Pochi conoscono la vera storia di San Valentino,
il santo patrono dell’amore universale
Valentino nacque alla fine del II secolo nella città umbra che oggi corrisponde all’attuale Terni, l’antica Interamna Nahartium o Interamnia. Nel 197, a soli 21 anni, fu consacrato Vescovo da San Feliciano. I biografi ricordano che il suo apostolato si esplicava soprattutto attraverso la guarigione ottenuta per mezzo della fede (il nome stesso lo starebbe a indicare: Valentino deriverebbe dal latino “valere” cioè “star bene in salute”) e proprio una di queste guarigioni fu causa del suo martirio. Sotto l’impero di Aureliano Valentino, quasi centenario, fu chiamato a Roma per guarire Cheremone, figlio del celebre oratore ateniese Cratone. Guarito il giovane, Valentino lo convertì al Cristianesimo insieme a tutta la famiglia ed ad altri studiosi presenti in città. Il fatto fece scalpore e la casa romana di Valentino divenne meta di ogni genere di malati, con grande numero di conversioni e di proseliti. Tra coloro che si convertirono al Cristianesimo vi fu anche il figlio del Prefetto di Roma. Quest’ultimo però fece arrestare Valentino e in tribunale lo invitò ad abiurare la propria fede. Valentino naturalmente si rifiutò e fu flagellato in pubblico. Il vescovo e i suoi seguaci furono arrestati e gettati in carcere, dal quale anziché lamenti si udivano canti gioiosi. Il Prefetto Placido, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa, nottetempo lo fece portar fuori e decapitare. Era il 14 febbraio 273.
Le sue spoglie furono riportate a Terni lungo la Via Flaminia e sepolte su una collina fuori dalla mura della città in un’area cimiteriale sulla quale poi sorse la Basilica che dal Santo prese il nome.
La festa del vescovo e martire Valentino fu istituita un paio di secoli dopo la sua morte e si riallaccia agli antichi festeggiamenti di Greci, Italici e Romani che si tenevano il 15 febbraio in onore del dio Pane, Fauno e Luperco. Questi festeggiamenti erano legati alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità. Divenuti troppo orridi e licenziosi, furono proibiti da Augusto e poi soppressi da papa Gelasio I nel 494.
La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità con una festa ispirata al messaggio d’amore diffuso dall’opera di San Valentino e la anticipò al giorno 14 di febbraio attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli.
Oggi questa festa è conosciuta e celebrata in tutto il mondo e Valentino è conosciuto ovunque come il santo dell’Amore.
Da questa vicenda sorsero alcune leggende:
Un giovane centurione romano di nome Sabino che, passeggiando per una piazza di Terni, vide una bella ragazza di nome Serapia e se ne innamorò follemente.
Sabino chiese ai genitori di Serapia di poterla sposare ma ricevette un secco rifiuto: Sabino era pagano mentre la famiglia di Serapia era di religione cristiana. Per superare questo ostacolo, la bella Serapia suggerì al suo amato di andare dal loro Vescovo Valentino per avvicinarsi alla religione della sua famiglia e ricevere il battesimo, cosa che lui fece in nome del suo amore.
Purtroppo, proprio mentre si preparavano i festeggiamenti per il battesimo di Sabino ( e per le prossime nozze), Serapia si ammalò di tisi. Valentino fu chiamato al capezzale della ragazza oramai moribonda. Sabino supplicò Valentino affinché
non fosse separato dalla sua amata: la vita senza di lei sarebbe stata solo una lunga sofferenza. Valentino battezzò il giovane, ed unì i due in matrimonio e mentre levò le mani in alto per la benedizione, un sonno beatificante avvolse quei due cuori per l’eternità.
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Un giorno San Valentino sentì passare, al di là del suo giardino, due giovani fidanzati che stavano litigando. Decise di andare loro incontro con in mano una magnifica rosa. Regalò la rosa ai due fidanzati e li pregò di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della rosa, facendo attenzione a non pungersi e pregando affinché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore.
Qualche tempo dopo la giovane coppia tornò da lui per invocare la benedizione del loro matrimonio.
La storia si diffuse e gli abitanti iniziarono ad andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni il 14 di ogni mese.
Un’altra versione di questa storia narra che il Santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci effusioni di affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell’espressione piccioncini.
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San Valentino possedeva un grande giardino pieno di magnifici fiori dove permetteva a tutti i bambini di giocare. Si affacciava sovente dalla sua finestra per sorvegliarli e per rallegrarsi nel vederli giocare.
Quando veniva sera, scendeva in giardino e tutti i bambini lo circondavano con affetto ed allegria. Dopo aver dato loro la benedizione regalava a ciascuno di loro un fiore raccomandando di portarlo alle loro mamme: in questo modo otteneva la certezza che sarebbero tornati a casa presto e che avrebbero alimentato il rispetto e l’amore nei confronti dei genitori.
Da questa leggenda deriva l’usanza di donare dei piccoli regali alle persone a cui vogliamo bene.