L’immagine del cibo italiano, rovinata
Da un paio di settimane, la Findus, ha dovuto ritirare dal mercato inglese, le sue lasagne, perchè condite con carne di cavallo anzichè carne di manzo, come scritto sull’etichetta, in alcuni casi impastata di sostanze nocive.
Lo “Horsegate” è dilagato in tutta Europa (anche in Italia) e si esteso ad altri prodotti italiani come tortellini e ravioli Buitoni/Nestlé e a diverse marche di hamburgher. Ovviamente le aziende si sono subito attivate per ritirare dal mercato i prodotti incriminati, ma il danno è notevole: frode alimentare e mancanza dei controlli da parte delle multinazionali del comparto alimentare, nonchè crollo delle vendite.
“In Italia – spiega Coldiretti – lo scambio di carni all’insaputa dei consumatori è vietato dal decreto legislativo 109 del 1962 che obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente, ma lo scandalo ripropone l’esigenza di una accelerazione nell’entrata in vigore di una legislazione più trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario. Ad oggi nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non quella della carne di maiale o di coniglio e cavallo. L’etichetta di origine rappresenta una garanzia di informazione per i consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano in tempi di crisi. L’Italia, con un provvedimento che ha reso obbligatorio indicare l’origine in etichetta anche per la carne di pollo, il latte fresco e la passata di pomodoro, è in anticipo rispetto al resto dell’Europa.
Il problema vero è che in Europa non c’è un sistema per la tracciabilità degli alimenti e, in questo modo, è facile inserire altri tipi di carne. Scoprire la provenienza della carne equina usata, in questo caso, è urgente, in quanto i cavalli non allevati per la macellazione sono imbottiti di farmaci, ormoni e steroidi.
Il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e alla Procura di Parma contro l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), che «non ha saputo prevenire uno scandalo di tale entità» e il Ministero della Salute, ha mandato i carabinieri del Nas nella sedi della Nestlè che hanno posto sotto sequestro 26 tonnellate di carne bovina macinata cotta e surgelata.
A livello europeo, la Commissione Ue ha imposto ad ogni Stato membro di effettuare dei test rigorosi.
MPC