“Un commissario straordinario a Palazzo San Francesco”
di Antonio Cafaro
La politica è fatta da chi dà il proprio consenso e chi cerca il consenso:
chi da il consenso ha un solo momento per esprimerlo, chi lo riceve ha mille occasioni per farne quello che vuole.
Altra constatazione è questa: chi dà il consenso può essere raggruppato in macro gruppi, chi chiede il consenso si nutre di esso per rafforzare il suo individualismo.
Dietro a queste considerazioni c’è la paura che oggi si sia perso il valore del consenso, del voto: strumento di autodeterminazione spesso dato in prestito a persone che lo usano per il loro bene e non per quello collettivo.
Viviamo in una società in crisi, crisi espressa proprio dal fiorire di tante organizzazioni politiche, culturali, sociali, di volontariato, ecc., segno, a mio avviso, non di vivacità creativa e di nessuna utilità per il bene comune, ma utile solo a soddisfare il desiderio di alimentare l’individualismo dei pochi che vogliono una fetta di potere senza l’umiltà di riconoscere la necessità di sacrificarsi per una vera leadership utile al bene di tutti.
Un piccolo particolare contrasta con l’individualismo: la necessità di raccogliere la maggioranza dei consensi per vedersi affidato il governo del paese.
Cosi all’avvicinarsi di un evento elettorale si coniano espressioni come: oltre i poli, coalizione moderata, coalizione centrista, centro destra, centro sinistra, grande centro.
Espressioni temporanee e create all’uopo da persone che si ergono a paladini di non so cosa e non esitano a differenziarsi non sulle ideologie, ma solo nelle sigle che li identificano e solo per il breve tempo in cui riescono ad esprimere unità, per poi sciogliersi e riaggregarsi diversamente e sotto altre sigle.
Mi domando come sia possibile crescere e costruire la propria immagine sulle differenze e nello stesso tempo credere di riuscire a proporsi come leader capace di aggregare e per di più in momenti di crisi della politica, locale e nazionale, o proporsi per canalizzare unità di intenti.
Coalizioni fatte da persone che formano la loro immagine politica sulle differenze con gli altri, siano essi appartenenti a partiti diversi o dello stesso partito, come possono chiedere credito di fiducia e proiettare all’esterno un’immagine di sicurezza o apparire come costruttori di futuro stabile.
In questi giorni, anche attraverso quello che leggo su questo Blog, non riesco ad intravedere un cambiamento che porti ad una stabilità politica indispensabile al nostro paese.
So che una cosa è la realtà ed un’altra è le percezione della realtà, in altre parole ammettendo che posso sbagliarmi, come ci si sbaglia quando si parte da presupposti errati, mi sento di proporre una strategia per porre le basi del cambiamento.
Un commissario straordinario a Palazzo San Francesco.
Un sindaco che abbia il carisma e la capacità di commissariare tutte le forze politiche del paese e lavorare per traghettare la politica fuori dalla crisi in cui si trova in questo periodo stranamente denominato seconda repubblica.
Per inciso:
Ammesso che siano cadute le barriere ideologiche, secondo me, esistono dei paletti invalicabili: fare politica per costruire la società differenziando gli uomini per quello che hanno o per quello che sono.
Sorvolo sulla tematica e affermo che io sono per la costruzione di una società fondata sull’essere e non sull’avere.
Questo tipo di visione porta ad individuare due macrogruppi, due partiti politici.
Concesso che questi due schieramenti possono dividersi in altri pochi macrogruppi a causa della non condivisione delle strade da percorrere per raggiungere gli obiettivi: la politica, non in crisi e capace di aggregare su temi fondamentali della vita sociale, non può essere espressa da decine di sigle di partiti.
Per far uscire dalla crisi politica il nostro paese potrebbe essere utile un sindaco in grado di porsi sopra le parti, sopra tutte le bandiere, ma al tempo stesso sappia governare le forze politiche del paese con due impegni ben precisi.
Il primo: tenere nella giusta considerazione i gruppi, i partiti e tutti coloro che hanno fatto politica fino ad oggi, come in una sorta di senato, e da essi saperne cogliere e mettere a frutto la loro esperienza.
Il secondo: crescere una nuova generazione politica da cui trarre personalità che possano rappresentare il nostro paese e gli interessi politico-economici dell’intero Gargano sia a livello provinciale che regionale, nazionale ed europeo.
Mi auguro che le prossime elezioni amministrative possano esprimere, se non a pieno, almeno in parte questa strategia. A volerci provare tanti dovrebbero fare un passo indietro.
Comunque vada spero che la prossima amministrazione duri per l’intero mandato.
“La difficoltà a governare i bisogni di una società sta nel fatto che mentre si cercano le soluzioni il tempo scorre inesorabilmente e sempre nella stessa direzione, ma ciò che mi rende ottimista è che, al di la delle singole persone che possono essere fallaci o geniali: il genere umano è sempre geniale e capace di progresso” (cambia solo la velocità del progresso e la sofferenza per chi vive il disagio!!!).
Antonio Cafaro