante da tutte quelle persone che ritengono che il Partito debba smettere di essere una fucina elettorale ma ritornare elemento propositivo, permettendo a tutte le idee nuove di emergere e venire integrate all’interno di un progetto cittadino capace di generare un reale rinnovamento nella società sangiovannese.
Come dicevo, il problema più grave del PD di San Giovanni Rotondo è nella comunicazione.
L’intera modalità di comunicazione tra i vari contenitori deve essere ripensata in modo da favorire il contatto tra i simpatizzanti e il Partito, in modo che all’interno del processo decisionale siano tenute in conto le istanze, le proposte e gli emendamenti di tutti. Non si può pensare di gestire in modo illuminato un partito se si tenta di imporre una dittatura di una maggioranza, qualunque essa sia, né tantomeno si può pensare di incamerare pensieri e saperi nuovi se il Partito non permette anche ai singoli di avere voce in capitolo. A tal fine si dovrebbe procedere nel ricreare luoghi di discussione capaci di influenzare realmente il processo decisionale.
Le vicissitudini della passata amministrazione hanno creato astii che non si sono ancora sopiti e che impediscono una analisi lucida della attuale situazione politica nella nostra cittadina. E’ necessario che questa situazione venga superata e non si può pensare di riproporre alla cittadinanza la stessa amministrazione che veniva sfiduciata pochi mesi orsono.
Per questo motivo chiedo, da semplice aderente, al di là dei torti e delle ragioni, agli amici e i compagni che hanno partecipato alla precedente amministrazione di fare un passo indietro.
Chiedo un atto di responsabilità, per permettere una composizione organica degli organi dirigenti, composizione dalla quale ci si deve aspettare, non una maggioranza ed una minoranza, ma un gruppo di persone che lavorano e operano sulle proposte integrandole e migliorandole senza preclusioni ideologiche o di parte.
Ci aspettano scadenze importanti e abbiamo bisogno di utilizzare tutte le risorse presenti nel Partito.
Alessandro Rendina