Ogni parola ha un peso enorme, e per questo è necessario che ci sia consapevolezza da parte di tutti dell’impatto del nostro dire e del nostro fare
È superfluo fare in questo momento riferimenti specifici, possiamo anche dire di vivere in una città, ma resta l’evidenza di una realtà di paese dove tutti sanno tutto e sono informati di tutto, anche di quello che non esiste. Ed è brutto raccogliere l’amaro sfogo di una amica, la moglie di chi, in un letto di Rianimazione, ha la vita appesa ad un filo.
In momenti di grande sofferenza ed incertezza, come quelli che vivono i familiari del paziente, la riservatezza e la delicatezza delle informazioni sono fondamentali. Purtroppo, troppo spesso si verificano situazioni in cui notizie frammentarie o addirittura prive di fondamento raggiungono le famiglie, generando illusioni o, al contrario, ancor più drammaticità.
Spesso, la curiosità morbosa si traduce in domande insistenti o commenti che mirano a ottenere informazioni riservate, magari cercando di interpretare esiti di esami o situazioni cliniche di cui gli stessi parenti non hanno ancora piena consapevolezza. Questo modo di fare non solo è mancanza di rispetto per la privacy e la dignità del paziente, ma causa ulteriore stress e angoscia nei familiari, che si trovano a dover gestire le proprie emozioni spesso senza avere certezza di informazioni.
La condivisione di informazioni non verificate o premature può avere conseguenze devastanti. Può far nascere false speranze o, al contrario, peggiorare uno stato d’ansia già elevato, influendo negativamente sull’emotività dei familiari. Ogni parola ha un peso enorme, e per questo è necessario che ci sia consapevolezza da parte di tutti dell’impatto del nostro dire e del nostro fare.
Il personale ospedaliero, nello specifico, svolge un ruolo cruciale non solo nella cura dei pazienti, ma anche nel sostenere emotivamente i loro cari. È quindi essenziale che si comprenda l’importanza di trattare ogni informazione con la massima professionalità, riservatezza e rispetto.
Ogni comunicazione dovrebbe essere accurata, ponderata e, soprattutto, rispettosa della dignità dei pazienti e dei loro familiari. Questo significa non solo aderire ai protocolli di riservatezza, ma anche agire con sensibilità e umanità, comprendendo che dietro ogni cartella clinica c’è una vita, una famiglia, un dolore.
Insieme, tutti, possiamo fare la differenza, garantendo non solo la qualità delle cure, ma anche un supporto empatico e rispettoso che renda meno gravoso il percorso di chi è già provato dalle condizioni di salute di un proprio caro.
Giovanni Piano