Incontro-dibattito “La realtà virtuale: luci ed ombre”
Sulla virtual reality si discute ormai da decenni, fin da quando, nel 1989, J. Lanier ne coniò il termine dopo aver ripreso gli studi di M. Heilin sul Sensorama, un congegno che allo scopo di immergere totalmente lo spettatore nell’ambiente proiettato, accompagnava agli stimoli visivi anche quelli uditivi ed olfattivi.
Ovviamente, gli studi attuali hanno raggiunto un livello di simulazione molto più avanzato e permettono di ricreare, tramite un computer, mondi ed oggetti che sono la trasposizione digitale di ambienti reali o di fantasia con i quali è possibile interagire in ogni momento. E anche se è ancora troppo lontana l’indistinguibilità tra i due mondi, iniziano già ad essere evidenti le problematiche insite in questo controverso settore.
Per sgombrare il campo da dubbi ed incertezze, il 15 ottobre scorso il Rotary Club di San Giovanni Rotondo ha organizzato, presso l’Hotel Mir, un incontro dal titolo “La realtà virtuale: luci ed ombre” (ideatrice e coordinatore del progetto rispettivamente la dott.ssa M. R. Mastidoro, presidente R.C.e il prof. M. Schiena, segretario R.C.).
Ad esporre le questioni relative alle luci N. Bellucci, responsabile CED – Casa Sollievo ed il suo collaboratore, l’informatico U. Barbangelo che hanno fatto notare quanto sia d’aiuto alle scienze sperimentali la realtà virtuale. Potervi ricorrere in ogni momento consente agli studiosi di fare esperienze reali su oggetti virtuali ed evitare o prevenire per tempo, quindi, eventuali errori.
La psicologa e psicoterapeuta G. Placentino ha fatto riflettere sulle ombre. Sale sempre più, infatti, il numero degli adolescenti affetti dalle malattie del terzo millennio, le cosiddette internet addiction disorder, ossia le sindromi da assuefazione e dipendenza dai giochi di ruolo in ambienti virtuali. Causa diretta di queste psicopatologie è sicuramente il lungo lasso di tempo che gli adolescenti trascorrono davanti al computer, ma una riflessione più attenta non può che mettere in evidenza le cause più profonde di tali atteggiamenti: il senso di vuoto e la solitudine che spingono i nostri giovani a scappare dal mondo reale per cercare rifugio nella realtà virtuale. Perciò l’invito a non demonizzare aprioristicamente le nuove tecnologie, ma a saperle utilizzare senza sostituirle alla vita reale, unico mezzo per costruire l’identità degli individui. Non casuale, la presenza in sala di dirigenti e docenti di varie scuole sangiovannesi e sammarchesi, segno tangibile della volontà degli educatori di farsi portavoce di questo messaggio.
Angela De Leo