di Berto Dragano
La “sangiovannesità” è il concetto che è emerso in quest’ultima fase congressuale del Partito Democratico e sta facendo discutere nei social network.
Che cos’è la “sangiovannesità”? Quali sono le caratteristiche per ottenere questo marchio? Occorre nascere nel luogo in questione? Quali altre caratteristiche occorre avere?
Per capire parto dal concetto che definisce l’”italianità”.
Come ogni concetto complesso, quello di italianità è rappresentato mentalmente da un insieme di immagini, che corrispondono a una costellazione di attributi. Per esempio immagini di Ferrari, Venezia, Versace, Cappella Sistina insieme a pizza, pasta, Barolo, possono essere recuperati nella memoria a lungo termine per rappresentare il concetto complesso di italianità.
Ritornando al concetto di sangiovannesità. Quali sono gli elementi che potrebbero caratterizzare tale concetto? L’ospitalità? La simpatia? L’amicizia? La bellezza? L’altezza? La furbizia?
Mentalmente quale è l’insieme di immagini che corrispondono all’essere sangiovannese oggi? Le orecchiette? Adorare Padre Pio? I chioschi e le statuette del santo? Le villette a schiera? La città allagata? Le rotatorie fiorite?
Ma forse la “sangiovannesità” è uno stato dell’anima. Non appartiene soltanto a chi vive quotidianamente la città, può vivere in chiunque. Padre Pio, il medico Guglielmo Sanguinetti, Giorgio Festa, il filosofo, il politico Gerardo De Caro sono stati molto più sangiovannesi di tanti che hanno acquisito questa condizione per diritto di nascita.
È un modo di intendere la vita, di ricordare, di amare il posto in cui si vive. È un’attitudine allo stare al mondo in un modo che è diverso da altri. La “sangiovannesità” non è un pregio e non è un difetto. E’ soprattutto, come accade ad alcuni concetti immateriali, un’opinione (e qui la cosa si complica). Tanto che altri potrebbero contestare tutto quanto asserito precedentemente. Di una cosa però siamo certi: la sangiovannesità vive, comunque la si pensi, in una lingua ed ha una storia ben precisa.
Il difetto di questo concetto non sta nel nell’anima, ma nelle persone che esprimono concetti per discriminare, evidenziare o marchiare.
Continuo a provare fastidio quando si usano concetti senza valorizzarli. Non mi piacciono le etichette, i marchi. Non mi piace perché ritengo che la mia “sangiovannesità” non è appartenenza a qualcosa.
C’è gente che ha quasi il terrore che qualcuno possa riuscire in qualcosa. Distinguersi, allungare il passo, smuovere il traccheggio, ecco le attività più insolenti. Il paese è il luogo dei gregari che controllano le fughe. Bisogna arrivare tutti assieme alla volata finale del fallimento.
Franco Arminio
MARIO TSE TUNG
Dio Giano è il simbolo della sangiovannesita’…e il PD locale rappresenta bene il bifrontismo un po’ schizofrenico a dire il vero..I manfredoniani decidono e i sangiovannesi fidi scudieri eseguono.Si appoggia in primis un segretario provinciale in quota Renzi…poi nella giornata della convention Misteriosamente Il trombato Pittella raccoglie oltre 200 preferenze e adesso tutti a votare Cuperlo!!
La coerenza è un fardello scomodo: lascialo agli sciocchi. (Gianni Monduzzi).
Forza Civati
Mario Di Maggio