di Maurilio Impagliatelli e Pietro Pio Pignatelli
Sulla scia di quanto scritto nel commento precedente pubblichiamo un lavoro inerente il libro "Reciprocità" scritto dal professor Luigino Bruni, docente di Economia della cooperazione che, secondo gli autori dello stesso, ben si adatta al contesto sangiovannese. Buona lettura.
Dopo aver attentamente letto il libro “ Reciprocità” del Prof. Luigino Bruni, ci siamo lentamente calati nella realtà per cercare di capire in che modo i concetti basilari del libro possono essere applicati alle situazioni di vita comune. Siamo partiti dall’analizzare una prima situazione più stereotipata per poi passare all’applicazione dei concetti di reciprocità tramite un’analisi attenta dell’attuale contesto di crisi.
Per iniziare il discorso è utile premettere che esistono tre tipologie di individui: una prima tipologia che chiameremo G e che è caratterizzata dal fatto che questi individui indipendentemente dal comportamento degli altri sono sempre disposti a cooperare poiché possiedono una motivazione intrinseca; successivamente avremo degli individui che chiameremo B che rappresentano tutti quegli individui che inizialmente decidono di cooperare e successivamente in base al comportamento degli altri giocatori decidono se cooperare o non cooperare; infine abbiamo la terza categoria di individui che chiameremo C che rappresenta tutti quegli individui che inizialmente indipendentemente dal comportamento degli altri giocatori decidono sempre di non cooperare e successivamente in base al comportamento degli altri giocatori decidono se cooperare o meno, questi individui possono anche essere chiamati “cauti”. In realtà esiste anche una quarta categoria di individui che potremmo chiamare N e che sono tutti quegli individui che indipendentemente dal comportamento altrui decidono sempre di non cooperare.
Puo’ sembrare impossibile calare nella realtà questi vari tipi di comportamenti, ma a noi grazie all’indottrinamento del corso di economia della cooperazione è risultato non dico semplice, ma abbastanza agevole. Ad esempio assumiamo che vi sia un determinato prezzo della benzina che viene adottato da tutti i benzinai, assumiamo per assurdo che il prezzo della benzina dipenda solo ed esclusivamente dai benzinai, e che ad un certo punto la gente a causa di una crisi decide di fare una protesta per far abbassare il prezzo della benzina.
A questo punto potrebbe prospettarsi un panorama di questo tipo: avremo un certo numero di benzinai “scettici” che deciderà da subito di non abbassare il prezzo ( individui C) e quindi deciderà di non cooperare con la società per alleviare la crisi poiché convinti del fatto che la crisi passerà e che quindi sarebbe inutile abbassare il prezzo per poi doverlo rialzare; c’è una seconda classe di benzinai pure questi “scettici” ma che a contrario degli altri deciderà inizialmente di abbassare il prezzo e di adeguarsi successivamente al comportamento degli altri, questi individui da noi chiamati precedentemente B decideranno quindi di iniziare cooperando e cioè abbassando il prezzo senza però precludersi la possibilità di rialzarlo; in fine si avrà una certa quantità di benzinai che deciderà da subito di abbassare il prezzo e quindi deciderà di cooperare “ad ogni costo” (individui G) poiché ritiene sia un valore fondamentale il diritto di potersi muovere con l’automobile e che nessuno lo puo’ impedire. Viene delineato cosi’ uno scenario vario in cui possiamo vedere che se il numero di benzinai G è sufficientemente elevato, ma non troppo, si assisterà nel tempo ad un prosieguo della cooperazione dei benzinai B che per opportunità di marketing e quindi di immagine decideranno di cooperare per non essere identificati come sfruttatori; nel frattempo i benzinai C che avevano deciso di non cooperare e cioè di non abbassare il prezzo sono costretti nel tempo a cooperare e cioè ad abbassare il prezzo poiché il cliente che è un essere razionale altrimenti andrebbe a rifornirsi di carburante da un benzinaio G o B che vende lo stesso carburante a un prezzo inferiore a quello inizialmente mantenuto dai benzinai C.
A differenza del comportamento dei benzinai B, i benzinai C non abbassano il prezzo per una questione di immagine ma perché altrimenti vedrebbero minacciata la propria sopravvivenza all’interno del mercato poiché se i clienti non fossero ritornati, grazie all’abbassamento dei prezzi del carburante successivamente effettuato, i benzinai di tipo C sarebbero falliti. In un contesto di questo tipo possiamo vedere come alla fine tutti i benzinai abbiano adottato un comportamento cooperativo con la società percossa dalla crisi. Va comunque detto che è necessario che gli individui G, che potremmo definire come detonatori della cooperazione, non devono essere in numero molto elevato poiché altrimenti si arriverebbe ad un panorama globale di non cooperazione generalizzata. In tale contesto di crisi internazionale un’ulteriore dimensione dove può essere implementato ed applicato tale modello di reciprocità risulta proprio nel ruolo critico e delicato del governo ed in particolare delle diverse forze politiche!.
