Intervista al candidato sindaco Luigi Pompilio
di Antonio Lo Vecchio
San Giovanni Rotondo ha il suo primo concorrente alla carica di primo cittadino. Dopo settimane di consultazioni, incontri e papabili alleanze prontamente smentite, il “Progetto della città” delle sei forze di centrodestra, orfano dell’Api e del PpS, ha scelto in Luigi Pompilio l’uomo giusto per tornare alla guida della città di San Pio.
Cinquantadue anni, ingegnere, vanta già un’esperienza amministrativa allorché venne eletto consigliere comunale nelle consultazioni del 2005 in seno alla lista civica “Amo San Giovanni Rotondo”. Un nome che ha messo d’accordo tutti. “Mi sento di ringraziare tutti coloro che hanno riposto in me la loro fiducia – ha dichiarato – in particolare Giuseppe Pizzicoli, il quale ha anteposto i suoi interessi e le sue condivisibili ambizioni personali per il bene della coalizione”.
Quali sono i motivi che l’hanno indotta ad accettare questa sfida?
“Ho accettato perché mi ero stancato di tornare a San Giovanni e vedere una città che arranca. Per questo ho deciso di esserci e di abbracciare subito il Progetto per la città, un progetto valido e convincente dove ognuno porterà il suo contributo per invertire la triste tendenza della città”.
Si sente avvantaggiato dal fatto che le altre forze politiche fatichino a convergere sul nome del candidato sindaco?
“Di sicuro mi sento avvantaggiato perché mi onoro di rappresentare un progetto straordinario, indipendentemente da cosa faranno gli altri. Ci crediamo fermamente, andiamo avanti per la nostra strada convinti di avere tutte le componenti giuste per il rilancio del nostro paese, un paese che vogliamo portare alla normalità. Vogliamo riportare il dibattito politico nei termini giusti, riportare quel clima improntato al sano confronto costruttivo”.
E’ preoccupato per l’uscita dalla vostra coalizione dell’Api di Cusenza e del PpS di Biancofiore, che potevano portare un ampio bacino di voti?
“Non sono affatto preoccupato perché ritengo che tutti siano liberi di fare le proprie scelte se non si condivide una linea comune”.
Quali sono a suo avviso le maggiori criticità della città che vanno affrontate?
“San Giovanni sta vivendo una grave emergenza sociale, per questo abbiamo intenzione di rilanciare le forme sane di aggregazione giovanile come gli oratori. In questo le istituzioni però devono fare la loro parte, preoccupandosi di dare in primis le strutture e creare le opportunità. Proprio per questo intendo puntare fortemente sulle infrastrutture e sull’impiego di un gruppo di persone che sappia promuovere e organizzare momenti di sana partecipazione giovanile. Dal punto di vista dell’economia dobbiamo inoltre incentivare le imprese locali e favorire le condizioni per la rinascita delle imprese e quindi dell’occupazione. San Giovanni non è solo il turismo legato a San Pio, ma è molto altro. Per questo dobbiamo affrontare le emergenze che in questi anni non sono state tamponate: mi riferisco al PIP, al PUG, alla messa in sicurezza del territorio e quant’altro. Inoltre lavoreremo per snellire la macchina burocratica con forti investimenti sull’informatizzazione senza tralasciare la valorizzazione del personale umano secondo criteri di competenza, professionalità e produttività. Installeremo un rete wi-fi cittadina per aprirci ala tecnologia e metterla a disposizione di tutti. Sulla questione turistica dobbiamo favorire il pellegrinaggio di coloro i quali vengono a San Giovanni in cerca di un conforto spirituale essendo piagati nel fisico: dobbiamo ridare dignità al pellegrino, per questo ho intenzione di abbattere tutte le barriere architettoniche per venire incontro alle esigenze dei disabili e dei sofferenti. In ultimo vogliamo incentivare il comparto agricolo in un ottica innovativa. Per far tutto quello che abbiamo in mente però dobbiamo creare una rete di contatti sovra comunale che ci permetta di intercettare e sfruttare tutti i fondi e le occasioni di finanziamento a livello regionale, nazionale ed europeo”.
Antonio Lo Vecchio