Una tavola rotonda per definire un percorso condiviso
Publichiamo il testo integrale relativo alla tavola rotonda che si è svolta alcuni giorni fa nel chiostro comunale per inaugurare una nuova rubrica sul portale sulla Partecipazione e lo Sviluppo Locale a cui segue un documento tecnico sui primi risultati raggiunti dopo il primo incontro. Tutti i cittadini sono invitati a presentare le proprie opinioni in merito.
Quale futuro per S.Giovanni Rotondo?
Una tavola rotonda per definire un percorso condiviso
Le Motivazioni di un confronto pubblico sulla politiche di sviluppo locale.
Le motivazioni che spingono un partito politico come il nostro nel proporre una modalità di partecipazione e un percorso di condivisione delle scelte, derivano dalla provata esperienza che le attuali logiche dell’agire politico, economico, sociale e culturale presenti nella nostra comunità, sono oramai inappropriate. Certamente, non sono più adeguate ad uno sviluppo locale che sia socialmente ed ecologicamente sostenibile. Soprattutto non lo sono per una città come la nostra che ha un corpo troppo grande, per dimensione urbana, presenza di impresa, tali da non potersi permettere soluzioni approssimative o irresponsabili. Anche perchè siamo, invece, caricati di responsabilità straordinarie di accoglienza e custodia verso le opere di Padre Pio e dei suoi innumerevoli ospiti, e siamo esposti al giudizio di una attenta platea mondiale. Responsabilità enormi da sostenere e proprio perché tali responsabilità sono enormi dobbiamo dotarci di adeguati e moderni strumenti e servizi. Al contrario la nostra struttura politica, sociale e culturale si comporta ancora con scarse ambizioni per aiutare l’intera comunità della nostra città a compiere un salto qualitativo .
Alla ricerca di un metodo
La logica spartitoria (intesa come divisione della torta) o logica a somma zero, la poca chiarezza tra interessi privati e interessi collettivi, la frammentazione di competenze e responsabilità, così come l’eccesso di competizione e non di cooperazione, sono comportamenti controproducenti e dannosi per il ben-essere del paese.
Rispetto invece a positive logiche ispirate al confronto e all’inclusione di istanze differenti, di cooperazione e di apprendimento collettivo, che si ricompongono in un network sociale, cui riconoscere identità e condivisione di responsabilità di scelta e di gestione.
L’apertura di un dibattito sulla partecipazione nella nostra comunità, è una occasione da non sprecare e, come proposto dall’Associazione Giuseppe Prencipe (Credito Cooperativo) un attore locale di primaria importanza, questo dibattito esprime l’esigenza di individuare nuove modalità di sviluppo locale eco-sostenibile.
Alcune forze politiche (Verdi e rifondazione per esempio) si sono mosse a cominciare dal tema della riqualificazione urbanistica e ambientale della città. Temi già sviluppati con gli interventi sul Piano Urbanistico generale (PUG). Recentemente Lega Ambiente ha riproposto il tema, proponendo nuovi modelli democratici, al fine di promuovere la partecipazione della cittadinanza sulle future scelte (Agenda 21 Locale).
Da più parti, quindi, emergono due necessità
La prima di cambiare il modo di agire le scelte collettive
La seconda è che il ceto politico compia uno sforzo di “parziale rinuncia” del suo esclusivo “potere” decisionale, per condividerlo con i cittadini.
Cioè interpretare al meglio il dettato costituzionale di sussidiarietà orizzontale dell’art. 118 u.c. “ Stato, regioni, province, comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà.”
Quindi passare da un contesto bipolare di amministrati e amministratori ad un contesto plurale co-progettazione, di co- responsabilità, di coinvolgimento.
L’agire politico non come esercizio di potere
La tavola rotonda che proponiamo vuole sollecitare questa riflessione tra le forze politiche, economiche, sociali e culturali (qui albergano informatori sociali instancabili nel partecipare attivamente); con il mondo dell’associazionismo nelle sue innumerevoli forme sociali, ambientali e sindacali, con chi faticosamente tiene in vita strumenti di comunicazione.
Per confrontarci sulla necessità di avviare un percorso e ricercare insieme nuove modalità di analisi, di gestione e di risoluzione dei problemi del territorio. Un modo per porre le basi e una ambizione nuova, ma imprescindibile, nell’ affrontare lo sviluppo futuro della città.