Infatti, possiamo dire che all’interno di ogni schieramento politico (ma di ogni contesto reale) esistano diversi gruppi di individui che possiamo dividere in linea generale in 3 gruppi: GRUPPO 1) coloro che adottano determinati comportamenti di reciprocità, di civilismo perché spinti da profonde motivazioni intrinseche che portano a considerare l’uomo una vera e propria cultura che ha a cuore concetti/diritti di uguaglianza, civiltà, di società-stato. GRUPPO 2)coloro che attuano dei “semplici” comportamenti individualistici volti alla massimizzazione delle proprie preferenze; GRUPPO 3)coloro invece, che sono disposti ad attuare comportamenti reciprocanti solo se vedono altri “la c.d. Massa critica” farlo. In un contesto di crisi generalizzata economica ma non solo, il ruolo di tali forze risulta essere FONDAMENTALE per l’intero progresso e di conseguenza sviluppo sociale-economico della popolazione.
Infatti, in questo momento particolare di recessione economica mondiale, dove si assiste ad un stagnamento, alla fragilità e vulnerabilità del capitalismo che di conseguenza ha portato a trasformare radicalmente la concezione e “ruolo” delle banche portandole sempre più in soggetti “speculatori”e non rivolti a principi di socialità portando anche ad una evidente crisi morale basata sempre più in una competizione, distinzione e imitazione di comportamenti “dannosi” che porta di conseguenza ad una concezione sbagliata del rapporto tra beni e stili di vita. Ci siamo dovuti rendere conto che il Mondo non rappresenta un mercato eterno ed un universo in espansione e senza problemi. L’inflazione si è abbattuta come un macigno sugli italiani che ormai guardano con rabbia e sospetto chi ancora continua a parlare di fiducia nel mercato.
Da qui la domanda che sorge: “come affrontare tale contesto di crisi? Quali sono le possibili soluzioni?
Ecco allora la necessità di rifondare il mercato con regole e controlli precisi che salvaguardino i diritti delle persone e la competitività nel pieno rispetto dell’ambiente- socialità è una necessità urgente che deve coinvolgere tutti in modo responsabile mettendo da parte i propri egoismi e le convenienze di parte, bisogna lasciarsi alle spalle ogni ideologia politica, ogni vecchio attrito, ogni pregiudizio, e concordare una concreta strategia. Ecco che sorge il fondamentale ruolo di quei soggetti-individui classificati nel mondo della eterogeneità come i G ossia coloro che hanno forti e robuste motivazioni intrinseche, e che permettono grazie ai loro processi cooperativi, di socialità, far scattare la reciprocità anche di chi risulta più scettico e timido.
Ci vogliono nuove regole e solo una politica (non demagogica ma competente) sottoposta alla pressione della società civile e dei cittadini responsabili, in forza della sua sensibilità e del suo mandato nei confronti degli elettori, ha la forza di promuoverle. Se finora l’economia e di conseguenza la politica hanno guardato al modello azienda come l’unico modello possibile di gestire qualsiasi tipo d’organizzazione e movente ora tale riduzionismo non vale più e bisogna quindi prendere in considerazione una nuova antropologia basata sul concetto di virtù, società. Bisogna ora analizzare l’economia civile vista come il luogo dove le virtù civiche si sposano con il mercato e fanno fiorire un insieme di esperienze positive; all’interno del quale gli scambi, le prestazioni e controprestazioni, avvengano all’interno di rapporti di amicizia e di solidarietà, all’interno cioè di una comunità che crea quelle vicissitudini e condizioni necessarie affinché lo scambio resti etico e civile». In altre parole non si può immaginare il sistema economico senza le basi su cui esso si regge, sulle virtù civiche della reciprocità, dell’affidabilità, della fiducia ed infine del dono.
Questa tradizione che ha il suo inquadramento teorico nella scuola settecentesca napoletana di Vico e Genovesi. L’insegnamento della scuola ruotava attorno ad alcune questioni ricorrenti: il commerciare è un fattore di civilizzazione; gli interessi privati conducono al bene pubblico solo se all’interno delle istituzioni e delle leggi.
Concludendo possiamo dire che in qualunque dimensione della vita reale affinché si attivi quindi la forma più pura di reciprocità e cooperazione c’è bisogno di soggetti che nella loro eterogeneità e differenze siano propensi e abbiamo sufficienti principi e motivazioni verso il BENE COMUNE.
Indispensabile risulta essere la presenza di soggetti che attuano una reciprocità incondizionale, i quali risultano essere da promotori, ma fondamentale è anche il ruolo di tutte le altre forme dai non motivati ai dormienti ai coraggiosi. Sono tutte dimensioni indispensabili proprio perché non vi può essere, infatti, libertà sostanziale senza una concezione del bene comune, senza il riconoscimento di un dovere collettivo a realizzare un certo tipo di società. Il welfare state non può nascere senza una concezione condivisa della welfare society.
La sfida è allora soprattutto culturale e antropologica e per essere vinta richiede l’impegno di tutti e di ciascuno. Dentro e fuori i mercati. Affinchè non si attui la non cooperazione generalizzata e si possa realmente sperimentare il vero ben-vivere e ben-essere comune!!!
MAURILIO IMPAGLIATELLI
PIETRO PIO PIGNATELLI