L’ipocrisia del rinnovamento politico
Dopo l’esperienza delle primarie, ci si accorge che tale strumento è stato distorto, strumentalizzato per lasciare solamente un apparente odore di democrazia. Le regole dettate sono state interpretate o spesso ignorate.
Le primarie sono state una bella esperienza per sperare in una maturità politica e trasmettere ai cittadini che una politica migliore è possibile. Il tutto è apparso embrionale, immaturo per chi è abituato a frequentare da troppo tempo sedi di partito e sistemi di fare politica.
Il giorno dopo le primarie, leggendo i giornali ti accorgi ben presto che i volti del rinnovamento sono ben pochi. Ci sono nomi noti e presta nomi sponsorizzati da comitati elettorali di partito, da apparati sindacali, da segretari di partito, da politici navigati che da anni hanno ben fidelizzato il proprio bacino elettorale.
Capisco le primarie, ma non capisco i pacchetti di voti nelle primarie.
In Italia, infatti, le cose non vanno nel modo che può sembrare più logico o lineare, non c’è un rapporto diretto tra capacità, preparazione, curriculum, ma occorre “un percorso”, “un tempo”, “un luogo”, “una o più persone” per ottenere determinate cose. Qualcuno l’ha chiamata la “logica della fila”. Credo sia una metafora che funziona bene.
In qualsiasi ambito lavorativo, un giovane o anche vecchio anagraficamente, si trova di fronte a sé una fila di persone che sono lì perché stanno aspettando da più tempo. Il momento comico, o forse un po’ grottesco, tipico di ogni fila letterale, è l’espressione assunta da chi, dopo la corsa fatta per arrivare, si trova di fronte la coda in attesa. Il rampante podista abbandona ben presto l’espressione trepidante e adotta uno sguardo attonito che presto muta nel dispiacere tra gli sguardi ironici degli astanti. Poi, col passare dei minuti in fila, il podista volenteroso si fa più neutro e annoiato fino ad assumere una espressione di chiara rinuncia e di abbandono.
È proprio questo che capita ai giovani nel mondo del lavoro e nella politica in Italia: in attesa di una posizione che sarebbero in grado di ottenere e per la quale hanno lavorato tanto, spesso sono costretti a dover attendere, non il giusto tempo necessario per acquisire esperienza e competenze, ma un tempo indefinito lungo quanto la fila dei “clienti” che si trovano di fronte. O magari superare tutti sotto la spinta di pacchetti di voti in possesso da esponenti politici e non.
Le primarie del centrosinistra sono state una ventata di innovamento per la politica soprattutto dal punto di vista formale. Dal punto di vista della sostanza , bisogna aspettare la giusta maturazione culturale e sociale della politica e di tutti noi che la facciamo vivere.
Ci piacerebbe davvero vivere in un paese in cui la motivazione a dare un voto ad un candidato è solo la serietà derivata dall’esperienza e non la rappresentanza di qualche potere ereditato o posseduto che lo rappresenta.
Ci piacerebbe partecipare ad un concorso e vedere vincere qualcuno solo perché è più anziano o aspetta da più tempo di noi o perché è figlio o fratello di… ?
Io personalmente credo che questa logica sia una delle cause di degenerazione del nostro Paese e che si rifletta in una delle retoriche più false e tendenziose della politica italiana: “l’ipocrisia del rinnovamento”.
Berto Dragano