Il fallimento porta con sé debiti verso enti pubblici e privati e incertezza per il futuro delle famiglie dei lavoratori.
Complessa la situazione anche a San Giovanni Rotondo
Il fallimento della Lombardi Ecologia era nell’aria e lo scorso lunedì, 6 giugno, è arrivata la sentenza del Tribunale di Bari a decretarne l’ufficialità. Sono dunque state accolte dallo stesso Tribunale le istanze dei commissari giudiziali che ritenevano impossibile il salvataggio dell’azienda, una delle principali società di gestione rifiuti della Puglia, sommersa da più di 100 milioni di situazione debitoria giudicata quindi insanabile. Nominati come curatori fallimentari il prof. Giorgio Costantino, il commercialista Gabriele Zito e l’avvocato Paola Merico. La gestione dei servizi dovrebbe essere assicurata in tutti i Comuni serviti dall’azienda, ma la gestione passa nelle mani dei curatori fallimentari.
Il fallimento della società triggianese lascia sul terreno debiti difficilmente sanabili e situazioni critiche nei circa 30 Comuni, tra cui san Giovanni Rotondo, di cui gestiva in appalto la raccolta dei rifiuti.
81 sono i milioni di esposizione verso i creditori privilegiati, di cui quasi 8 di ecotassa alla Regione, 30 tra tributi e iva, e poi ci sono ancora 16 milioni di crediti verso soggetti privati e fornitori. Le famiglie dei circa 700 dipendenti sparsi in Puglia, vedono incerto il proprio futuro lavorativo e retributivo.
Alla luce di questo fallimento, la situazione di San Giovanni Rotondo è alquanto particolare: vale la pena fare un po’ di chiarezza.
Con l’appalto dell’8 gennaio 2007 (Amministrazione Mangiacotti) viene concesso alla Lombardi Ecologia Srl e alla Medusa Società Cooperativa (società poi fallita e appalto rimasto in essere alla sola Lombardi Ecologia) l’appalto per nove anni (scadenza 31 gennaio 2016) con compenso annuo di 2.788.146 per la gestione dei rifiuti ed igiene urbana (costi che con poca lungimiranza amministrativa non preventivavano la raccolta differenziata). Ad essi poi vanno aggiunti circa 550 mila euro annui per la differenziata, quando dal maggio 2015 la Giunta Pompilio lanciò la raccolta porta a porta.
La legge regionale n. 24 del 2012 istituisce gli ARO (Ambiti Raccolta Ottimale) per garantire un’erogazione unitaria del servizio e che dovrebbe portare all’assegnazione di un appalto unico per tutti i comuni dell’ARO. Ad oggi San Giovanni Rotondo è assegnato all’ARO 5/FG con i comuni di Cagnano Varano, Ischitella, Isole Tremiti, Peschici, Rodi garganico, San Marco in Lamis, San Nicandro e Vico del Gargano.
In attesa dell’avvio della gestione associata della raccolta dei rifiuti in ambito ARO, e vista la scadenza dell’appalto dello scorso Gennaio, la Giunta Comunale uscente, il 21 Gennaio 2016 (appena 5 giorni prima della scadenza dell’appalto) approva il nuovo capitolato di gara di appalto per la scelta del nuovo gestore, con durata di 1 anno eventualmente poi prorogabile di un altro anno e in ogni caso risolvibile all’entrata in vigore della gestione in ambito ARO del servizio. Di conseguenza per non restare con il servizio raccolta rifiuti scoperto, l’Amministrazione ha prorogato per quattro mesi prima e due successivamente l’appalto con la Lombardi Ecologia, in attesa di assegnazione della nuova gara di appalto. Proroga che ha scadenza attuale alla fine di Luglio 2016. Ma dallo scorso lunedì la società che ha in mano la gestione dei rifiuti è ufficialmente fallita.
In questo periodo di campagna elettorale è caduto il silenzio sullo stato dell’avanzamento della gara di appalto (non che prima ve ne fosse molta contezza). Dal canto suo la società ha fatto sapere che, nell’ambito del possibile, i servizi non saranno interrotti, non è chiaro come, mentre i circa 60 dipendenti sangiovannesi dell’azienda hanno già presentato istanza al Comune per l’applicazione dell’art. 5 del regolamento di Attuazione ed Esecuzione del Codice dei Contratti (che prevede che sia il Comune a farsi carico delle spese contrattuali dei lavoratori in caso non vi riesca a provvedere l’azienda appaltatrice).
Dipendenti e famiglie che ora vedono a rischio la propria posizione lavorativa e rischiano di non veder riconosciuti TFR e altri crediti acquisiti vista la situazione debitoria insanabile della società.
Operatori che denunciano da mesi lo stato di approssimazione e indecenza dei mezzi aziendali.
Ad oggi, vista la situazione e in attesa dell’intervento delle casse comunali, le riparazioni dei mezzi pare siano addirittura anticipate dagli stessi dipendenti. E non solo. Come confessatoci da alcuni di loro, mancherebbe tutto, dalle scope per la nettezza urbana ai contenitori per la raccolta del materiale spazzato. E non da oggi.
Insomma una situazione di emergenza che rischia di esplodere tra le mani della prossima Amministrazione. A tal proposito interessante sarebbe capire quali siano, qualora vi fossero, le idee concrete, piani di azione al netto della chiacchiere elettorali, dei due sfidanti al prossimo ballottaggio (Cascavilla e Maruzzi ndr) sulla questione.