Per genitori e docenti la decisione dell’Amministrazione nega il diritto allo studio
L’ordinanza sindacale dello scorso 16 Novembre con la quale il Sindaco ha sospeso fino al 3 dicembre le lezioni in classe per le Scuole Primarie e dell’Infanzia ha difatti chiuso completamente la didattica in presenza per tutti gli alunni e affidato solo alla cosiddetta DAD (Didattica A Distanza) l’attività formativa scolastica.
Se la DAD, come ampiamente riconosciuto dagli esperti del settore, è palesemente difficoltosa per la gran parte degli studenti, ha un impatto importante e significativamente negativo per quanto riguarda la didattica e la formazione quotidiana dei ragazzi con difficoltà scolastiche che ricorrono attraverso vari percorsi alla docenza di sostegno. Sono gli studenti che rientrano nell’accezione di BES (Bisogni Educativi Speciali). La chiusura della didattica in presenza per questi alunni in molti casi suona come una sentenza, un vulnus di diritto nei fatti, tanto da spingere alcuni genitori a parlare di diritto allo studio negato. Stiamo parlando di alunni le cui difficoltà necessitano della presenza di un docente di sostegno dedicato o quasi, che di concerto e su indirizzo dei docenti di ruolo elabora dei percorsi formativi ad hoc per questi studenti e ne segue passo dopo passo l’attività didattica giornaliera. Una serie di attività che hanno come presupposto di successo la compresenza ambientale e la relazione tra studente e docente.
Diversi genitori, e alcuni docenti di sostegno raccontano come sia impossibile per questi bambini e ragazzi effettuare qualsiasi tipologia di didattica a distanza e nei casi in cui fosse teoricamente possibile significa semplicemente tenerli immobili davanti ad uno schermo. Un’attività ritenuta talmente inutile da parte dei genitori da spingere diversi di loro a formalizzare la rinuncia ufficiale alla DAD ai dirigenti dei rispettivi istituti scolastici.
L’impossibilità della didattica a distanza per gli alunni con bisogni educativi speciali e la garanzia per loro di una didattica in presenza è un tema talmente rilevante da essere espressamente recepito e normato dapprima nel DPCM del Governo dello scorso 3 novembre e dalla nota 1990 del Ministero dell’Istruzione del 5 novembre poi, nonché già previsto dal Piano Scuola del Giugno 2020, solo per citarne alcuni. Non solo. Anche nella discussa ordinanza 339 di chiusura delle attività scolastiche dello scorso 30 ottobre del Presidente della Regione Puglia Emiliano si garantiva espressamente la didattica in presenza per gli alunni con bisogni educativi speciali.
Sta di fatto che l’ordinanza sindacale del 16 novembre scorso ha spazzato via tutto. Ha decretato la chiusura di tutte le attività didattiche in presenza, senza alcuna eccezione, e dallo scorso 18 novembre questi bambini non hanno di fatto più alcuna possibilità concreta di fruizione del diritto allo studio o di garanzia dei percorsi formativi a loro destinati. Contrariamente a quanto espresso da tutte le specifiche normative governative prima citate. Eppure si tratta di un numero di studenti e docenti se non trascurabile, sicuramente esiguo e comunque non tale da costituire alcuna particolare minaccia alle norme di sicurezza sulla diffusione del contagio. Non sono noti eventuali particolari motivi alla base di una tale decisione o se la foga decisoria possa aver determinato una miopia attenzionale sul tema, ma nei fatti l’ordinanza ha escluso da ogni possibilità didattica e formativa questi piccoli alunni ed è legittima la preoccupazione delle loro famiglie.
Alcuni genitori hanno addirittura scritto direttamente al sindaco Crisetti e alle autorità in materia denunciando la problematica (ne riportiamo una con i nomi in omissis per ovvie ragioni di privacy).
A quanto è dato sapere nella giornata di domani dovrebbe tenersi un incontro tra le sigle sindacali dei docenti del sostegno e i presidi di alcuni istituti scolastici sangiovannesi. L’auspicio di tutti è che si possa arrivare a soluzioni più tutelanti per questa tipologia di studenti da parte dell’Amministrazione.