LibriAmo a cura di Renata Grifa
Erano andati a Parigi un mese dopo la nascita di Emma. Non li spaventava niente. Facevano tutto. E tutto gli riusciva.
Sì. Ma era stata solo un’illusione. Quelle bambine. Erano quelle bambine la causa di tutto. La causa della fine del suo lavoro. La causa di tutto il male. Se non ci fossero mai state, sarebbe stata libera.
Antonella Lattanzi
Francesca è giovane, bella, è madre, moglie, lavoratrice appagata. Francesca ha tutto, ha le sue splendide bambine e un marito fantastico con cui sta per intraprendere un nuovo capitolo della loro vita insieme.
“Roma. Sei sicura che vuoi trasferirti?” le aveva chiesto. Lei gli aveva buttato le braccia al collo. Il giorno dopo aveva telefonato alla sua amica editor “È il momento”.
È il momento di lanciarsi, di lasciarsi la vita milanese alle spalle e aprire le porte all’eterna Roma, ad una nuova esperienza, nuovi amici, nuovo lavoro, una nuova casa. Già, la casa…
Da subito, varcato quel cancello rosso sembrano approdare su di un’isola felice, tutti conoscono tutti, non sono solo dei vicini di casa i loro, sono una vera e propria famiglia, non ci sono segreti, perfino le finestre non necessitano di tende, eppure si avverte che dietro l’aria felice da famiglia del Mulino Bianco qualcosa di sinistro si cela.
Il lettore lo sa. Percepisce da subito che qualcosa sta per succedere.
La nuova vita non sarà come Francesca se l’era immaginata, improvvisamente dovrà fronteggiare la gestione di un marito sempre più assente per lavoro e la crescita di due bambine piccole, unica sua amica e confidente diventa quella grande casa dai muri bianchi.
Francesca si ritroverà sola con se stessa e con le paure che la sua mente non riesce ad ostacolare, arriverà persino a mettere in dubbio il suo bene di madre, arriverà persino a…
Perché Francesca era una madre. E le madri – glielo aveva insegnato sua madre, ne era certa – le madri amano. Le madri fanno sacrifici. Le madri sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato. Le madri ci sono momenti che essere madri gli prende tutto il corpo, e il tempo. Ma sono momenti, solo momenti Francesca, fidati di me. (Quanto spesso parlava tra sé, sempre più spesso ad alta voce? Quanto spesso non ricordava cos’aveva fatto solo un momento prima, o in tutta la giornata? Quanto spesso aveva dei vuoti di memoria, e si ritrovava in un posto senza ricordare com’era arrivata fin lì?) le madri sono felici di essere madri. E tu?
È reale quello che le sta succedendo? O sono solo fantasmi racchiusi nella sua testa? E se fosse troppo tardi? Francesca sta diventando pazza?
Ed ecco che, proprio mentre la felicità sembra tornare, la più grande minaccia si compie, ecco che succede la tragedia intorno cui inizierà a ruotare l’intera vita non solo di Francesca e della sua famiglia ma di tutti i condomini coinvolti, un grido assordante, fortissimo “dov’è la mia bambina? Non trovo più la mia bambina”.
E da qui in poi l’abile e tagliente penna di Antonella Lattanzi ci conduce in una storia tetra, buia, fatta di ombre e atrocità. Una storia liberamente ispirata a fatti di cronaca realmente accaduti che mette in luce temi come la maternità sofferta, il dolore causato dalle dicerie, il malessere psicofisico di cui si fa così tanta fatica a parlare.
Con un senso della suspense che va dalla prima all’ultima pagina, con non pochi passaggi carichi di vera e propria angoscia, questo libro ci pone interrogativi importanti su un tema altrettanto delicato, di cui non faremo accenno per evitare spoiler.
Un libro che ci lascia in sospeso, spaesati, perplessi perché “chissà quante storie così e noi non lo sappiamo”.