Perché vi è la necessità di definire una visione, una programmazione e una verifica di obiettivi, al fine uno di sviluppo eco – sostenibile dell’ambiente?
Stabilire una visione condivisa significa socializzare il futuro che vogliamo per noi ed in particolare per i nostri figli, non il futuro che attiene alla sfera privata (anche se le competenze del singolo sono fondamentali per sviluppare le competenze collettive), ma quello che attiene alla sfera collettiva e pubblica, e la gestione sostenibile delle risorse e dell’ambiente non è cosa privata.
La tavola rotonda pertanto non è finalizzata alla ricerca di soluzioni , né il partito dei Verdi vuole proporre ricette risolutive ai problemi che affliggono il paese.
Pensiamo sia possibile iniziare a condividere una visione per esempio su quali sono gli ostacoli che la nostra comunità deve superare, per poter iniziare a parlare di politiche di sviluppo locale, ovvero parlare del futuro del paese.
Quale percorso attuare per giungere ad una visione condivisa e proporre strategie di sviluppo locale?
Noi siamo convinti che il percorso da attuare debba essere la sintesi dei ragionamenti condivisi tra i diversi attori; quello che però ci preme sottolineare sono in particolare due aspetti che sono fondamentali:
– il primo è relativo alla pluralità dei soggetti che devono condividere il percorso (cioè gli attori politici, economici sociali e culturali), il quale, per essere condiviso, non può tralasciare nessuna attore.
il secondo è la volontà di superare problemi e conflitti che emergeranno in tutte le fasi del percorso, attraverso l’adozione della logica della pari dignità degli attori, e la parziale rinuncia del potere della “maggioranza” e della minoranza.
Quale futuro per S.Giovanni Rotondo? Un percorso per definire una visione condivisa tra gli attori locali
Questo incontro ha un duplice scopo.
Il primo vuole sollecitare la riflessione delle forze politiche, economiche, sociali e culturali sulla necessità di avviare un percorso per ricercare nuove modalità di analisi, di gestione e di risoluzione dei problemi del territorio e porre le basi per come affrontare lo sviluppo futuro della città.
Il secondo vuole porre le basi per creare le precondizioni affinché questo percorso possa avvenire.
Indispensabilità di una visione, di una programmazione e di una verifica degli obiettivi individuati condivisi.
Il contesto territoriale
Il contesto territoriale non è un contenitore statico ma una dimensione, sia spaziale-fisica che socio-economica, da costruire. Meglio ancora, pensare al contesto come a un ambiente, ovvero come a una rete di relazioni socio-territoriali che fanno del nostro luogo una società locale identificabile non solo di riflesso per la presenza di P. Pio.
La rete degli attori è al tempo stesso la conseguenza o l’esito della qualità dei rapporti tra gli attori stessi, ma è anche una condizione di successo (o di insuccesso) di un qualsiasi modello di sviluppo locale.
È necessario giungere alla costruzione di una rete relazionale stabile che permette, di far cooperare attori che normalmente non collaborano o perfino confliggono tra loro. Generalmente ciò permette di sviluppare adeguatamente sia il capitale sociale, sia le capacità collettive del territorio di fare sistema.
Naturalmente la specificità che caratterizza il comune di S. Giovanni Rotondo non può essere tralasciata, anzi, il nostro bene comune più prezioso, il pellegrino deve essere visto da tutta la comunità come un bene da coccolare e non come soggetto da depredare.
Quali problemi prioritari vogliamo condividere a cui dare risposte soddisfacenti per porre le basi di uno sviluppo locale sostenibile?
Sviluppare la governance territoriale
Governance intesa come “modo di produrre scelte collettive e beni pubblici, che si distingue dal “governo” (government) centrato solo sulle istituzioni pubbliche, in quanto miscela e fa cooperare attori di natura diversa e si affida alla crescita e alla loro capacità di autoregolazione”.
Vi è la necessità pertanto di riportare al centro dell’azione pubblica una visione esplicita dell’interesse collettivo, da definire non più astrattamente dall’alto da parte dei partiti che governano la città o da qualche esperto per la città, ma attraverso l’ascolto della voce della città. La città si interroga sul suo futuro e costruisce un progetto collettivo, una visione e un percorso per la sua attuazione.
