L’Associazione dei Commercianti lamenta un’imposizione fiscale ancora troppo soffocante
Nell’incontro-dibattito “San Giovanni Rotondo è differente” , promosso da Legambiente e OSEA a cui hanno partecipato anche il Sindaco Crisetti e l’assessore Cafaro, si è focalizzata l’attenzione sull’andamento della Raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani (RRSU) nella nostra città e sono stati analizzati i dati del servizio porta a porta.
Nel corso dell’incontro sono stati illustrati gli importanti obiettivi raggiunti in termini di raccolta differenziata, ma al contempo si è dovuto constatare che ciò non ha portato benefici in termini di risparmio sulla TARI e per di più sono emerse alcune criticità lamentate dall’Associazione dei Commercianti riguardo all’imposizione fiscale ancora troppo soffocante per le categorie rappresentate.
Se da un lato, infatti, l’analisi presentata ha edotto la popolazione virtuosa sangiovannese sui traguardi ottenuti grazie al 70% di raccolta differenziata, dall’altro lato, però, lo studio ha evidenziato prevalentemente un’incomprensibile ed esasperata disparità di trattamento tra le utenze domestiche rispetto a quelle delle attività produttive. A tuonare è stato in primis il presidente dell’Associazione Commercianti di San Giovanni Rotondo, Damiano Fiore, che ha elencato con amarezza e disapprovazione questa e altre forme di trattamento ingiustificato perpetrate ai danni della rete dei commercianti della città di San Pio. «In effetti – spiega Fiore – durante il primo lockdown, nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio 2020, in cui le attività hanno chiuso i battenti, si è registrato un calo dei rifiuti dell’8% – segno che questa percentuale debba ricondursi alle sole attività produttive, come risulta dal portale dedicato della Regione Puglia».
«Inoltre – aggiunge ancora Fiore – il dato sulla percentuale di ripartizione dei rifiuti relativa all’universo produttivo è pari al 48%, numeri che vanno posti in correlazione con il servizio presso le 1600 attività produttive svolto da 8 persone; a fronte, poi, di una forza lavoro composta da 56 persone che si occupa della raccolta presso le 11.500 utenze domestiche. Fatto ancora più sorprendente se si considera che pure il servizio viene ripartito al 48%. Ma non c’è solo questo. A complicare il difficile quadro dell’iniqua imposizione fiscale vi è la questione del contratto e degli standard ONR (Osservatorio Nazionale dei Rifiuti), il costo del servizio e del conferimento dei rifiuti in discarica per la collettività che ammontano a circa 5 milioni di euro. Naturalmente va evidenziato il fatto che l’attuale amministrazione ha ereditato tale situazione; a ben vedere, infatti, l’allora TARES applicata dalla giunta Pompilio riferita alle attività produttive era pari al 55% sul totale dei costi, salvo poi essere ridotta al 48% dal Commissario Prefettizio. A titolo di esempio, in quel periodo, un albergo di 1000 metri quadri a Belluno pagava 1.000 euro di tasse per i rifiuti, mentre a San Giovanni Rotondo un albergo delle stesse dimensioni ne pagava 10.000. La città di San Pio è al primo posto per la tassazione delle attività produttive, ricorda il presidente Fiore, perché oltre all’attuale TARI si aggiunge l’IMU applicata con la tariffa massima e l’addizionale IRPEF comunale allo 0,50%. L’impegno di ridurre la pesante imposizione fiscale preso in campagna elettorale dal sindaco Crisetti è ancora un miraggio. La riduzione di queste imposte deve tornare al centro dell’agenda politica locale, quale miglior auspicio per un ritorno alla normalità e per attrarre investimenti a San Giovanni Rotondo dove, specialmente negli ultimi anni, il sistema produttivo ha sempre fatto la sua parte».