::A giorni potremo vedere se i “proclami” hanno un senso e se i politici di San Giovanni Rotondo sono credibili o meno
Ha ripreso a lavorare, sia pur a numero ridotto, la nuova giunta Mangiacotti «rinata» a seguito del periodo di crisi durato oltre un mese. Sul finire del mese di agosto, si ricorderà, fu presa la decisione, vista la non piena unità di intenti fra tutti i partiti della coalizione, di ripartire con una squadra ridotta a cinque assessori anziché sette, per non continuare a lasciare una città quasi non amministrata in un momento, come quello estivo, nel quale doveva essere priorità assoluta essere presenti per poter volgere attenzioni con servizi, attività e iniziative verso le decine di migliaia di turisti e pellegrini che affollavano costantemente la città.
Presero le distanze da quelle decisioni Rifondazione Comunista, decisa a confermare, contro la volontà degli altri partiti, il proprio assessore Nicola Capuano, e i Verdi che si erano visti revocare la carica assessorile al proprio esponente, Gianfranco Pazienza. Nelle settimane scorse più di un assessore non ha digerito che in città si parlasse di un progetto amministrativo, quello attuale, non pienamente coeso e condiviso che, a poco più di sedici mesi dalle elezioni, si ritrovava alquanto ridimensionato ed indebolito. Ma i fatti purtroppo stanno dimostrando proprio questo.
Fin dal primo consiglio comunale del «Mangiacotti bis» si è alzata ancora una volta la voce di rifondazione, attraverso il proprio consigliere e segretario di partito, Matteo Barbano, che oltre a ribadire la volontà del partito a farsi rappresentare in giunta da Nicola Capuano, sempre con la delega al bilancio, ha detto chiaramente che l’uscita dalla coalizione potrebbe essere la prima conseguenza all’ostinazione degli altri partiti di maggioranza.
Aria tesa anche in casa DS dove l’ex assessore ai lavori pubblici, oggi consigliere comunale, Giuseppe Longo, sostituito nell’incarico da Antonio Urbano, ha detto apertamente che il suo appoggio ed il suo voto non sarà mai scontato e che dovrà essere «guadagnato» di volta in volta. Da ultimo, in seno alla maggioranza, rimane la posizione della Margherita a cui spetta, dopo quello di Rifondazione Comunista, l’altro assessorato non ancora individuato. Perentorio, anche per loro, l’ultimatum lanciato venti giorni fa: trenta giorni di tempo per riconfermare Giovanni Pazienza quale assessore o sarebbero stati rimessi in discussione gli accordi sottoscritti.
Con queste premesse, fra poco più di una settimana, se saranno rispettate tali dichiarazioni e confermata la decisione di Rifondazione, potrebbe riaprirsi una crisi ancora più profonda di quella dello scorso luglio.