Sviluppare il capitale sociale
Cioè quelle norme sociali, le relazioni fiduciarie e le reti sociali che strutturano le pratiche locali. Capitale sociale da sviluppare sia individualmente (capacità di creare valore attraverso la propensione a creare relazioni), sia organizzativamente (abilità delle persone di lavorare assieme per uno scopo comune), sia collettivamente (il complesso dei legami che il territorio ha con il mondo esterno).
E’ ormai appurata dalle teorie economiche, sociologiche e di pianificazione del territorio, l’idea che una delle ragioni del successo, non solo economico ma più in generale di benessere collettivo delle società locali, risieda nella ricchezza di quello che è chiamato il capitale sociale o il capitale relazionale di queste società.
La tabella seguente, con i suoi indicatori, ci pone nelle condizioni di riflettere sul grado di sviluppo del capitale sociale della nostra città. (Tabella tratta da “Manuale Operativo per l’integrazione delle politiche sociali locali”).
Indicatori di capitale sociale
area tematica
|
tipo di indicatore |
indicatore |
definizione |
unità di misura, scala di valutazione |
norme sociali |
quantitativo.
|
abusivismo
infrazioni stradali
|
Attività illegale socialmente diffusa, spesso giustificata in base a norme sociali condivise e tollerata dalle istituzioni |
n. di condoni, stime del rapporto costruzioni in regola/abusivi |
standard sociali |
quantitativo |
vandalismo |
mancato rispetto, uso improprio e danneggiamento deliberato di proprietà pubbliche |
stime dei danni |
relazioni fiduciarie |
quali-quantitativo |
– risposte a domande – analisi di casi esemplari di strategie della fiducia/sfiducia locali. (Es. AUSL – Servizi Socili) |
grado di affidabilità degli scambi sociali. |
analisi dei costi di transazione casi positivi/casi negativi |
reti e networking |
quali-quantitativo |
estensione e densità organizzativa: ricostruzione e stime (PSDZ volontarietà/obbligo) |
valore delle reti per l’azione collettiva e la coesione sociale |
reti particolaristiche/ universalistiche; localistiche/ transterritoriali. |
dotazioni in capitale fisico |
quantitativo |
adeguatezza o meno rispetto alla crescita e allo sviluppo |
spesa per beni pubblici (fisici) , centri sportivi, teatro, asili nido, centri aggregazione, centri commerciali, imprese, ecc |
investimento decennale pro capite |
dotazioni in servizi |
quantitativo |
servizi sanitari + servizi sociali |
spesa per servizi di qualità sociale |
spesa decennale pro capite |
devianza [microcriminalità] |
quantitativo |
come indicatore di sicurezza/insicurezza |
sintomo di scarsa coesione sociale |
n. di reati denunciati/reati totali (stima dell’illegalità sommersa) |
diritti di cittadinanza |
quali-quantitativo |
diritti negati (lavoro nero e clandestino) |
il “valore” dei titoli degli attori sulle arene locali. |
(stima delle) rinunce a “farsi valere” |
solidarietà |
quantitativo |
spesa pro capite per settore no profit |
il peso dell’economia sociale locale |
volume contribuzioni (stima) |
legalità |
quantitativo |
“economia criminale, ”sommerso, certezza del diritto |
forme di disordine sociale che risalgono a sregolazioni locali gravi |
n. reati con allarme sociale (per tipi) stime statistiche dell’economia sommersa distribuzione risposte |
coesione |
qualitativo |
– percezione del legame sociale +distanze tra gruppi |
la frammentazione sociale come ostacolo all’azione collettiva e cooperativa |
molto sentito/poco sentito da |
marginalità |
quantitativo |
l’area della povertà come mancata promessa della crescita e crisi della coesione |
social problems che rendono difficile il passaggio dalla crescita allo sviluppo |
n. famiglie in stato di necessità/totale famiglie |
I dati che si possono reperire sono pochi per effettuare una analisi concreta della realtà locale, ma tra questi possiamo indicare:
– n° dei condoni (600 non sono pochi)
-N° infrazioni stradali (3500 passaggi con il rosso in tre mesi di esercizio del sistema elettronico di rilevazione)
– reddito pro capite dei residenti a S. Giovanni Rotondo è di poco sopra la media nazionale (circa 23.000 € anno)
– spesa procapite per servizi sociali media triennio 2005-2007 = € 51,76
– spesa procapite per servizi sociali Comue di S. Marco in Lamis media triennio 2005-2007 = € 56,66. Reddito pro capite residente S. Marco inferiore alla media nazionale.
