Fratelli e sorelle carissimi, “chiamati ad
essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del
Signore nostro Gesù Cristo: grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal
Signore Gesù Cristo!” (1 Cor 1, 2-3)
Nel giorno in cui la benevolenza del Santo Padre
Benedetto XVI, a cui va in questa ora il mio grato e filiale pensiero, mi
nomina vostro Arcivescovo desidero farvi giungere il mio primo saluto, carico
di affetto e di sollecitudine, ma anche di trepidazione e di commozione. Non è
trascorso molto tempo da quando, qualche settimana fa, ero in mezzo a voi e
partecipavo alla vostra gioia nell’accogliere il dono straordinario della
visita del Papa a San Giovanni Rotondo, nel Santuario di San Pio. Ignaro della
mia nuova missione, ero tra voi come Vescovo di una Chiesa sorella, l’amata
diocesi di Oria, alla quale ho dato le primizie del mio ministero apostolico e
che ho servito con tutto il cuore. In quel giorno, il Papa ci ha detto
nell’omelia: “C’è … una forza positiva che muove il mondo, capace di
trasformare e rinnovare le creature: la forza dell’amore del Cristo, … una
forza divina, trascendente”. Questo richiamo alla forza dell’amore capace
di muovere ogni cosa vorrei che risuonasse ancora nel momento in cui inizia a
germogliare il legame pastorale e di fraternità tra noi.
È vero, il germoglio non è ancora il frutto maturo, io
non ancora vi conosco direttamente e il nostro rapporto manca di una
consuetudine assidua, eppure nel germoglio in qualche modo c’è già tutto, c’è
già la promessa del frutto che ne può nascere.
Vorrei dunque che prima di me giungesse a voi il mio
amore. Fin da ora ve lo assicuro, nutrito di quella fede che mi fa vivere
questo momento di passaggio sentendomi nelle mani del Signore, e mi fa
intravedere la disponibilità con cui mi accogliete come vostro nuovo pastore da
quelle stesse mani provvidenti. Desidero dirvi sin da questa primissima ora che
vengo a voi in nomine Iesu, nel nome di Gesù. E’ il Signore la sorgente
della mia forza, sarà Lui l’oggetto del mio annuncio, Lui la via e la mèta del
nostro comune cammino.
Sono confortato in questa mia intenzione dalla
saldezza della vostra fede, che risplende nella ricchezza dell’antica e florida
Chiesa di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, erede di una radice
antichissima – quella di Siponto – da sempre sotto lo sguardo della Vergine
Santissima, e protetta dall’intercessione di San Michele Arcangelo e dei
Patroni San Lorenzo Maiorano, San Giorgio Martire e San Pio da Pietrelcina.
Quella radice è stata coltivata nel succedersi del
tempo da zelanti pastori che hanno fatto correre la Parola di Dio in queste
terre, nella catena ininterrotta della tradizione apostolica fino a Mons.
Domenico Umberto D’Ambrosio, che vi ha sapientemente guidati fin quando
anch’egli non ha dovuto prendere in mano il bastone del pellegrino e partire
per il Salento, spostando gli orizzonti della sua missione pastorale verso
altri lidi. A lui il mio saluto ricco di gratitudine e di ammirazione per
quanto ha fatto a servizio della nostra Chiesa. Poi, il mio pensiero affettuoso
va Mons. Riccardo Ruotolo ed agli altri Confratelli Vescovi residenti in
diocesi.
Saluto inoltre tutti i sacerdoti, che sono i primi
coadiutori del ministero episcopale, preziosi e necessari perché il vangelo
giunga in ogni luogo e maturi nella comunione attorno all’altare del Signore,
nella celebrazione dei sacramenti. Con la stessa intensità di sentimenti saluto
i diaconi, i seminaristi ed i numerosi religiosi: sono certo che lo spirito di
amicizia e di corresponsabilità potrà caratterizzare il nostro comune lavoro
pastorale.
Saluto poi con animo grato le religiose e le persone
consacrate, i catechisti, gli insegnanti di religione e tutti i laici impegnati
nell’Azione Cattolica ed in altre associazioni. So di poter contare sul loro
generoso impegno.
Saluto anche gli appartenenti ai “Gruppi di Preghiera
di Padre Pio” e tutti i pellegrini: insieme siamo chiamati a custodire ed
approfondire l’eredità del Santo Cappuccino.
Saluto con rispetto le Autorità, le donne e gli uomini
di buona volontà e tutti coloro che operano per il progresso della società.
Vorrei, infine, rivolgere una parola di conforto e di
vicinanza agli ammalati di “Casa Sollievo”, a coloro vi lavorano ed a tutte le
persone che vivono nella sofferenza di ogni tipo, sia essa fisica o morale,
psicologica o spirituale. Quelli che stiamo vivendo sono tempi difficili, in
cui la crisi economica e la povertà sono giunte alle porte di tante nostre
case, toccano la vita di tante famiglie. Queste difficoltà ci interpellano e
ancora di più ci chiedono di saper dare un volto fraterno alla nostra
convivenza. Come vostro Vescovo vengo ben sapendo che sarà uno dei miei primi
doveri quello di assicurarvi il mio impegno per costruire insieme un cammino di
solidarietà e di aiuto reciproco.
Carissimi, siete già nella mia mente e nel mio cuore.
Siete già nelle mie preghiere. Anche a voi chiedo di accogliermi con fede e con
amore, di mostrarmi docilità e collaborazione e di aiutarmi con la preghiera.
Tutti abbraccio con affetto
Palazzo vescovile di Oria, 15 luglio 2009
+ Michele Castoro
Arcivescovo eletto di Manfredonia-Vieste-San Giovanni
Rotondo