Preg.ma Assessore,
comprendo bene le precisazioni e il riferimento al gruppo di studiosi che hanno individuato il percorso, meno la difesa d’ufficio del camminatore Del Giudice (ma questo, forse, appartiene a logiche che a me sfuggono).
La mia iniziativa è solo dettata da una convinzione: la Via Francigena non può essere classificata come un semplice “itinerario culturale”, con tutto il rispetto dell’IEIC, perché fuorviante e soprattutto ad uso e consumo di una rete di associazioni che sono, allo stesso tempo, promotori e fruitori del tracciato. A mio modesto avviso, sia pure confortato da 4 mail, occorre che il percorso interessato sia prima di tutto riconosciuto come percorso devozionale e religioso. Altrimenti si rischia, come è stato detto in alcuni contesti, di esaltare luoghi e punti di riferimento che hanno poco da spartire con l’antico percorso (da qui il mio appello alla Sua “sensibilità” accademica!).
Lei fa bene a evidenziare che è stato sottoscritto un protocollo d’intesa, ma non è certo colpa mia se abbiamo, a volte, amministratori distratti e decisioni affrettate (ma Lei, probabilmente, non sarà mai inciampata in queste situazioni…). Altrimenti ci si sarebbe accorti che nel dossier del settembre 2008, firmato dal “gruppo di lavoro costituito presso l’Osservatorio Turistico del Dipartimento di Scienze Economiche Matematiche e Statistiche dell’Università degli Studi di Foggia per Opera Romana Pellegrinaggi”, che oltre all’interessante studio su flussi e presenze turistiche, si riprendono, ampliandole, relazioni già illustrate in un convegno del luglio 2008, svoltosi a Napoli e organizzato dall’Associazione Civita, i cui atti sono stati pubblicati grazie alla sponsorizzazione del Banco di Napoli e di Finmeccanica.
Si badi bene, io non contesto lo studio, che è meritevole, anche perché ha permesso di riprendere un discorso sulla Via Francigena che era destinato, nelle intenzioni di ORP, a “superare” la Capitanata e la stessa Puglia. Ora nello studio a cui Lei fa riferimento si avanza – nel silenzio più assordante delle istituzioni firmatarie del protocollo – la suggestiva ipotesi di una Via Francigena della Capitanata, ma soprattutto di percorsi “alternativi” (ma è un eufemismo) che sono oggetto del mio precedente intervento.
Chiedo, egregia assessore, il cammino scientifico, a cui Lei faceva riferimento in una precedente nota stampa, è quello che riguarda i “percorsi di trekking” contenuti nel dossier ed elaborati dallo stesso Del Giudice nella sua “ricerca (iniziata nel 1998) di una Via Francesca”? O cos’altro? Naturalmente Lei avrà avuto modo di leggere il dossier e potrà far comprendere meglio a me e ai firmatari della mail quali sono questi percorsi scientifici.
Concludo evidenziando che comprendo benissimo la natura di “valorizzazione territoriale” del “progetto dei Cammini d’Europa, promosso dalla Commissione Europea sulla Cooperazione Transnazionale Leader +” (gli antichi percorsi devozionali sono stati anche formidabili occasioni di aggregazione economica!), e comprendo, a riguardo, anche la presenza nel gruppo di lavoro universitario di un tour operator di provata esperienza, ma il tema di fondo – al quale speravo di ottenere da Lei una risposta – è cui prodest?
Cordiali saluti
Maurizio Tardio