Giorno della memoria: settantesimo anniversario
27 gennaio 2015 – 27 gennaio del 1945 sono trascorsi 70 anni dall’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, 70 anni da quando i soldati dell’Armata Rossa fecero il loro ingresso nel campo di concentramento e liberarono i prigionieri sopravvissuti.
Cosa è cambiato in questi settant’anni?
Il genere umano ha imparato dai suoi sbagli o persevera nell’errore e nella malvagità?
Si può davvero immaginare un giorno in cui l’uomo sarà capace di non uccidere?
Vi proponiamo l’ascolto di questa canzone senza età che racconta la storia terribile ed emblematica di un anonimo bambino morto e bruciato nel campo di sterminio nazista di Auschwitz; in essa alla condanna del nazismo si affianca la condanna di ogni guerra e una puntuale riflessione sulla bestialità umana.
Il ricordo, però, non basta, occorre agire e cambiare, solo così il vento si poserà.
Auschwitz – Canzone del bambino nel vento
Son morto con altri cento,
son morto ch’ero un bambino:
passato per il camino,
e adesso sono nel vento
e adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz c’era la neve:
il fumo saliva lento
nel freddo giorno d’inverno
e adesso sono nel vento
e adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz tante persone,
ma un solo grande silenzio;
è strano: non riesco ancora
a sorridere qui nel vento
a sorridere qui nel vento.
Io chiedo come può l’uomo
uccidere un suo fratello,
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone,
e ancora non è contenta
di sangue la bestia umana,
e ancora ci porta il vento
e ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare,
e il vento si poserà
e il vento si poserà.
Io chiedo quando sarà
che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare,
e il vento si poserà
e il vento si poserà.
Francesco Guccini