È bene sottolineare che se, i differenti fenomeni non vengono rilevati adeguatamente, si possono fare solo affermazioni di presunzioni soggettive del fenomeno stesso. Es. (infrazioni stradali; quantità di droga spacciata, utilizzo del lavoro nero e di quello clandestino;)
Inoltre, anche in presenza di dati, se non sussistono parametri standard di riferimento, è possibile comprendere il valore degli indicatori solo se confrontati con altri contesti locali.
Infine non dimentichiamo che
Infine si sottolinea l’ importanza della definizione dei problemi la quale avviene a partire dalla realtà (sia in presenza che in assenza di dati) e non sulla base di idee o prefigurando soluzioni. Quanto più l’identificazione dei problemi è basata sugli aspetti concreti e tangibili della realtà, tanto più gli obiettivi da raggiungere e il lavoro di progettazione saranno di qualità. Ne deriva che l’informazione diviene una delle determinanti dello sviluppo locale, in cui l’amministrazione gioca un altro ruolo fondamentale.
Di fatto i dati e l’informazione sono un bene pubblico rilevante, la cui raccolta e distribuzione non può che avvenire attraverso canali pubblici.
Si può affermare che lo sviluppo di “capitale sociale” richiede la disponibilità di:
– un capitale politico rilevante necessario per l’animazione dell’intero territorio, cioè intento a tessere relazioni e reti e meno a ricercare consenso;
– un capitale culturale e civile altrettanto rilevante, rivelato dalla disponibilità degli attori urbani a interagire in modo trasparente al di fuori dei consueti canali economici e di potere; cioè un capitale libero di esprimersi e autonomo da “condizionamenti” economici
– un apparato amministrativo pubblico orientato all’efficienza e all’efficacia nella realizzazione dei diversi servizi e progetti dell’amministrazione locale oltre che ad un orientamento reale alla cultura di “servizio alla cittadinanza”.
Sviluppare la coesione sociale
Cioè il grado di partecipazione dei diversi gruppi della popolazione allo sviluppo e al benessere misurato da criteri di giustizia distributiva. La coesione è sia premessa della qualità dello sviluppo, sia suo esito indiretto.
In particolare ci si riferisce alla preoccupazione che nell’accelerazione dei processi di ristrutturazione socioeconomica derivanti non solo dalla specificità del paese di S. Giovanni, ma anche dal processo di globalizzazione, faccia si che alcune componenti della società restino indietro e finiscano ai margini, oppure che coloro i quali sono già ai margini vedono allontanarsi ancora di più una loro percorso di riscatto; ciò significa che la crescita economica deve avvenire il più possibile nella forma di uno sviluppo sociale equilibrato e sostenibile.
Ma la crescita si trasforma in valore sociale aggiunto, solo se favorisce la piena valorizzazione dei potenziali e delle capacità individuali e collettive.
Se la crescita è costruita su squilibri territoriali e sociali (come spesso accade) si produrranno esternalità negative indesiderate; queste, nel tempo, dovranno essere affrontate e accompagnate da politiche “compensative” alla crescita.
I tre problemi sopra descritti pensiamo debbano essere affrontati avendo come obiettivi generali la qualità, l’identità territoriale e l’efficienza che costituiscono fattori fondamentali per lo sviluppo della comunità locale.
La qualità riguarda l’accessibilità ai servizi, la qualità ambientale,le condizioni di lavoro, le opportunità di relazioni sociali e culturali, cioè il ben-essere individuale e collettivo.
l’identità territoriale si riferisce alle vocazioni produttive, alle competenze, alla capacità d’uso della conoscenza, nonché a quello che è definito il capitale sociale; la capacità associativa e di cooperazione, la condivisione di valori e di codici di comportamento positivi, la fiducia reciproca.
l’efficienza è intesa in termini di uso di risorse scarse, sia economiche, sia umane, sia ambientali.
