Lo scrittore, ospite dell’università del capoluogo dauno, incanta la platea
Un’aula magna gremita ha accolto ieri lo scrittore Roberto Saviano, ospite dell’Università degli studi di Foggia in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo La paranza dei bambini, dedicato ai morti colpevoli, alla loro innocenza.
Presentato dal Magnifico Rettore prof. Mauro Ricci e dal coordinatore del Festival della Ricerca e dell’Innovazione prof. Cristoforo Pomara, Roberto Saviano ha voluto sul palco con lui due dei più illustri magistrati impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, Henry John Woodcook e Francesco De Falco, pm che hanno istituito il processo alla paranza dei bambini, narrata nel libro.
“Mi emoziona particolarmente essere qui in una terra del Mezzogiorno e di essere in qualche modo in continuità con i vostri studi, le vostre ricerche, di avere la possibilità di ragionare anche da questi meridiani, dove sembra, anzi è più complicato. Il grande sogno di una rinascita del Mezzogiorno non può che essere unita alla possibilità di rendere il Sud Italia luogo di ricerca e studio, e raramente questo si è realizzato. Ma è lì l’unica strada possibile”. Cosi Roberto Saviano saluta e ringrazia i numerosi cittadini e studenti accorsi nell’aula ‘Valeria Spada’ del Dipartimento di Economia.
Saviano ha ribadito ciò che aveva reso noto poche ore prima della presentazione del libro: “tengo moltissimo a questa presentazione per tre motivi. Il primo è che si terrà a Foggia, città ferita, di cui si ignorano spesso corruzioni e mafie. Il secondo è che si farà all’università, luogo di dibattito e riflessioni. Terzo motivo, la presenza dei pm Woodcoock e De Falco”.
Dieci anni sono trascorsi da Gomorra, dieci anni sotto scorta, dieci anni in cui ai grandi clan subentrano i mini-boss, una paranza, un titolo poco romanzesco, come afferma lo scrittore stesso che intende “copiare la realtà e provare ad innescare un cortocircuito tra realtà e stile letterario”, non ci sono nomi veri, “i personaggi di questo film sono immaginari, vera è la realtà che li ha prodotti” continua Saviano citando “Le mani sulla città” di Francesco Rosi.
La storia è quella di dieci ragazzini, per lo più minorenni, che vogliono tutto, e lo vogliono subito, ragazzini che “dividono la società in due categorie: fottuti e fottitori, perché se vuoi fare carriera devi fregare qualcuno” spiega Saviano, ragazzini “che vanno a crepare per soldi per ottenere tutto subito, perché non c’è altro. Conta il danaro, solo il danaro, tutto il resto viene dopo”.
A chi si chiede perché tanto fastidio, Saviano risponde che “fa paura quello che io scrivo, fanno paura i miei lettori, fanno paura gli occhi di legge, la lingua di chi comunica queste storie”.
Roberto Saviano attraverso la narrazione racconta una realtà che è di tutti “non racconto di Napoli al mondo, ma del mondo attraverso Napoli” , spiega Saviano, “ci sono scrittori che vogliono far evadere il lettore, io voglio invaderlo con la realtà”.
Una presentazione che cade proprio nel giorno della condanna di Nicola Cosentino a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa “prova che quanto abbiamo sempre raccontato sui legami tra camorra e politica non era e non è una menzogna. Ora che Cosentino è stato condannato, dobbiamo chiederci chi ha preso il suo posto”.
Non sono mancati gli interventi dei pm, toccante quello di De Falco che racconta di come durante il processo alla paranza guardando in viso uno dei ragazzini coinvolti “quello che dalle intercettazioni è emerso essere il più saggio, quello che evitava le atrocità”, gli ha detto che proprio per lui che non aveva commesso omicidi, avrebbe chiesto la condanna più alta, 20 anni, e di come durante la lettura della sentenza non lo ha guardato più in viso ma “l’ho sentito piangere, ed è forse proprio da quelle lacrime che bisognerebbe ripartire”.
Non sono mancati riferimenti alla situazione criminale del territorio foggiano “Foggia vive una situazione complicatissima, un territorio molto complesso, ma soprattutto dove non c’è luce l’organizzazione criminale garganica e foggiana, è identica come potenza e violenza a quella dei Casalesi”.
Tanti i temi attuali emersi durante il dibattito, come la liberalizzazione delle droghe leggere e la posizione favorevole di Woodcoock e Saviano stesso, per il quale “credo che qui valga il principio come l’aborto, che se illegale favorirebbe gli aborti clandestini”. Di diversa opinione il prof. Pomara, a cui controbatte un ironico Saviano con “aboliamo anche l’alcol”.
Saviano conclude l’incontro con la bellissima metafora della poetessa bulgara, Blaga Dimitrova, la quale immaginandosi di essere erba non ha “nessuna paura che mi calpestino, perchè calpestata l’erba diventa sentiero”.
“Stiamo costruendo qualcosa”, continua Saviano, “stiamo partendo dalla terra, ma se mi calpestano io devo essere consapevole che chi mi calpesterà non può far null’altro che costruire il sentiero verso cui sto andando”.
Al termine dell’incontro il Rettore e il prof. Pomara hanno consegnato allo scrittore il sigillo d’oro e l’attestato dei crediti formativi antimafia.
Renata Grifa