“Non andiamo in crociera, andiamo a votare!”
di Gianfranco Pazienza
L’Italia andrà al voto il 6 giugno, a due mesi esatti dalla tragedia dell’Aquila e del terremoto in Abruzzo. 300 vittime, almeno 250 quelle causate da case nuove senza cemento, bellissimo l’intervento di Toni Augello “Papà ti scrivo da sotto le macerie” (sangiovannirotondonet.it, 7 aprile 2009). Edifici non a norma antisismica, recenti, come la casa dello studente e l’ospedale. Meno recente il Palazzo di Governo, la Prefettura de l’Aquila, solitamente sede e centro di coordinamento dei soccorsi, crollato anche lui.
Alcune decine di giovani studenti sottratti alle loro vite, alle famiglie e al valore dell’amicizia; intelligenze sottratte all’Italia, con tutto il lavoro formativo perso sotto le macerie.
Ma questa è un’altra storia, un altro Paese, non il nostro che non si preoccupa più di elevare le sue conoscenze e professionalità, investendo sui giovani. A l’Aquila i residenti protestano contro il Presidente Berlusconi, non vogliono andare in crociera. Sono già confinati in tanti campeggi, tendopoli forzate, dove ora muoiono di caldo, dopo essersi puzzati di freddo. Le case dovevano essere pronte a settembre, ora forse a novembre, quando il gelo arriverà. I cittadini abruzzesi vogliono tornare nelle loro abitazioni, per far rivivere quei centri storici. Non vogliono esibire "invidiabili" abbronzature da crociera e magari partecipare ad un forzato reality show, sceneggiato per risollevare le cattive sorti economico-pubblicitarie del sistema televisivo unico del proprietario premier.
I terremotati hanno protestato e hanno assicurato che lo faranno anche durante il prossimo G8. Gli abruzzesi non sono pericolosi estremisti, sono gentili ma non fessi, hanno fatto sapere al Presidente del Consiglio. Presto lo capirà anche Bertolaso impegnato a cercare nuove aree da cementificare per costruire non più le New Towns, ma nuovi quartieri. Come lui ben sa in Abruzzo il rischio idrogeologico è più severo del rischio sismico. Consumare altro suolo potrebbe essere molto pericoloso.
La protesta dei cittadini aquilani riguarda lo stesso decreto per la ricostruzione: non ha copertura finanziaria. Gli amministratori e i cittadini colpiti dal terremoto sono preoccupati perché non bastano i fondi FAS (per le aree sottosviluppate, le regioni meridionali). Questi fondi sono stati in parte già rosicchiati dal governo per pagare la cassa integrazione alle grandi imprese. Qualche ministro pensa di racimolare qualcosa dalle buone uscite di chi deve andare in pensione.
Certo non li possono chiedere ai nuovi "poveri ricchi" o a chi già paga la compagnia di giovanissime aspiranti veline o letterine, alcune minorenni, dicono, mille e cinquecento euro al giorno, più duemila euro per le piccole spese. “Portate a Villa Certosa con aerei dello stato, accompagnate da Apicella” – ci aggiornano le cronache. Chi dice siano quaranta, chi cinquanta, ad ogni modo quelle giovani ragazze, per fortuna, non sono finite sotto le macerie della Casa dello Studente.
A proposito, io quest’anno dedicherò il mio 5 per mille all’Università degli studi dell’Aquila, invito a farlo anche voi se ancora non lo avete destinato.