La solitudine dei primi cittadini
di Tonio Tedesco
Questa rubrica periodica vuole essere un piccolo contributo sociologico che spero possa favorire l’analisi della politica locale.
Rispetto alla difficile fase politica di questi anni nella nostra cittadina propongo, in questo primo articolo, degli spunti di riflessione sulla difficoltà di svolgere il ruolo di sindaco.
La solitudine dei primi cittadini
L’elezione diretta del sindaco ha rimodellato la struttura delle relazioni di potere, ed è emerso con forza il ruolo di mediatore esercitato dal sindaco: mediatore tra le forze politiche locali dentro il consiglio, mediatore verso gruppi sociali, movimenti, categorie e gruppi d’interesse presenti sul territorio; questa nuova centralità politica, oltre che amministrativa, della figura del sindaco ha avuto come effetto tra i più rilevanti l’inevitabile (abbastanza prevedibile) declino di importanza del consiglio comunale. Inoltre la perdita di peso politico del consiglio comunale è stata una conseguenza e, al tempo stesso, una causa del ridimensionamento del ruolo diretto dei partiti nel definire l’agenda politica (Carlo Baccetti, 2008). Prima invece dai consigli comunali passava tutta la politica dell’ente. Ciò determina spesso un difficile rapporto tra sindaco e maggioranza. Da una parte i consiglieri di maggioranza, in forza del mandato popolare di cui anch’essi sono investiti (grazie al voto di preferenza), rivendicano il diritto-dovere di rappresentare gli interessi degli elettori che li hanno scelti e quindi di intervenire nel merito delle scelte e della gestione delle politiche, rifiutando il ruolo di semplici spettatori dell’operato della giunta. Si assiste ad una invisibilità del consiglio comunale e ad un quasi disinteresse della giunta verso il consiglio comunale. In questo modo i consiglieri comunali ricercano la visibilità perduta, oscurata dal ruolo degli assessori e dal sindaco per dimostrare verso il proprio elettorato (spesso significativo) una certa combattività e una presenza attiva all’interno delle istituzioni. L’esigenza di diventare protagonisti nell’era della democrazia mediatica spinge spesso i consiglieri comunali ad intraprendere strade conflittuali per rendersi visibili. Le battaglie , le guerriglie mediatiche scatenate contro il proprio sindaco o più spesso l’assenteismo, le reiterate mancanze del numero legale che impediscono lo svolgimento dei lavori del consiglio, permettono ai consiglieri di conquistare spazio e costringono il sindaco ad occuparsi di loro.
Anche i rapporti fra sindaco e giunta sono complicati e spesso conflittuali. Dopo l’entrata in vigore della legge 81 del 1993 si è insistito sulla personalizzazione del ruolo dei nuovi sindaci ed ha portato spesso a prevedere per gli assessori un ruolo di staff, di collaboratori-consulenti, nominati dal sindaco e da lui revocabili, incompatibili con la funzione del consigliere e non legittimati dal popolo. Gli assessori da una parte sono responsabili anche dei risultati politici delle loro azioni amministrative e spesso si viene a creare una tensione tra il ruolo tecnico-esecutivo dell’assessore e il ruolo politico del sindaco. La tensione, il conflitto può essere risolto solo se c’ è una volontà /capacità di lavoro collettivo. “Ma proprio la fortissima personalizzazione della politica introdotta dalla riforma elettorale rende assai problematica l’adozione di una logica di staff” (Farinelli e Lanzillotta, 1995).
Inoltre con la crisi dei partiti e con l’assenza di arene deliberative inclusive è difficile canalizzare ed elaborare gli interessi particolari e collettivi; inoltre manca il filtro partitico che proteggeva il sindaco dall’onda d’urto degli interessi organizzati. Con la crisi dei partiti però si possono aprire inevitabilmente(e fortunatamente) nuovi spazi di partecipazione politica, nuove opportunità di inclusione democratica e di coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali locali .
Sul sindaco viene a ricadere direttamente e in esclusiva l’onere di tutta la responsabilità politica di tenere i rapporti con la città e col reticolo di interessi che in essa si intrecciano. Inoltre un tempo i partiti svolgevano una funzione di costruzione e canalizzazione del consenso. È molto difficile muoversi per un sindaco tra le nuove insidie dei rapporti con le burocrazie, con il consiglio comunale ed i partiti e con le organizzazioni degli interessi. Da questo “isolamento” del primo cittadino il rischio di cadere nella gogna mediatica è elevato. In seguito ad una sempre maggiore importanza e aumento delle competenze degli enti locali( legge quadro 142 del 1990, 81/1993, Tuel 267/2000, la riforma costituzionale del titolo V nel 2001), l’isolamento del sindaco e le dinamiche conflittuali ingessano l’azione amministrativa. Rispetto al passato e cresciuta l’importanza delle risorse personali dei sindaci; ovvero: l’autorevolezza e il carisma, ma anche le competenze amministrative e la capacità di comunicazione sono ritenute le qualità più importanti dei sindaci eletti direttamente dai cittadini (Carlo Bacchetti, 2008). Però, in un contesto di forti pressioni di lobby politiche è chiaramente più complesso per il sindaco esercitare la propria influenza anche se dotato di ottime risorse personali. Spesso in questo sistema complesso sono gli esperti della “vecchia politica” a muoversi con più capacità ed accortezza.
Tonio Tedesco