Necessario lavoro di sinergia tra ente pubblico e operatori del settore
Prendendo spunto dalla buona fotografia fatta da Lo Vecchio sulle differenze tra San Giovanni Rotondo e Assisi / Cascia, che, penso per questioni di spazio e di comunicazione visto che sottende chiaramente un ragionamento più ampio, si sia limitato ai soli servizi alla domanda turistica, mi piacerebbe che il dibattito si spostasse anche sugli altri aspetti che formano l’offerta turistica in primis e lo stimolo alla domanda dopo.
Purtroppo per decenni, o forse più, San Giovanni Rotondo non ha mai avuto una seria politica turistica e, nelle varie Amministrazioni, nemmeno una sensibilità sull’argomento, vedendo solo Assessori al Turismo che o non avevano le competenze specifiche, o che consideravano la delega marginale, o agendo con iniziative vecchie che potevano rispondere forse a una domanda del passato senza conoscere che i flussi turistici, anche quelli specifici come il turismo religioso, erano cambiati e che l’offerta del territorio doveva adattarsi. Gravissimo, a mio avviso, come la politica turistica sangiovannese si sia chiusa in se stessa pensando in una dorata autarchia mentre tutto il mondo turistico si muoveva in un’altra maniera.
L’interessante spunto di Lo Vecchio ha si fatto emergere le differenze di organizzazione, di cultura nell’ospitalità, di servizi tecnici forniti ma credo che, anche raggiungendo gli stessi livelli qualitativi di Assisi, naturalmente con le diverse situazioni ambientali, non sia sufficiente come analisi della crisi del fenomeno turistico locale.
Come già stato riportato da una attenta analisi fatta sullo sviluppo del turismo a San Giovanni Rotondo (aimè caduta nel dimenticatoio e alla quale vado a prendere a piene mani) solo con un lavoro di sinergia tra gli attori protagonisti, che vanno dall’ente pubblico agli operatori del settore è possibile pensare a un progetto sul turismo locale. L’Ente Pubblico ha l’obbligo della conservazione e valorizzazione dei beni culturali, si dovrebbe occupare di promuovere il territorio e di animarlo con l’organizzazione di eventi attrattori, aggiungerei seri e coerenti col territorio (di recente la polemica sulla “Sagra del Cinghiale” ad Anagni in contrapposizione al Festival del Teatro Medievale e Rinascimentale).
Manca da noi, e tra le righe si legge anche dell’articolo di Lo Vecchio, il prodotto “destinazione turistica” cioè “un sistema di offerta complesso composto dalle risorse e dai servizi turistici presenti nel territorio sottendendo una proposta di valore che assume tratti di unicità e distintività rispetto alle destinazioni concorrenti” e risulta sempre più importante il ruolo dei politicy maker (enti territoriali, agenzie di sviluppo, destination marketing organizations) nei processi di coordinamento delle attività gestite dai singoli stakeholder turistici.
A mio avviso centrali sono i processi di gestione di una delle principali risorse di marketing di una destinazione, la “marca territoriale” per creare una strategia di sviluppo di un territorio in alternativa alle politiche autoreferenziali e di autosufficienza fino ad oggi utilizzate dai nostri rappresentanti e risultate oggettivamente fallimentari.
Purtroppo questo è mancato da sempre da noi e ancora adesso non ne sento parlare e vedo ancora risposte assenti e incompetenti.
So bene, lavorando su questo da anni e avendo anche avuto l’onore e l’onere dalla Regione Puglia, come esperto, di occuparmi di questioni legate al Sud America (sono membro del Comitato Scientifico dell’accordo tra Regione, Brasile e Sud America sul Turismo Religioso sotto l’egida della Pastorale del Turismo del Brasile), che è un lavoro faticoso e certosino, nel medio/lungo periodo ma che è l’unica strada praticabile per uscire dalla crisi del nostro territorio creando un prodotto che sia capace di essere al passo coi mutamenti della domanda e flessibile alle diverse esigenze. Ma segnali si vedono e i semi cominciano a germogliare, penso, con orgoglio, e scusatemi la mia presunzione e caduta di stile, alla rivista “Turismo Religioso do Brasil” distribuita in tutte le parrocchie del Brasile che ha nella copertina la foto del Convento di San Giovanni Rotondo, il lavoro fatto per portare Tour Operator Sud Americani a inserire la Puglia e la nostra città nei loro cataloghi, ma anche come localmente si stiano muovendo realtà di giovani che iniziano a lavorare nella prospettiva della Via Francigena del Sud (con il riconoscimento, come itinerario culturale, dal Consiglio d’Europa) sulla quale avrei molto da dire visto la grande opportunità che può dare.
In ultimo un invito, che rientra nella mia visione di come anche San Giovanni Rotondo dovrebbe muoversi (purtroppo assente ancora una volta nella logica del campanilismo) a partecipare al Mese Michaelico che coinvolge tutta la Puglia e dove la animazione territoriale diventa offerta turistica di qualità: https://it-it.facebook.com/michaelic.festival
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