In particolare questo punto deve essere affrontato sia attraverso una maggior razionalizzazione dell’impiego di tali risorse, sia attraverso l’individuazione di altre fonti di finanziamento, in particolare quelli che provengono dalla Comunità Europea attraverso i vari programmi
Queste opportunità però possono essere sfruttate solo se sussistono determinato condizioni. Infatti, le linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013 prevedono in particolare attività di :
• programmazione articolata in priorità all’interno di un quadro pluriennale;
• partenariato, con istituzioni, parti economiche e sociali, altri organismi appropriati;
• valutazione, quale elemento cardine della qualità, efficacia e coerenza degli interventi
Attività (e capacità) che attualmente sono scarsamente presenti sul territorio locale e che hanno la necessità di essere sviluppate se si vogliono intercettare queste risorse.
L’ambito sovralocale:
Il territorio di riferimento è la città, tuttavia molti problemi ed anche opportunità, hanno una dimensione territoriale allargata. Si evidenzia così la necessità che lo sviluppo del territorio richiede una capacità di governance complessa, che sappia alimentare e irrobustire la filiera decisionale verticale (tra Amministrazione locale, Provincia, Regione, Stato, UE), ma che, al tempo stesso, si appoggi su una crescente e rinnovata vitalità delle reti orizzontali (altre amministrazioni ed enti locali, Comunità montane, associazioni imprenditoriali e di categoria, non profit, cittadini singoli). Ovviamente tutto ciò non può avvenire solo per decreto ed essere un adempimento formale degli amministratori (vedi Legge 328/2000) ma deve essere acquisita per volontà degli attori coinvolti.
Ricercare la volontà di tutti gli attori politici, economici, sociali e culturali, di procedere ad un percorso condiviso per l’individuazione di un programma futuro di sviluppo della città.
Le competenze necessarie alla governance di una città vanno ben oltre l’individuazione di nomi ed alla corretta amministrazione delle risorse. E’ necessario sviluppare una visione condivisa del futuro; acquisire una logica e dei modelli operativi di inclusione delle risorse disponibili; creare una rete di attori pubblici e privati che lavorano in sinergia per obiettivi comuni e per la comunità.
Perciò, a nostro avviso diviene fondamentale il miglioramento dell’azione di “governance” nel territorio di S. Giovanni Rotondo, in particolar modo il cambiamento di sensibilità e di culture di governo della politica locale.
Ruolo della pubblica amministrazione?
In questa ottica il ruolo dell’Amministrazione locale non è più quello tradizionale di amministrare le risorse a sua disposizione ma, di promuovere, facilitare, coordinare, valutare un processo di cambiamento , il più possibile condiviso e, al contempo, essere co-realizzatore del processo stesso.
Ne derivano due importanti conseguenze: la prima è che le risorse su cui si fonda il processo di sviluppo non sono solo quelle del bilancio dell’amministrazione comunale, ma derivano dalla convergenza di risorse pubbliche, non solo locali, e di risorse private; la ricerca e la capacità di intercettarle diventa compito dell’Amministrazione Comunale in sinergia con altri Enti Locali.
La seconda è che l’Amministrazione Comunale, in tale processo, decide volontariamente di giocare un ruolo attivo nella rigenerazione economica e sociale del territorio, assumendo il ruolo di leadership del processo di mobilitazione e coordinamento degli attori locali
Conclusione
Come partito dei Verdi siamo consapevoli che azioni di sviluppo locale possono essere intraprese se contemporaneamente, o meglio in maniera preventiva si riescono ad attenuare i tre problemi sopra espressi (sviluppo della governance, sviluppo del capitale sociale, sviluppo della coesione sociale).
Quello che ci auspichiamo è che dalla discussione che ne scaturirà, vi sia una sensibile convergenza sulla necessità degli attori presenti di ricercare modalità nuove di esercitare le relazioni e sulla necessità di un diverso modo di agire politico, economico, sociale e culturale della comunità locale; sarà allora possibile proporre una “costituente” dei differenti attori al fine di intraprendere un processo per lo sviluppo locale sostenibile.