“La spiritualità del presbitero”
di don Carlo Sansone
In occasione del 150° della morte di san Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, il Papa Benedetto XVI ha voluto indire dal 19 giugno 2009 l’Anno sacerdotale, un’opportunità offerta a tutte le comunità ecclesiali per rileggere “ la fedeltà a Cristo e la fedeltà del sacerdote”
Dagli scritti del curato d’Ars:
”I santi non hanno cominciato tutti bene, ma tutti hanno finito bene”.
“Il sacerdote non è sacerdote per lui stesso. Egli non si dà l’assoluzione, non si amministra i sacramenti. Egli non è per lui stesso, è per voi”
Premessa
“Ciascuno è unito agli altri membri del presbiterio da particolari vincoli di carità apostolica, di ministero di fraternità…Ciascuno dei presbiteri è unito ai confratelli con il vincolo della carità, della preghiera e della collaborazione, manifestando così quell’unità con cui Cristo volle che i suoi fossero una cosa sola” (Vat II PO n. 8).
Nessun sacerdote è tale da solo, ma è tale se resta in comunione con il Vescovo nel presbiterio a favore di tutto il Popolo di Dio (Cfr PO n. 2). Un sacerdote isolato, o reso tale, o in parcheggio, può influire sulla salute del clero locale.
“In virtù della comune sacra ordinazione e missione, tutti i sacerdoti sono tra loro legati da un’intima fraternità, che deve spontaneamente e volentieri manifestarsi nel mutuo aiuto spirituale e materiale, pastorale e personale, nei convegni e nelle comunità di vita, di lavoro e di carità” (Vat II LG n. 28).
Non si è sacerdoti in virtù di un titolo o di un ufficio, ma in virtù della consacrazione che richiede la conformità della propria vita, e vita apostolica, con quella di Cristo (PO Proemio) uscendo ogni giorno dal Cenacolo in cui e da cui Cristo dà compimento alle sue promesse messianiche. Nel Cenacolo
Nel Cenacolo con il Corpo e Sangue di Gesù si opera la trasformazione, dei pescatori in Apostoli in Cristo stesso, e la consacrazione sacerdotale, cui seguirà la preghiera al Padre che fonderà la vita degli Apostoli e della Chiesa nell’unità con la divina Trinità e come tale si manifesterà nella Pentecoste.
Pertanto il presbitero è un santificato, ha ricevuto la santità di Dio e si impegna a corrispondere liberamente.
La chiamata alla santità radica la vita del sacerdote nella storia salvifica dell’edificazione del Regno di Dio in terra e in attesa del suo compimento. La sua vita e la sua spiritualità hanno dimensione eucaristica nella realtà viva ed operante del Risorto. Quando gli Apostoli saranno ufficialmente e pubblicamente investiti di mandato, di missione, si ritrovano nel Cenacolo con
Sarebbe opportuno non dimenticare che nel N.T. i Dodici si definiscono servi o apostoli, non sacerdoti = ieréus, poiché il vero sacerdote è il Signore Gesù.
Con il III e IV sec. d.C. i vescovi e presbiteri vengono designati uomini del sacro, titolo corrispettivo del sacerdozio ebraico, con l’accentuazione della funzione cultuale a scapito di quella di apostolo, di guida, di profeta.
* La spiritualità del presbitero è battesimale
La spiritualità sacerdotale è innanzitutto battesimale, e diocesana se si considera che si è ricevuto il battesimo in una comunità ben definita, in una Chiesa locale, e universale, presieduta e governata dal Vescovo. Il battesimo fonda la vita di ogni cristiano e in particolare di ogni sacerdote nella relazione di appartenenza al popolo di Dio, al Vescovo, ai confratelli sacerdoti investito di un particolare ministero di presidenza ‘partecipata’ nella guida del Popolo di Dio.
Il battesimo stabilisce il rapporto personale con Gesù, battezzati in Cristo (Cfr Rm 6,3) entriamo in relazione con Cristo e in lui con il creato, le cose visibili e invisibili (Col 1,15-20) con il Padre e lo Spirito Santo. La consacrazione sacerdotale che è “una nuova consacrazione” (PO n. 12) germina da quella battesimale, abitati come siamo dal Signore in modo da professare e testimoniare la sua presenza in noi (Gal 2,20) mediante la fede, la speranza e la carità, ma “I sacerdoti sono specialmente obbligati a tendere alla perfezione…mediante l’ordinazione vengono elevati alla condizione di strumenti vivi di Cristo eterno sacerdote, per proseguire nel tempo la sua mirabile opera” (PO n. 12).
* In stato di missione
Il sacerdote dovrà vivere la vita cristiana in stato di missione e di carità pastorale che vivifica la spiritualità presbiterale, egli sta in un rapporto nuovo con Gesù Cristo in quanto Capo, Pastore, Sposo della Chiesa disposto a dare la vita con il dono di se stesso imitando la santità e l’amore di Gesù per
E’ nel ministero, alla sequela di Cristo, che il presbitero realizza la sua santità.
La spiritualità del sacerdote ha dimensione ecclesiale e nulla potrà separare il sacerdote da Cristo e dalla Chiesa (Cfr Rm 8,35 Mt 28,20).
* Segno della presenza del Signore
Nella liturgia il sacerdote rivive ed attualizza la sua identità di consacrato, la presenza del consacrato nella liturgia è richiesta perché Gesù possa perpetuare sulla terra la sua azione di sommo sacerdote escatologico e i fedeli ricevere i doni della sua mediazione presso il Padre e si realizzi “L’unità inscindibile fra l’annuncio…e la risposta dell’uomo” (PO 4).
Il sacerdote è segno vivo di Gesù e della sua attività sacerdotale, l’anima della liturgia è Gesù e da lui ogni animazione di annuncio, di guida, di santificazione, di presidenza del sacerdote.
“Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere dell’apostolato sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti nella santissima Eucaristia, fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione, è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa” (PO n 5).
La presenza attiva di Gesù nella liturgia arricchisce la spiritualità sacerdotale del ministro e quella dei fedeli.
In questa visione il sacerdote esprime e vive la sua identità di servo ed apostolo e quindi vicino al suo popolo.
Il sacerdote ha funzione di segno – di significare, in comunione con i successori dei primi collaboratori degli apostoli e degli apostoli, la presenza di Gesù : “Chi ascolta voi, ascolta me” (Lc 10, 16).
* Ministro della Parola
La Parola
Specifico della spiritualità del sacerdote è
Il celebrante è il segno di questa attività magisteriale del Signore risorto!
*Il sacerdote è servo di tutti (Cfr Mt 20,25-27) e segno escatologico
Non come i potenti di questo mondo, ma come fratello tra fratelli (Cfr Mt 23,1-11; 20,24-28).
Se si è sacerdoti, lo si è per sempre, per l’eternità.
* Il sacerdote vive della passione di Cristo
La passione di Cristo è l’umanità di cui il sacerdote vive anche nella sua carne e nel suo spirito la condizione di rifiuto, di ostilità, di sofferenza, di peccato, ma sperimentando la potenza dell’amore del Signore al di là di ogni aspettativa e comprensione umana.
Lo stato di vita di consacrato – segregato – non lo affranca dal salire il calvario per il bene suo e quello delle anime, per
Sac. Carlo Sansone