“Riunificare il centro-sinistra
sangiovannese”
di Alessandro
Rendina
La situazione politica verificatasi
all’indomani della vittoria del Sindaco Pompilio presenta un centro-sinistra
frammentato con dissidi interni di difficile riconciliazione.
Il centro-sinistra, adesso, ha cinque anni
per trovare una soluzione almeno parziale alla situazione comunale e meno di
due per le elezioni provinciali.
Il problema è: che cos’è oggi il
centro-sinistra? Se si volesse indire un incontro di tutto il centro-sinistra
per iniziare un processo di ricostruzione, chi si dovrebbe invitare?
Noi di SEL insieme a RC abbiamo chiesto più
volte un rinnovamento politico, ma, questa strada può essere percorsa solo nel
lungo periodo e visto che molti dei politici che abbiamo criticato non hanno
alcuna intenzione di ritirarsi sembra una strada non praticabile. Tra l’altro,
l’elettorato è talmente fidelizzato che anche il voto sembra spostarsi molto
lentamente. Il risultato elettorale dimostra che le prove di forza servono solo
a perdere le elezioni.
Anche la scelta di confrontarsi sul
programma non è praticabile, in quanto il programma elettorale è per forza di
cose generico e soggetto a interpretazioni.
Abbiamo l’API che si colloca idealmente nel
centro-sinistra (per dichiarazioni dei suoi dirigenti). Ma nei fatti, sostiene
l’amministrazione provinciale di centro-destra e ne difende l’operato e al
comune sembra avere almeno in queste prime battute un approccio di desistenza
con l’amministrazione Pompilio.
Quindi, ci chiediamo: ha senso avviare un
dibattito con l’API? O alle prossime provinciali ha già intenzione di sostenere
il centro-destra?
Le liste di centro, come quella di Crisetti
e il Quadrifoglio hanno sostenuto insieme all’API, l’operazione “Grande
Centro”, operazione bocciata dall’elettorato sangiovannese. Pare che alcuni
amici legati a queste liste abbiano sostenuto che per il ballottaggio si
dovesse votare Pompilio per aiutare il rinnovamento nel centro-sinistra. Adesso
che ha vinto Pompilio, hanno intenzione di avviare un processo di rinnovamento?
E con quali distinguo e condizioni?
L’opposizione interna del PD, che vede da
un lato “Noi, semplicemente sangiovannesi” e dall’altro “Proposta democratica”
sosteneva che il PD stesse commettendo un errore nel creare un rapporto con
l’UDC e che invece si dovesse ripartire costruendo con SEL e RC un fronte
progressista che avesse un cuore formato da PD-IDV-SEL-RC. Ora che le elezioni
sono perse qual’è la linea politica di queste forze? Proposta democratica
esiste ancora?
La posizione della maggioranza del PD
riteneva invece, che vista l’esistenza di una coalizione di centro, si dovesse
creare una coalizione UDC-PD-IDV-SEL per ovviare alla mancanza del centro.
Operazione riuscita solo a metà in quanto la Sinistra non se l’è sentita di
appoggiare una coalizione che contenesse ex-dirigenti di destra. Il PD ha
ancora questa posizione?
Non voglio entrare nei girone infernale del
“cosa sarebbe stato se…”, la domanda corretta piuttosto dovrebbe essere: come
usciamo da questo vicolo cieco?
Io credo, che una ricostruzione che preveda
l’assenza di una parte dei protagonisti di questa campagna elettorale vorrebbe
almeno dieci anni. Soluzioni più corte passano necessariamente attraverso la
ricostruzione, almeno parziale, di una serie di contatti politici e ognuno deve
fare una riflessione seria su come i partiti si devono rapportare fra loro e a
quali condizioni.
Sinistra, Ecologia, Libertà è in fase di
tesseramento e contiamo di arrivare ad un congresso a ottobre dove avremo
definito almeno le linee guida di questa riflessione, un congresso che ci vedrà
rinnovati, perché, come sapete il tesseramento è libero (ci si tessera tramite
il sito nazionale) e ognuno potrà dire la sua.
Sperando che anche gli altri partiti e
movimenti avviino questa riflessione vi auguro buone vacanze.